Il quadro politico in Italia e in Trentino vede un blocco di destra nettamente maggioritario. Trainato dalla Lega di Salvini, vera e propria macchina da guerra della propaganda moderna, non vive però solo del vuoto ed interminabile fiume di tweet giornaliero, di uscite inadeguate o di trovate molto discutibili.
Alessandro Dal Ri, 11 giugno 2019
Essa contiene al suo interno, infatti, anche una componente di paese serio e produttivo, oltre che una classe dirigente che ha maturato esperienza sul campo al governo di città e regioni importanti. Insieme a Fratelli d'Italia e Forza Italia la coalizione di centrodestra raggiunge oggi quasi il 50% dei consensi nel paese e risulta essere l'unica credibile alternativa di governo.
Nel frattempo il Movimento Cinque Stelle ha perso molta della sua credibilità. I grillini, usciti con le ossa rotte non tanto e non solo dall'ultima tornata elettorale, ma soprattutto dalla prova di governo, dopo anni passati a rivendicare il fatto di non essere classe dirigente, lo hanno anche ampiamente dimostrato sul campo una volta arrivati nella stanza dei bottoni.
L'alternativa allora ha la possibilità, e il dovere, di incarnarla oggi il centrosinistra. I numeri delle elezioni europee ci dicono, da una parte, che un pezzo importante di paese resiste alle sirene di Salvini e rifiuta la superficialità grillina e, dall'altra, che il Partito Democratico fatica oggi ad attirare nuovi consensi. I sei milioni di elettori che lo hanno votato sono la fotografia di chi si sente saldamente all'interno ad un perimetro valoriale ben preciso.
È arrivato il momento di iniziare il lavoro per consegnare ai cittadini una opzione di governo diversa, credibile e necessaria di cui il nostro paese, e il Trentino, hanno bisogno. È una responsabilità storica che forse non è stata ancora capita del tutto da una parte dell'apparato dirigente del centrosinistra, che invece sembra accontentarsi della sola critica nei confronti di chi oggi governa. Sarebbe un errore continuare limitarsi nel seguire l'agenda altrui denunciandone limiti, problemi e contraddizioni, cioè fare il "compitino" come forza di opposizione.
Va lanciato un progetto nuovo, serio, concreto, davvero innovativo, capace di guardare al futuro e di arrivare efficacemente alle persone. Non può bastare il pur fondamentale presidio nel campo dei diritti civili. Serve rilanciare con forza sullo sviluppo economico, perché il paese arranca pericolosamente. Servono politiche per stimolare l'occupazione e per aumentare produttività e salari. Va ripreso il percorso interrotto di Industria 4.0 e va rimodulata la tassazione in modo da agevolare chi produce e scoraggiare ogni forma di rendita. Vanno intraprese azioni per fare ripartire la mobilità sociale.
Bisogna avere il coraggio di proporre con forza delle misure di contrasto al sovraccarico burocratico, vera e propria emergenza nazionale. Anche sul tema immigrazione e accoglienza è necessaria una grande operazione di chiarezza. Bisogna incidere sulla legislazione italiana, perché essa è nemica di chi arriva in Italia per lavorare e costruirsi una vita onesta, mentre il connubio del nostro sistema giudiziario con quello detentivo finisce per fare del nostro paese un luogo favorevole a chi vuole invece delinquere.
Da questi ed altri punti dobbiamo cominciare a lavorare, mettendo al centro le nostre comunità che, come dimostrano i risultati ai ballottaggi in molti comuni, scelgono di premiare sui loro territori le proposte più concrete e credibili, e di non seguire ciecamente il vento nazionale. Anzi, proprio le comunità, nella loro più genuina espressione, si sono affidate a liste civiche capaci di interpretare quella voglia, propria di ogni territorio, di cercare risposte concrete al di là degli slogan e delle ideologie. Una forza riformista, proiettata al futuro e preoccupata per il bene dei suoi cittadini deve ripartire anche da loro.