La notizia è arrivata proprio mentre nella sede del Pd l’assemblea provinciale stava discutendo di questioni locali. «Ho letto a tutti i primi lanci» spiega la segretaria dem Lucia Maestri. È stata lei dunque, lunedì sera, a informare il partito della decisione dell’ex premier Matteo Renzi di andarsene e fondare «Italia viva». «E non ho visto facce contente» allarga le braccia Maestri. Che dà voce a un sentimento diffuso all’interno del partito.
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 18 settembre 2019
Secondo le prime indiscrezioni, infatti, la scissione dell’ex segretario del Pd non sembra scaldare i cuori trentini. E rischia di non intercettare alcun esponente provinciale. Almeno tra i dem.
A nicchiare, in queste prime ore dopo la scossa di Renzi, è persino la sua «fedelissima» Elisa Filippi. Che si limita a poche battute: «Non ho dichiarazioni sul tema. Siamo in una fase dinamica e in via di evoluzione». Nessuna presa di posizione netta a favore o contro la nuova avventura dell’ex premier, ma il solo fatto di non vedere la principale renziana del Pd trentino seguire immediatamente l’ex segretario rappresenta un fatto significativo.
E ha già messo in chiaro di voler rimanere nei dem — proprio durante l’assemblea di lunedì — anche Simone Paternoster, sul quale qualche incognita pendeva: il venticinquenne della val di Non, infatti, sta organizzando il prossimo arrivo a Trento di Ettore Rosato, renziano di ferro, che ha seguito l’ex segretario nella scissione. L’iniziativa rimane in agenda, ha confermato lunedì Paternoster. Ma questo non sarà un primo passo per una sua uscita dal partito.
Nel Pd, intanto, i commenti sono lapidari. «Quella di Renzi — è l’affondo di Maestri — è una chiara manovra di palazzo e dimostra la sua volontà di tornare dominus». Con implicazioni delicate: «Vuole determinare le scelte del governo Conte bis». Ma l’elettorato del Partito democratico, assicura la segretaria provinciale, chiede altro: «Le persone vogliono unità, questa è la prima richiesta che ci arriva». Una mossa che mette in difficoltà il partito, insomma: «È drammatico — conclude Maestri — che Renzi esca dopo essere stato segretario».
Ancora più duro Giorgio Tonini, in passato anche molto vicino all’ex premier. «La scelta di Renzi — tuona il capogruppo provinciale — è semplicemente sbagliata. Non ha alcuna giustificazione a livello politico». E non è spiegabile, secondo Tonini: «Se alla base ci fosse un dissenso sulle scelte fatte dal Pd almeno ci sarebbe una logica. Ma non è così: Renzi è stato uno dei principali sostenitori del nuovo governo». La sua scissione, decisa in questa fase, rischia quindi di rendere il percorso del governo ancora più tortuoso. Almeno per il Pd. «Si rischia di indebolire il Pd quando il partito si è preso la responsabilità di sostenere un’impresa di governo già difficile». Di più: «L’ultima cosa che serviva, in questo momento, era dividere il Pd. Il partito ha a che fare con una forza che ha il doppio dei propri parlamentari: ridurne ulteriormente il peso non è una mossa positiva». Il messaggio di Tonini è chiaro: «In un partito si può stare anche in minoranza, bisogna accettare anche questo».
Ma se in casa dem ci si affretta a prendere le distanze dall’ex segretario, le voci delle ultime ore chiamano in causa alcune figure trentine appartenenti ad altre formazioni politiche. In particolare le indiscrezioni, a livello romano, indicano con insistenza in avvicinamento all’ex premier democratico Donatella Conzatti, senatrice di Forza Italia, che dopo la decisione di non votare contro la fiducia al governo Conte bis è finita nel mirino del suo partito. Da parte sua, la senatrice richiama alle sue ultime dichiarazioni e sembra più orientata a muoversi in sintonia con Mara Carfagna, pronta a lasciare Forza Italia ma non a unirsi a Renzi. Per ora.
A livello locale, c’è chi scommette in un avvicinamento al futuro soggetto guidato dall’ex segretario pd dell’ex assessore comunale Andrea Robol, uscito dalla giunta e dal partito per fondare #inMovimento insieme ad altri consiglieri di Palazzo Thun (l’ex vicesindaco dell’Upt Paolo Biasioli, Eugenio Oliva, Massimo Ducati e Paolo Castelli). Lui ammette di osservare con interesse le trasformazioni del quadro politico («Non sono stupito della scissione decisa da Renzi, anche se le dinamiche si sono rivelate estremamente veloci» spiega Robol), ma di essere impegnato «nella costituzione del nuovo soggetto politico che avrà un ruolo importante nel laboratorio politico che vogliamo creare». «A ottobre — è l’annuncio dell’ex assessore comunale — saremo pronti per il nuovo soggetto politico».
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TRENTO. Non sembrano esserci nomi di spicco nel Partito Democratico Trentino pronti a prendere il volo per seguire Matteo Renzi nella nuova avventura politica. La situazione, però, è talmente in evoluzione che nessuno riesce a giurare che domani rimanga tale e quale.
La renziana doc per eccellenza in Trentino è sempre stata Elisa Filippi che, però, oggi ha spiegato di “non avere dichiarazioni sul tema”. “Siamo in una fase dinamica – ha detto tramite whatApp - e in via di evoluzione”.
