«Il governo giallorosso: nozze senza amore ma obbligate»

 «È un matrimonio senza amore, ma entrambi i futuri sposi non vogliono le alternative che sono o andare al voto o far tornare Salvini al governo».
"Trentino", 28 agosto 2019

 

Giorgio Tonini, consgliere provinciale ed ex parlamentare di lungo corso del Pd in cui ha rivestito anche ruoli apicali, non si fa illusioni sullo spirito che spinge i soci del governo giallorosso a mettersi insieme, ma è anche convinto che questo matrimonio si farà: «Lo scenario mi pare delineato, ci sarà un governo con Conte alla guida e oramai siamo ai dettagli.
L'elemento decisivo è che nessuno vuole l'accordo, ma entrambi ancora di più non vogliono le alternative. E poi tutti quelli che hanno potere di pressione, dagli Stati Uniti all'Unione Europea, dal Vaticano a Confindustria vogliono questo governo. Salvini lo voleva solo Putin che è un po' poco». Tonini osserva che anche la posizione di Forza Italia non è ancora del tutto chiara: «Forza Italia è bloccata. Non sa decidersi su Salvini. C'è un'area, con Gianni Letta e Antonio Tajani che vede la Lega come il fumo negli occhi. Tajani, poi, è a Bruxelles in costante contatto con Ursula von der Leyen che è una delle principali sponsor dell'accordo. L'unico dubbio è vedere quanto siano compatibili i 5 Stelle con politiche di sviluppo e decisioni sulle grandi opere come la Tav, ma dal nostro punto di vista questo è il male minore rispetto al ritorno di Salvini».

Ma Tonini riconosce che il vero nodo sarà l'economia. Il futuro governo, sempre che si faccia, dovrà passare dalle curve strette, strettissime, imposte da paletti come l'esigenza di evitare l'aumento dell'Iva e mantenere misure come il reddito di cittadinanza oltre a relizzarne di nuove, come il taglio del cuneo fiscale, fortemente voluto dal Pd: «C'è la possibilità concreta di far quadrare i conti anche perché il reddito di cittadinanza e quota 100 sono costati meno del previsto e la fatturazione elettronica ha portato un maggior gettito Iva. Ma i conti si potrebbero far quadrare, anche chiedendo flessibilità a Bruxelles, senza fare misure nuove. Invece il Pd chiede il taglio del cuneo fiscale che sarebbe una misura caratterizzante e che porterebbe sviluppo e occupazione abbassando il costo del lavoro. Certo non si può avere tutto, ovvero il reddito di cittadinanza così come è, quota 100, il mancato aumento dell'Iva e il cuneo. A qualcosa si dovrà rinunciare e qui ci saranno le difficoltà. Io sono convinto che il governo si può fare. Il problema sarà proprio la qualità dell'esecutivo. Se si vuol fare un governo di qualità bisogna sciogliere dei nodi. Ad esempio ridimensionando il reddito di cittadinanza sulla parte del lavoro e trasferendo parte di quei fondi sul taglio del cuneo fiscale che funzionerebbe molto meglio. Il nodo è lì, non sul ministro dell'Interno. Alla fine al Viminale qualcuno andrà e per forza di cose dovrà in qualche modo governare il fenomeno dell'immigrazione. Invece il nodo vero sono i soldi che non ci sono e io sono convinto che Salvini abbia fatto saltare il banco proprio perché lo aveva capito. Adesso il pallino lo abbiamo noi e vediamo se siamo in grado di fare quello che Salvini non ha saputo fare».

Il presidente della Provincia Maurizio Fugatti, però, lancia un consiglio al Pd e ai 5 Stelle: «Secondo me il governo Pd-5 Stelle è un grosso inganno per gli elettori. Sono convinto che andare al voto converrebbe anche a loro. Noi vinceremmo e loro si rigenererebbero. Così si riattiverebbe il gioco democratico. Invece finora hanno parlato solo di poltrone piuttosto che di contenuti e cose da fare. La democrazia non è questa. Il governo sarebbe una grossa forzatura e la gente non la capirebbe. Tanto più che governerebbero contro territori importanti guidati dal centrodestra con numeri importanti. Non gli converrebbe. Lo abbiamo visto che i ribaltoni sono sempre durati poco. Il primo c'è stato nel 1994 e poi c'è stato quello di Monti che è durato poco. La gente se lo ricorderà. La prima prova saranno le elezioni regionali in Emilia Romagna. Vediamo come andranno. Ma quello che auspico è che si rendano conto che questa non è democrazia e che si vada al voto al più presto».