Con la manovra di assestamento, la Giunta Fugatti mette in campo, insieme alle solite piccole e grandi cattiverie leghiste, tante buone intenzioni, sia sul sociale che sugli investimenti, ma le fonda su basi finanziarie assai fragili. Così facendo, rischia di aggravare l’incertezza e la precarietà della finanza provinciale, determinate dalla confusione che regna sovrana al Governo e in Parlamento.
Giorgio Tonini, 9 luglio 2019
La manovra di assestamento consiste in un aumento della spesa provinciale, per il 2019, di 280 milioni. Di questi 280 milioni, 104 sono definiti dalla stessa Giunta “spesa ricorrente”, ossia stabile, strutturale. Peccato che, sul versante delle coperture, solo 40 milioni, su 280, abbiano lo stesso carattere. Insomma, su 104 milioni di nuove spese ricorrenti, ben 64 sono coperti con entrate non ricorrenti. Si tratta di una scelta sempre discutibile, perché non è mai saggio coprire spese ordinarie con entrate straordinarie. Ma rischia di essere una scelta irresponsabile, in un contesto di grande incertezza finanziaria come quello delineato dalla stessa Giunta nel Documento di
economia e finanza,provinciale (Defp), presentato a fianco della stessa manovra.
In quel documento si dice in sostanza che la legge di bilancio nazionale, ove venissero confermati gli orientamenti del Governo di introdurre una qualche forma di “flat tax”, avrebbe effetti pesantemente negativi sulla finanza provinciale. In sostanza, la Giunta Fugatti potrebbe trovarsi in autunno nella condizione di doversi riprendere con gli interessi, attraverso la legge di bilancio, quanto ha incautamente promesso in estate con l’assestamento. Non a caso sta già mettendo le mani avanti, non dando per scontato il mantenimento degli sgravi IRPEF decisi dalla Giunta del centrosinistra autonomista.
Già, perché quando si spende quello che non si ha, prima o poi arriva sempre il conto da pagare. E arriva ai cittadini.