Non ne fa questione di tassonomia partitica. Quello è un tempo ormai superato da una grammatica politica molto più fluida rispetto a qualche decennio fa. Ciò detto, esiste un confine culturale che non può essere ignorato. Al di là di come lo si chiami. Alessandro Olivi, riflettendo sulla nuova Federazione dei civici, parte da qui. «Mai come in questo momento — ricorda il consigliere provinciale del Pd — è tempo di scegliere i propri valori di riferimento». Perché, rimarca, «dobbiamo differenziarci dal salvinismo».M. Damaggio, "Corriere del Trentino", 4 agosto 2019
Ha vissuto da vicino il climax della scorsa estate. Nei panni di ex vicepresidente della Provincia e volto di spicco dei Democratici ha esortato il partito, nel mezzo di una dialettica protratta troppo a lungo, alla riconferma del governatore uscente Ugo Rossi. Suggerimento poi disatteso. Ha assistito anche al dibattito nato attorno a una possibile alleanza (poi implosa) con i Civici. Tant’è che Olivi rinfresca la memoria: «Quanto accaduto l’anno scorso è lì a dimostrarci una premessa che non possiamo dimenticare — spiega — Il civismo non è un’altra categoria della politica; non è un altro polo e si commetterebbe un errore se il civismo pensasse di poter fare da sé e bastarsi». Viceversa, da ex amministratore di Folgaria prima ancora che politico provinciale, Olivi riconosce il patrimonio di intelligenze «di servizio alla comunità», a patto che non sia «disgiunto dalla comunità stessa». «Il civismo che pensa di costruirsi come alternativa alle comunità politiche rischia di essere un’operazione di scarsa efficacia», precisa.
Non solo. Mai come in questo momento, aggiunge Olivi, è necessario superare le ambiguità. «Siamo dinnanzi a una distinzione netta fra opzioni culturali — spiega — da una parte la destra regressiva che esaspera la frammentazione sociale e investe sulla paura; dall’altra c’è il bisogno di costruire più comunità». Ecco perché, sottolinea, «è il tempo di scegliere il proprio campo di valori di riferimento». «Mi auguro — aggiunge — che nello statuto della nascente Federazione dei civici ci sia uno spazio dedicato a disegnare la prospettiva a cui si guarda, che non può essere la neutralità».
Detto questo, Olivi rimarca il valore prezioso degli amministratori: «Partiamo da qui — dice — da questa nuova identità e decliniamo, insieme, questi valori nelle nostre comunità». E oltre alle vocazioni politiche e culturali citate da Francesco Valduga (autonomisti, popolari, riformisti, liberali), Olivi aggiunge un ulteriore ingrediente: il progressismo («Perché dobbiamo differenziarci dal salvinismo»).
Infine, riflettendo sulle amministrative del 2020, Olivi nota «un ritardo dei partiti, Pd compreso». «La conquista di Trento è elevata a sopravvivenza — rimarca — Ma questo approccio è un errore: anziché concentraci sulle alleanze, con formule superate, chiediamoci quale città vogliamo costruire».
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