Due recenti fatti ci fanno capire come la LEGA del Trentino agisca secondo logiche improvvisate. Il primo caso è quello di Trentino Digitale, e qui siamo davvero alle comiche. Peccato che ci sia da piangere. Continua la lotta di potere ingaggiata da Fugatti e Spinelli, che da mesi in maniera maldestra stanno cercando di azzerare il cda di Trentino Digitale imponendo allo stesso cda di dimettersi. Per quale motivo? Solo uno: la smania di potere e la voglia di lottizzare politicamente la società.
Alessio Manica, 28 giugno 2019
Così nei giorni scorsi la Giunta ha imposto l’integrazione dell’ordine del giorno dell’Assemblea della società con il punto “Revoca e nomina amministratori”. Poi però all’Assemblea ci ha mandato il direttore generale della Provincia, dott. Nicoletti, il quale ha richiesto la sospensione del punto fatto inserire di imperio qualche giorno prima dalla Provincia stessa. Il motivo? Una (postuma?) differenza di vedute all’interno della Giunta, tra chi smania potere e chi suggerisce invece cautela, ma sicuramente anche una situazione non chiara e affrontata con goffaggine e sciatteria istituzionale, come già rilevato nei mesi scorsi grazie agli atti del Gruppo del Partito Democratico del Trentino (in allegato).
Il secondo caso è quello della vicenda giudiziaria tra Bezzi e il leghista Savoi legata alle ultime elezioni provinciali. Nelle scorse settimane la Regione, pur senza un evidente interesse e competenza, decide di costituirsi. Dopo una mia interrogazione - volta a capire le motivazioni di questa scelta, i costi e i rischi di intervento della Corte dei Conti stante la probabile non titolarità ad intervenire – la Regione – a dispetto dei tronfi proclami - non si è presentata all’udienza del Consiglio di Stato che ha avuto luogo ieri a Roma.
Il quadro che emerge è quello di un uso strumentale delle Istituzioni da parte della Lega, che da un lato cerca di forzare la mano per nominare dei propri membri nel cda di Trentino Digitale e dall’altro tenta di coinvolgere senza titolo la Regione in una causa a tutela di un proprio rappresentate. Un quadro altamente preoccupante visto che stiamo parlando delle persone che dovrebbero garantire la tutela delle Istituzioni dell’Autonomia, non la propria.
IL TESTO INTEGRALE DELL'INTERROGAZIONE a risposta scritta n. 473 COSA SUCCEDE A TRENTINO DIGITALE S.P.A.?
Improvviso ed inatteso come un temporale estivo, sembra destinato a scoppiare il caso del possibile azzeramento del consiglio d’amministrazione di Trentino Digitale s.p.a. voluto, o così almeno appare dai resoconti di stampa e dall’accavallarsi di notizie confuse e sovrapposte, dalla nuova Giunta provinciale in ossequio ad un principio che trova scarsi precedenti nella cultura politica ed amministrativa del Trentino e che non sembra nemmeno possedere i caratteri dell’argomento giuridico e cioè quello legato al cambio della Giunta provinciale stessa, ancora una volta in affanno nel voler comunque demolire quanto fatto in passato, a prescindere dalla bontà o meno dell’esito del lavoro svolto.
Con un efficientismo tutto padano, il nuovo Assessore con deleghe sulle società partecipate dalla Provincia si sta insomma muovendo nella direzione di un azzeramento totale dei vertici della società, della quale è bene rammentare che la Provincia possiede l’88,52% del capitale sociale, beatamente dimenticando che il consiglio d’amministrazione in carica, nominato solo due anni fa, venne allora scelto sulla base di alti profili tecnici e di competenza, sui quali convennero anche le opposizioni di allora; consiglio d’amministrazione che è stato capace di traghettare la società fuori dalle paludi nelle quali sembrava affondare, portando la stessa nel 2018 ad essere, ad esempio, il primo ente in Italia per l’efficienza e la tempestività nei pagamenti delle contribuzioni per il settore agricolo, quando solo nel 2017 era l’ultimo.
Ma non solo.
Nel periodo di governo societario, questo consiglio d’amministrazione si è trovato a dover affrontare nodi pesanti come quelli dei rapporti con realtà finite nel mirino di indagini finanziarie (vedi: Trento Rise – Deloitte ecc.) ottenendo buoni risultati ed offrendo importanti contributi di trasparenza e “governance” aperta e sensibile anche all’imperativo della questione morale.
