TRENTO All’interno dei 10.692 alloggi gestiti da Itea sul territorio provinciale i cittadini extracomunitari sono soltanto il 6,1%, gli stranieri comunitari il 2,7% e gli italiani la quasi totalità degli inquilini: il 91,2%.
Donatello Baldo, 24 settembre 2019
Non sono gli effetti dei 10 anni di residenza per poter accedere all’edilizia pubblica decisi da Fugatti, perché questo dato emerge dal bilancio sociale 2018 che Itea ha approvato negli scorsi giorni (oltre a quello di esercizio che attesta un attivo di 3,4 milioni di euro). Un quadro dettagliato che fotografa lo stato dell’edilizia pubblica in Trentino, al netto delle nuove politiche emanate dalla giunta.
A fronte di un’assegnazione che «premia» in modo preponderante gli italiani rispetto ai cittadini stranieri (regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale), si scopre però che le domande di accesso all’edilizia pubblica non mantengono lo stesso rapporto: il 39,5% di chi chiede una casa è straniero, mentre gli italiani sono il 60,5%.
La numerosità delle domande di alloggio a canone sociale in graduatoria — che siano italiani o stranieri — rimane sostanzialmente invariata rispetto all’anno scorso: infatti nel 2018, si contano 3.043 domande di alloggio pubblico rispetto alle 3.052 del 2017, equivalenti allo 0,3% in meno. In leggero, ulteriore calo, anche la percentuale di domande presentate da cittadini extracomunitari: 39,5% nell’anno di riferimento rispetto al 40% per il 2017.
Il Bilancio sociale, approvato a inizio mese dal Consiglio di amministrazioni guidato da Salvatore Ghirardini, entra nel dettaglio, spiegando che i «i contratti a canone sostenibile, la cui misura è determinata in rapporto all’indice sintetico di valutazione (Icef) della condizione economico-familiare dei nuclei assegnatari, rappresentano la parte preponderante dei ricavi da canone, mentre le altre misure, quali il canone moderato e concordato, compongono una percentuale minoritaria di tali introiti».
Il canone medio è di 145 euro e le famiglie che abitano gli alloggi Itea sono in totale 9.774. Famiglie che per il 36% sono composte da una sola persona, per il 27% da 2, per il 13% da 3, e per il 10% da 5. Le famiglie numerose, seppur presenti in percentuale maggiore nella popolazione Itea rispetto alla media provinciale, sono poche: con 5 componenti c’è soltanto un 7% del totale degli alloggi e oltre a 6 unità un altro 7%.
Il Bilancio sociale pone l’accento anche sulla distribuzione anagrafica degli inquilini Itea: «Rispecchia il trend provinciale e nazionale — si legge nella relazione – un indice di invecchiamento della popolazione sempre più marcato e una ridotta propensione dei giovani ad abbandonare la famiglia d’origine. Gli assegnatari over 65 rappresentano il 36% dei nuclei residenti negli alloggi di edilizia residenziale pubblica, mentre gli intestatari di contratto under 30 sono meno del 3%».
L’ente, nel corso del 2018, ha consegnato 443 nuovi alloggi, mentre quelli in lavorazione sono 665. Il totale della domanda complessiva (5.665 nuclei familiari, con un incremento del 9% rispetto al 2017) non riguarda soltanto gli alloggi ma anche l’accesso al sistema di politiche per la casa messo in atto dalla Provincia di Trento. «Se comparato con il dato della domanda di alloggio — si legge nella relazione — quello delle assegnazioni fa emergere dunque una parte di richieste insoddisfatte: per questo il sistema del welfare provinciale interviene con un’ulteriore misura a sostegno dei nuclei familiari con capacità economiche ridotte, erogando loro una somma di denaro a titolo di contributo per il pagamento del canone di locazione di un alloggio locato sul libero mercato». Il grado di soddisfacimento della richiesta totale di benefici legati all’abitare, considerando il numero dei contratti a canone sostenibile stipulati (340) ed il numero delle istanze di contributo soddisfatte (4.117), raggiunge il 78,68%.
Ma se l’inquilino non paga il canone o la bolletta? «La società concede la possibilità di rateizzare l’eventuale morosità», spiega Itea. Questi i numeri: 2.528.