Il presidente Maurizio Fugatti forse non se l’aspettava. Anni e anni tra gli scranni della maggioranza consegnano un’eredità governista che, almeno sulla carta, pareva conciliarsi a fatica con l’inedito esercizio dell’ostruzionismo. Eppure l’opposizione nella notte di giovedì ha scoperto un’unione (eccetto qualche astensione di troppo di Lorenzo Ossanna e Pietro De Godenz) finora mai testata.
"Corriere del Trentino", 27 luglio 2019
«Dinnanzi a un’arroganza al limite della protervia abbiamo dovuto rispondere con un atto di dignità», spiega Giorgio Tonini (Pd). La totale assenza di trattative sul bilancio di assestamento e la scarsa apertura dell’esecutivo sui correttivi di sostanza non hanno reso praticabile il ritiro degli oltre 7.500 emendamenti che gravano, tuttora, sull’articolato. «Ma dev’essere chiaro a tutti — rimarca Ugo Rossi (Patt) — che se c’è qualcuno che blocca i lavori non sono le forze di minoranza che, mantenendo sempre rigore istituzionale, hanno cercato di dare un semplice contributo alla giunta, senza la pretesa di stravolgere la manovra».
Le chance di un’accordo sono tramontate del tutto. L’assestamento di bilancio si voterà al millimetro, emendamento dopo emendamento. Quindi ben oltre le previsioni, ossia di chiudere nella serata di ieri. Oggi, domani e la prossima settimana l’assemblea resta convocata. E pazienza per chi aveva prenotato le ferie. Eccetto Mara Dalzocchio, capogruppo della Lega, che ieri non era in Aula e c’è chi sussurrava fosse partita comunque per il mare. La lunga notte di giovedì arricchisce così l’antologia dell’Aula: solamente l’infuocato dibattito sulla legge dedicata alla riforma della protezione civile, nel 2011, creò uno stallo simile. Lì si fece l’alba e si tornò in consiglio persino di domenica. Poi Bruno Dorigatti (a quel tempo consigliere «semplice» del Pd) trovò un’intesa con la Lega e Nerio Giovanazzi.
Oggi, invece, i volti sono scuri e i sorrisi scappati qua e là ripensando al folklore della notte lasciano spazio allo scoramento. «Perché in tutto ciò — argomenta Alessandro Olivi (Pd) — s’intravede la volontà di togliere all’assemblea il potere di implementare le proposte normative». Una sottrazione dei poteri del legislativo a cui Pd, Patt, Futura, Movimento 5 Stelle hanno risposto scegliendo di non ritirare gli emendamenti.
Ma cosa è accaduto? Le minoranze hanno indicato a Fugatti i temi di sostanza su cui trovare una mediazione. Condivisa da tutti, per cominciare, la critica al superamento dello 0,25% del bilancio provinciale destinato alla cooperazione internazionale. Qui le opposizioni hanno proposto una gradualità della sferruzzata, anche per consentire alle organizzazioni di attrezzarsi. Anche il pacchetto dedicato alla scuola (tra le altre cose verrà reintrodotto il sovrintendente) ha lasciato perplesse le opposizioni che, pur contestando il merito, almeno chiedevano lo stralcio degli articoli per discuterne in modo ordinato in una norma ad hoc. Cinque i temi sollevati dal Patt che, oltre a scuola e cooperazione, includono «l’estensione del modello pubblico della maternità per tutti e detrazioni per il lavoro femminile — ricorda Rossi — La conferma della realizzazione della circonvallazione di Rovereto dal 2020, facendosi carico in caso di intoppi o ritardi del finanziamento in capo ad A22; recuperare territorio agricolo tramite bonifiche di bosco distrutto dalla tempesta Vaia». Ma, spiega Rossi, «nulla di fatto». «Ogni proposta costruttiva è stata respinta con un atteggiamento coreografico che non fa sorridere, ma fa tristezza», fa eco Filippo Degasperi. «È prevalsa l’arroganza, attraverso controproposte quasi offensive», aggiunge Paolo Ghezzi, capogruppo di Futura. «Siamo dinnanzi a un’assenza totale di trattativa inaudita», rincara la collega di partito Lucia Coppola.
Una lettura diametralmente opposta a quella del governatore Fugatti: «La giunta ha fatto due aperture politiche che mai si erano viste — dice — So quali erano i termini delle trattative in passato e noi abbiamo approvato anche tanti ordini del giorno». Due le proposte del presidente: «Ci siamo presentati alla trattativa con aperture su deduzioni sul reddito da lavoro dipendente femminile al fine Icef e la possibilità di aprire un confronto sulla omogeneizzazione della maternità nel lavoro privato e nel lavoro pubblico — ricorda — Erano temi importanti, ma hanno detto di no. Bene, si va in Aula». Ma, conclude il governatore, «l’hanno deciso loro».