Inoltre, la società sta attraversando ancora un momento oltremodo delicato, anche per gli approfondimenti in corso da parte della Corte dei Conti ed è quindi incredibile voler affrontare momenti e passaggi difficili, se non addirittura strategici, cambiando il consiglio d’amministrazione solo in ossequio al principio dell’alternanza al potere, quasi che i risultati raggiunti ed i programmi in corso non contassero nulla di fronte all’impellente urgenza della Giunta provinciale di collocare persone di sua fiducia ai vertici delle società partecipate.
Ma ciò che rende ancor più incredibile l’intera vicenda è la somma delle modalità messe in campo per ottenere il risultato desiderato, ovvero adottando sistemi di pressione sui singoli consiglieri d’amministrazione che ricordano ben altre epoche e ben altre politiche ed arrivando perfino – o almeno così sembra – ad inviare agli stessi bozze preconfezionate di lettere di dimissioni.
Sul versante opposto invece va registrato il rigore morale del consiglio d’amministrazione che, consapevole delle responsabilità giuridiche verso la società, e morali verso i dipendenti, non ha al momento colto i pressanti “inviti” attuali dell’Assessore di merito.
Non si comprende il motivo tecnico di possibili dimissioni collettive, non costituendo argomento giuridico valido un non meglio precisato principio di alternanza, per il quale vanno cacciati i vertici in carica, a prescindere dalle loro competenze, dal lavoro svolto e dai risultati ottenuti, al fine di sostituire gli stessi con altri più consoni e vicini ai “desiderata” della politica del momento. Non c’è dubbio che si tratta di un esempio straordinario di attenzione all’efficienza delle società partecipate ed alla professionalità dei loro vertici; esempio peraltro non nuovissimo se solo ci si ricorda delle pressioni esercitate, a suo tempo, dall’Assessore alla Cultura sul consiglio d’amministrazione del “Centro Servizi culturali S. Chiara” per bloccare il concorso in corso per la nomina del direttore generale dello stesso, auspicando appunto una pausa per poter magari proporre qualche uomo di cordata.
Nel prendere atto quindi di un modo di intendere il governo della “res publica” come mero atto di occupazione di posti e posizioni, ignorando che le società partecipate godono di una loro autonomia giuridica e non possiedono organi che decadono con le elezioni politiche, è necessario chiarire non tanto il diritto della Giunta provinciale di cambiare l’attuale board di “Trentino Digitale s.p.a.”, anche se scarsamente motivando tale eventuale scelta, quanto piuttosto del metodo e delle modalità perseguite per arrivare all’esercizio di un diritto che è tale solo se poggia su di una visione di sistema e di lunga deriva e sull’individuazione di una nuova “mission” aziendale. Altrimenti non si tratta più di un diritto, bensì di un sopruso.
Ma la strategia pare non esserci, leggendo le dichiarazioni a dir poco contraddittorie dell’assessore Spinelli, che prima parla di necessità di privatizzazione, poi di necessità che la società produca di più “in casa”; cioè l’esatto contrario; parla di non condivisione di un piano industriale che ancora non c’è, mostrando quanto meno di non essere entrato nel merito della gestione della società; dimentica che la giunta ha appena nominato una commissione che dovrebbe proprio fare il punto sulle società partecipate, come base per le scelte future.
Tutto ciò premesso, si chiede cortesemente di poter interrogare la Giunta provinciale per sapere:
1. se corrisponda al vero quanto riassunto in premessa ed apparso anche sulla stampa locale circa l’esercizio di pressioni di varia natura sui componenti del consiglio d’amministrazione di “Trentino Digitale s.p.a.” per ottenere le dimissioni degli stessi; 2. se corrisponde al vero la notizia secondo la quale agli stessi componenti del consiglio d’amministrazione sono addirittura state inviate bozze di lettera di dimissioni già preconfezionate ed eventualmente chi è l’autore delle stesse e sulla basi di quali disposizioni ha agito;
3. se la Giunta provinciale non ritiene le dimissioni del consiglio d’amministrazione, in questa delicata fase della vita societaria, come un indebolimento grave della tenuta societaria specifica e, più in generale, di quella delle società di sistema provinciale;
4. se si è a conoscenza della normativa in materia societaria secondo la quale eventuali dimissioni immotivate rischiano anche di complicare ulteriormente la situazione della società, configurando, al contempo, una responsabilità in capo agli amministratori per abbandono dell’azione di governo che potrebbe avere anche risvolti di responsabilità civile;
5. per quale ragione la Giunta provinciale non ha ritenuto di dover procedere con il meccanismo della revoca (affidandosi invece al più complicato e farraginoso percorso delle dimissioni volontarie dei singoli componenti del c.d.a.), chiarendo così ed in modo trasparente le ragioni che motivano l’atto di revoca.