Tra i nomi che più fanno discutere per una sua eventuale adesione al progetto di Renzi c'è quello di Donatella Conzatti. Eletta con Forza Italia due settimane fa ha votato la fiducia al Governo Conte Bis scatenando anche le ire dei forzisti trentini che ad un certo punto ne hanno addirittura chiesto le dimissioni. Tentativo andato a vuoto visto che la senatrice di Rovereto è andata per la sua strada. Ora, però, il suo nome sembra rientrare tra i cosiddetti 'malpancisti' che hanno avviato una riflessione importante sulla linea politica all'interno di Forza Italia.
“Si riflette – ha spiegato Conzatti – su come portare avanti la linea liberale, europeista e atlantista”. Non esclude la possibilità di entrare nel progetto di Renzi ma nemmeno al momento sembra avvallarlo. Di certo all'interno di Forza Italia sono in tanti a guardare alla nuova scialuppa di salvataggio alternativa a quella sovranista.
Intanto in casa Pd trentino c'è anche qualcuno che fortunatamente fa autocritica. E' il consigliere provinciale Luca Zeni che mette al centro il Partito Democratico ma anche le difficoltà di questi anni di dare risposte adatte ai cambiamenti della nostra società.
“Io sono stato uno dei fondatori del Pd del Trentino – spiega Zeni – e c'era il tema della vocazione maggioritaria che significava dare un'idea di società nel suo complesso”. Un'idea, però, che si è poi smarrita. “Abbiamo assistito ad un appiattamento delle posizioni mentre altre sono state radicalizzate. Abbiamo, per esempio, il tema della parità di genere che è stato banalizzato con il 'chiamatemi architetta' sconfinando nel ridicolo. Oppure pensiamo al tema dei profughi dove Salvini ha trovato terreno fertile anche grazie alle posizioni di una sinistra che si è definita buonista che è andata a far diventare diritti delle pretese e dando anche del fascista a Minniti”.
La riflessione lanciata ora da Luca Zeni è chiara. “Il Partito Democratico può scegliere di andare a sinistra lasciando libero il centro. In questo caso io credo terminerà la sua esistenza. Oppure questi nuovi movimenti potrebbero magari innescare una riflessione interna per trovare nuovi schemi e nuove chiavi di lettura per una società che evolve e che richiede nuove risposte”.
A non “drammatizzare troppo” è invece la consigliera provinciale Sara Ferrari. “La cosa non nasce ora – spiega – perché tutti sappiamo che è nell'aria da diverso tempo. Io credo che possa finalmente togliere un po' di tensione all'interno del Partito Democratico che in questo momento è al governo ed ha bisogno di serenità e compattezza per lavorare”.
Per Ferrari quella di Renzi “è un'operazione più interessata al protagonismo personale che al bene complessivo del Paese. Tra l'altro nelle linee non vedo differenze rispetto a quelle del Partito Democratico”. Da censurare, secondo la consigliera provinciale, sono però i tempi.
Tempi che vengono considerati sbagliati anche dal sindaco di Trento Alessandro Andreatta.
“E' da un po' - spiega Andreatta - che si parla della volontà di Renzi di lasciare il partito e di fatto costruirne un altro. Io pensavo francamente che non arrivasse ad una vera volontà di uscire dal Pd. Quello che considero piuttosto curioso è però il momento. Che si passi ora, dopo la crisi di governo e immediatamente dopo aver individuato una nuova maggioranza, ad una scelta simile è di lettura difficile”.
Per il sindaco la decisione di lasciare il Partito Democratico per creare una nuova formazione poteva essere fatta prima oppure attendere. “Siamo in un momento delicato e i partiti che sostengono il governo hanno bisogno di stare compatti e di dedicare energie e forze alla guida del Paese. Mi sembra non di molto aiuto quello che ha fatto Renzi”.
La preoccupazione di Andreatta è che una simile scelta vada a creare ulteriori problemi che andrebbero ad aggiungersi a quelli che già ci sono. “Non so come una mossa del genere possa essere davvero utile. Mi auguro che questa scelta non vada a porre problemi aggiuntivi ad un governo che si deve concentrare sulle cose da fare. No vorrei diventasse una sorta di distrazione politica in un momento in cui coalizione attorno a Conte deve essere compatta”.
In merito all'incontro che si terrà giovedì a Trento con il vicepresidente della Camera Ettore Rosato, intenzionato a seguire Renzi nel su nuovo progetto, Andreatta ha spiegato di voler attendere le prossime ore per capire meglio la situazione. “Se partecipare all'incontro vuol dire avvallare il fatto che qualcuno lasci il partito per un'altra cosa e a parlarci viene non più un uomo del Pd ma altro allora partecipare sarebbe incomprensibile”.
Non sembra essere preoccupato, invece, Paolo Serra capogruppo del Pd in Comune a Trento. “Quando qualcuno lascia il partito è sempre un dispiacere – spiega – ma stiamo vedendo anche che il Pd è un vero e proprio vulcano di idee visto le proposte per il paese che continuano a nascere. Io auguro a tutti buon lavoro. Magari proprio questo nuovi movimenti riusciranno ad intercettare una certa fascia di elettorato che ancora lontana dai partiti o dalla politica”.
A chiedere ora “chiarezza” è la consigliera comunale Elisabetta Bozzarelli. “Attendiamo di vedere chi parteciperà all'incontro di giovedì con Rosato perché è arrivato il momento di parlarsi in maniera chiara”.