«Basta dividersi su Valduga, più risposte alla città»

Ha letto e ascoltato. Prima l’uno, poi l’altro. Ora Roberto Pinter afferra i lembi del discorso e pone una postilla a latere di ogni considerazione, senza trascurare i rischi che possono travolgere anche il suo di partito. «Tutti dicono che il mondo è cambiato ma poi continuano a riproporre sé stessi al centro come se nulla fosse cambiato», premette laconico il componente dell’assemblea nazionale del Partito democratico.
M. Damaggio, "Corriere del Trentino", 6 agosto 2019

 

«Lo ha fatto il Pd con la candidatura di Tonini, lo fa il Patt con il blockfrei, lo fa Valduga con la rete delle civiche». Peccato, insiste, che tutto — per l’appunto — è cambiato. «Il Pd da solo non va da nessuna parte; il blockfrei è superato dalla necessità di scegliere il campo dove stare: con la Lega o in alternativa alla destra; e le civiche devono fare i conti con quello che è successo: avevano la possibilità di guidare una coalizione di governo provinciale eppure l’hanno impedita loro stessi con la responsabilità non solo di Gottardi ma anche di Valduga». Touché.

Pinter parte dalle parole del sindaco di Rovereto che, non più tardi di qualche giorno fa, ha lanciato la Federazione delle liste civiche. «Valduga ripropone la rete delle civiche ma è uno scenario che non sta in piedi perché ognuno ha fatto delle scelte di campo e anche Valduga dovrà scegliere dove stare — dice — Non basta citare Martinazzoli se quella cultura politica non c’è più, il grande centro moderato è stato cancellato anche in Trentino e il futuro dell’Autonomia ha bisogno di una nuova prospettiva».

Pinter, già vicepresidente della Provincia, rimarca un concetto: non è più tempo per la neutralità. «Non si può rimanere fuori dai blocchi quando Fugatti affossa l’Autonomia scegliendo di seguire Salvini a costo di bruciare le risorse dell’Autonomia e la specialità trentina», dice citando il minor gettito legato all’introduzione della Flat tax («Il Patt o rinnega la sua storia o dovrà fare una scelta netta»).

Resta il fatto che «non basterà più riproporre una coalizione che è andata in crisi con le elezioni provinciali e con il voto delle politiche, anche se è giusto non buttare quello che di buono è stato fatto dal centrosinistra in Trentino e altrettanto importante mantenere aperto il dialogo con tutti». E questo vale anche per il sindaco di Rovereto: «Valduga ha vinto approfittando degli errori del centrosinistra e della debolezza della destra, ma la forza del suo civismo è superata dalla polarizzazione politica che ha diviso la sua maggioranza ed oggi, con una destra molto più forte, non basta più mettersi al centro per vincere le elezioni».

Di qui l’esortazione: «Se non vogliamo che gli elettori tornino a scegliere in base all’offerta politica nazionale, dobbiamo rimettere al centro la città e il suo futuro — dice — Ed è qui che i conti non tornano perché non credo sia un caso che Vaduga abbia vinto le elezioni sfruttando il malcontento per l’amministrazione uscente salvo poi riproporre le scelte passate: dalle Ztl al limite dei 30 orari, dalle ciclabili alla casa di riposo, dall’ex Alpe alla Valdastico. È facile essere contro, ma quando si governa poi bisogna fare delle scelte». E le scelte, aggiunge, «dicono che il Pd non aveva poi fatto male e che l’opposizione del gruppo consiliare non era una ripicca per la sconfitta ma buone proposte di governo per la città». Fin qui il passato. «Oggi — insiste — vedo che Rovereto conta meno di ieri nello scenario provinciale. Ma quello che più preoccupa è che non c’è una visone della città e del suo futuro». Che fare, allora? «I partiti, a cominciare dal Pd, più che dividersi su Valduga e sul candidato sindaco, credo debbano mettersi a disposizione per favorire un risveglio, favorendo la nascita di esperienze civiche che permettano la partecipazione di chi è fuori dai partiti, contribuendo con le idee e con proposte che diano risposte alla città». «Senza pregiudiziali — conclude — senza riproporre schemi superati, ma chiaramente alternativi alla destra che sta uccidendo l’Autonomia e il Trentino».