Il punto nascita di Cavalese rimane simbolo di lotta politica e a quasi sette mesi dalla sua riapertura torna ad essere al centro del dibattito.
Da un lato una parte dell'opposizione e del mondo della sanità sottolinea la non appropriatezza di un reparto nel quale ogni nato costa sei volte più che a Trento, perché quando si hanno a disposizione risorse limitate, ogni euro non speso con efficienza risulta sottratto a servizi più necessari per la popolazione tutta.
Luca Zeni, 8 giugno 2019
Dall'altro lato la Lega Salvini Trentino al governo rivendica il diritto di ogni abitante delle valli di godere degli stessi servizi di chi abita in città, richiamando un obiettivo che è sempre stato la priorità per ogni forza politica che ha governato negli ultimi decenni, quello di evitare lo spopolamento della montagna; il punto vero è come declinare questo principio in azioni politiche utili allo scopo.
Il Presidente Fugatti equipara il punto nascita di Cavalese ai finanziamenti alla ricerca in ambito oncologico per sostenere che di fronte alla singola vita l'approccio «non deve essere ragionieristico», e che in Trentino, se si vuole evitare lo spopolamento, «non ci devono essere cittadini di serie A e di serie B».
Ha ragione Fugatti quando sostiene che la politica deve avere il coraggio delle scelte, e non può essere soltanto la valutazione economica a determinarle. E anche per Cavalese, se davvero l'attuale sistema organizzativo garantisse maggiore sicurezza per donne e nascituri, sarebbe diritto e forse dovere della politica "tagliare" in qualche altro ambito per garantire quel servizio. Non solo a Cavalese però, ma in ogni altra valle del Trentino.
Ma la realtà è che per evitare che ci siano cittadini di serie A e di serie B, tutti i trentini, indipendentemente da dove abitano, devono poter godere non di servizi complessi sotto casa, ma della stessa qualità di quei servizi. Quando qualcuno di noi o un nostro caro deve affrontare un'operazione in ambito oncologico, deve poter avere non un ospedale vicino, ma uno capace di salvargli la vita. Allo stesso modo in caso di infarto o ictus, aver accentrato su Trento gli interventi ha permesso di dimezzare la mortalità per tutti gli abitanti del Trentino.
Allora la domanda per Cavalese non è se costa tanto o poco, ma se con quel modello organizzativo le donne e i nascituri sono o meno tutelati allo stesso modo che in un ospedale con una casistica maggiore (che in sanità significa qualità): è vero che ancora nel punto nascita di Cavalese non si è stabilizzato tutto il personale, e che anzi qualcuno dei medici è andato via? Quante sono le donne con gravidanze non fisiologiche che hanno comunque dovuto partorire a Trento perché a Cavalese non c'erano le condizioni di sicurezza? È vero che in un reparto che dovrebbe ricorrere parti cesarei soltanto in casi assolutamente eccezionali, la percentuale è addirittura molto superiore a quella di Trento, dove sono concentrati i parti più problematici?
Sulla base delle risposte a queste domande dovrebbe decidere una politica che ha a cuore non la propaganda ma il modello organizzativo capace di garantire il miglior servizio.
Lo spopolamento non si evita assecondando e legittimando chi rivendica di più un particolare servizio (e perché solo a Cavalese e non altrove, se il motivo è che tutti devono avere vicino a casa lo stesso servizio, indipendentemente dalla qualità?). Il Trentino del dopoguerra è cresciuto grazie alla grande capacità di lavoro della sua comunità ed a una politica che ha saputo creare sviluppo facendolo uscire dalla povertà e dalla miseria. Ed ogni generazione è chiamata ad interpretare il proprio tempo partendo dalle proprie radici ma sapendo rinnovare tradizioni che devono essere riferimenti ma non zavorre.
Oggi sul territorio devono essere create nuove opportunità di sviluppo e lavoro, garantiti servizi che servono alla vita quotidiana (per i piccoli negozi alimentari deve essere fatta una battaglia, anche "se costa" risorse!), inventati nuovi servizi di assistenza per una popolazione che invecchia (pensiamo alle potenzialità enormi della telemedicina, alle coabitazioni, all'infermiere di comunità..), mentre non si deve avere paura di spiegare che concentrare servizi molto complessi, in una visione di sistema, serve a garantire la migliore qualità ai cittadini di tutto il Trentino, della città e delle valli, insieme.