Fa bene Il Trentino a tenere aperto il dibattito sulla riforma della legge sulla cooperazione internazionale e sulla cancellazione della norma provinciale che prevede la destinazione dello 0,25% del bilancio. C'è infatti il rischio di una semplificazione che non aiuta, almeno quelli che non sono coinvolti nelle associazioni e nei progetti, a capire di cosa si sta parlando.
Roberto Pinter, "Trentino", 21 luglio 2019
Allora penso che sia importante chiamare le cose con il loro nome.
La giunta provinciale di Fugatti e l'assessore delegato Spinelli non hanno mai nascosto il loro intento, che è quello di impedire l' accoglienza di migranti, di cancellare le politiche di integrazione e di non aiutarli più nemmeno a casa loro.” Si arrangino” e in ogni caso non si usino le risorse provinciali, cancellando la storia di una Autonomia che si è dimostrata solidale verso i bisogni dei nostri emigrati, accogliente verso gli immigrati e aperta rispetto alle emergenze umanitarie e alle esigenze di sviluppo e di tutela dei diritti del nostro pianeta.
Una politica chiarissima e indiscutibilmente priva di umanità, e anche controproducente rispetto ad una realtà trentina che vede coinvolte migliaia di persone volontarie senza alcuna appartenenza politica o ideologica. Ma tant'è.
Di fronte a questa volontà non si può allora essere ipocriti come l'ex assessore Grisenti che scarica la propria responsabilità :“lo chiedono i trentini”, quando è chiaro invece che a chiederlo sono proprio i politici che ci governano.
Ero con lui in Consiglio quando si è pensato di introdurre quella norma che era una precisa scelta di campo: gli aiuti internazionali non erano più i residui di un ricco bilancio ma una quota fissa, che per quanto modesta era altamente significativa. Si può concordare o meno su quella norma, allora era una apertura verso il mondo che si stava globalizzando e l'orgoglio di una autonomia che non si chiudeva su se stessa,oggi sono cambiati i tempi e il sovranismo non prevede che si aiutino persone diverse da quelle storicamente appartenenti a quel territorio. Ma in ogni caso non si può dire che “quello che conta sono le risorse non la percentuale fissa” quando la giunta vuole tagliare l'80 dei fondi stanziati per la cooperazione internazionale.
E faccio fatica a capire come (vedi intervista alla direttrice dell'Acav) si possa dire che la riforma è un'opportunità, se queste sono le premesse.Non è un tabù la riforma, bisogna però che ci sia buona volontà e riconoscimento, non disprezzo.
Date le premesse, le persone e le realtà che si occupano della solidarietà internazionale non potranno discutere di una riforma ma saranno costrette a difendere con i denti i loro progetti e quel poco che verrà concesso dalla legge di bilancio.
Capisco il bisogno di continuità per realtà importanti che lavorano attingendo a fondi europei o privati, ma queste in Trentino sono solo un pezzo del “ricco” mondo del volontariato.
Ci sono infatti decine di piccole associazioni che non hanno la possibilità di creare sinergie con imprese private, ne' che possono esportare tecnologie e professionalità, essendo proprio la caratteristica dei loro progetti la volontà di aiutare a crescere le piccole comunità locali con le quali si stabiliscono preziose occasioni di scambio e gemellaggio.
Posso fare un esempio: la associazione alla quale aderisco sta realizzando una piccola clinica sanitaria in un luogo sperduto e conteso tra due stati, qualche partner è stato trovato ma non esiste privato che abbia interesse a partecipare ad un progetto di questo tipo, coprendo il 50% del budget, senza alcun ritorno , nemmeno di immagine.
Si possono snobbare le piccole associazioni, parlando di “progettini” e di “scelte personali” o pretendere che diventino competitive e professionali ? A me non pare corretto.
E in ogni caso si può sempre discutere di nuovi criteri, ma che senso ha se poi non ci sono le risorse?
Se poi si semina veleno alludendo a soldi spesi male,ma senza indicare come e chi , o a finti volontari , come se non ci fosse bisogno di qualche professionalità da spendere nei grandi progetti, allora non si va tanto lontano, anzi non si va proprio lontano visto che l'obiettivo della giunta è quello di alzare muri e occuparsi solo dei trentini(oddio non proprio tutti i trentini).
Chiedo che almeno non ci sia l'ipocrisia di dire che si vuole riformare, quando l'unico obiettivo è quello di distruggere, e se capisco (per quanto ci veda una crudeltà gratuita) chi non ha mai conosciuto ne' condiviso il mondo del volontariato ne' pensato all'Autonomia come una possibilità di crescita, non capisco proprio chi sconfessa decenni di storia dell'Autonomia per obbedire al credo di Salvini.