"Il futuro della città di Trento si costruisce oggi" è il titolo della variante generale del Piano regolatore, che inizia in serata il suo iter di approvazione in aula consiliare. Ma forse quel "si costruisce oggi" andrebbe retrodatato almeno di quattro anni, suggerisce il sindaco Alessandro Andreatta: «Io personalmente ho cominciato a occuparmi del nuovo Prg nel 2016.
D. Fenner, "Trentino", 15 luglio 2019
Cioè a quattro anni di distanza dalle elezioni amministrative del maggio 2020. Mi sembra del tutto evidente che non si possa parlare di una manovra elettoralistica». Intanto le opposizioni di centrodestra si sono messe di traverso, presentato qualcosa come 600 emendamenti. «E' puro e semplice ostruzionismo» commenta il primo cittadino. Le minoranze però accusano: in questi mesi la giunta non ha mai voluto recepire alcuna nostra osservazione. Accusa respinta al mittente dal sindaco: «Abbiamo incontrato una ventina di volte la Commissione urbanistica, con la presenza per tutti gli incontri di quindici consiglieri, fra cui anche alcuni di minoranza. Abbiamo avuto modo di confrontarci spesso su tutto. Il dialogo è sempre stato aperto».
Andreatta risponde, come suo solito, con tono pacato. Ma non si nasconde di «avere davanti una settimana molto impegnativa. Noi comunque andremo avanti e venerdì, se tutto va bene, approveremo la variante in prima adozione». Il primo cittadino si sente tranquillo: nessuna sorpresa alle viste, nessuno "scherzetto" da parte della sua maggioranza. «Ne abbiamo parlato ampiamente, ci siamo già confrontati molto».
Un testo tutto "trentino" (non reca la firma del solito archi-star di grido, ma dei tecnici comunali, degli esperti dell'Università e degli ordini professionali del territorio), "cucito su misura" attorno a una serie di obiettivi, così come imposto d'altra parte dalla legge urbanistica provinciale del 2015, la numero 15, che ha modificato molto il modo di "costruire" un piano regolatore. E dentro, in quel testo, ci saranno anche i cittadini di Trento: sono già 156 le segnalazioni arrivate in questi sedici mesi. Altre ne potranno arrivare nelle settimane prossime, dopo la prima approvazione in Aula.
Ma che idea di città c'è dentro? «E' la prima variante al Prg, dagli anni Sessanta in poi, in cui non c'è neanche un metro quadrato di nuovo suolo occupato. Abbiamo detto stop. Liberando la possibilità al riuso, alla riutilizzazione, alla rigenerazione e al recupero delle aree. Non ce lo siamo inventati noi: la stessa legge provinciale del 2015 dice basta al consumo di territorio. E lo dicono normative nazionali ed europee».
Anche Paolo Serra, capogruppo del Pd, replica alle minoranze ricordando di «non avere mai ricevuto alcuna lista di osservazioni. L'avessero fatto, ci saremmo confrontati con loro molto volentieri. Si presentano adesso, all'ultimo minuto: è evidente che vogliono solo far naufragare il Prg». E aggiunge: «Non mi pare che loro abbiano un'idea di città alternativa alla nostra. Anzi, mi pare che non ne abbiano proprio». Serra ricorda la visione urbanistica contenuta nella variante che va oggi in Aula: «Tre capisaldi: stop al consumo di territorio; più spazi verdi e dunque maggiore qualità della vita; un'idea di mobilità diversa. Una visione eco-sostenibile». Il capogruppo del Pd elenca alcune delle previsioni più significative contenute nel testo: dalla risistemazione di un'area a Campo Trentino con un nuovo parco pubblico ai 17mila metri quadrati di area recuperata al posto dell'ex Casa Girelli di Trento Sud (parco, servizi pubblici, uno studentato); dall'ex area militare San Vincenzo a Mattarello (recuperata a parco, percorso ciclopedonale, campetto da calcio) allo spostamento dello stadio per liberare l'area accanto al Muse («e ricavarci, chissà, magari la nuova sede del Museo Caproni» butta lì Serra). Un elenco lungo così. Che Paolo Serra, alla fine, chiosa quasi con uno slogan: «Non stiamo blindando il futuro di Trento, ma anzi lo liberiamo. La nuova giunta potrà ripartire da qui».