6. se si è a conoscenza che governare significa tutelare le istituzioni e che muoversi in maniera disinvolta e scomposta, invitando a dimissioni a mezzo stampa, anziché o concordare i passaggi prima di renderli pubblici o adottare lo strumento della revoca, crea l’immagine di istituzioni in confusione, preoccupazione nei dipendenti, tensione dentro la struttura provinciale. A norma di Regolamento, si richiede risposta scritta.
Distinti saluti,
cons. Giorgio Tonini
cons. Sara Ferrari
cons. Alessio Manica
cons. Alessandro Olivi
cons. Luca Zeni
IL TESTO INTEGRALE DELL'INTERROGAZIONE SUL RICORSO SAVOI
Gruppo consiliare regionale Partito Democratico del Trentino – Alto Adige/Südtirol
Ill.mo
Signor Roberto Paccher
Presidente del Consiglio regionale
SEDE
Interrogazione n.
Da notizie giornalistiche si apprende che la Giunta regionale ha dato incarico all’Avvocatura di contestare il vizio di forma nel ricorso presentato da Giacomo Bezzi in merito al risultato delle ultime lezioni provincia/regionali.
Il signor Giacomo Bezzi lamenta degli errori nell’assegnazione di alcuni voti alla lista in cui era candidato: qualora il suo ricorso venisse accolto subentrerebbe nel Consiglio provinciale di Trento, e di riflesso in Consiglio regionale, al cons. Alessandro Savoi.
Considerando che il Consiglio regionale è composto dai membri dei consigli provinciali di Trento e Bolzano (art. 25 Statuto Speciale del Trentino Alto-Adige) e che quindi, a partire dalla tornata elettorale del 2003, i consiglieri provinciali sono eletti non più come consiglieri regionali e, in seconda battuta, come consiglieri provinciali, ma viceversa come consiglieri provinciali e, di conseguenza, anche come consiglieri regionali;
considerando che il procedimento elettorale per le elezioni dei consigli provinciali è completamente in capo alle rispettive provincie; considerando che, per la Provincia di Trento, l'ufficio centrale circoscrizionale (provinciale) procede alla attribuzione dei seggi e alla proclamazione degli eletti (art. 72 lp 2/03);
considerando che è riservata al Consiglio provinciale (di Trento) la convalida della elezione dei propri componenti proclamati eletti (art. 78 lp 2/03); considerando che l’organo istituzionale indirettamente coinvolto è, eventualmente, il Consiglio regionale e non la Giunta;
considerando che, in base all’articolo 2 del Regolamento interno del Consiglio regionale, “il Presidente (del Consiglio) rappresenta il Consiglio regionale e ne tutela la dignità ed i diritti”;
considerando che il ricorso all’Avvocatura comporta comunque delle spese a carico della Regione;
non volendo credere che il ricorso venga fatto solo perché, nel caso in cui fosse assegnato il posto di consigliere provinciale al signor Giacomo Bezzi, perderebbe il seggio il cons. Alessandro Savoi, storico rappresentante della Lega Nord, partito da cui proviene anche il vicepresidente Maurizio Fugatti
interrogo il Presidente della Regione
per sapere:
quali siano le motivazioni giuridiche e politiche che reggono l’intenzione di intervenire nella disputa sull’assegnazione di un posto di Consigliere provinciale della Provincia di Trento;
quali costi comporti per l'Amministrazione regionale intervenire nella disputa elettorale che vede coinvolti il signor Bezzi ed il cons. Savoi;
se sia stato valutato il rischio di un intervento della Corte dei Conti nel caso in cui la Regione non sia titolata ad intervenire. cons. Alessio Manica A norma di regolamento chiedo risposta scritta.
Trento, 21 giugno 2019