Un anno di governo e un pacchetto partite aperte. A dodici mesi dall’insediamento dell’esecutivo di Lega e Movimento 5 Stelle, tanti sono i nodi critici che vedono contrapporsi il governo nazionale con quello provinciale in materia di economia, grandi opere e gestione ambientale. Trait d’union tra le diverse questioni aperte sul tavolo sembra essere l’appartenenza politica del ministro responsabile.
C. Marsilli, "Corriere del Trentino", 5 giugno 2019
«Il governatore Fugatti appartiene a un partito nazionale con una linea rispetto alla quale non è ammesso nessun diniego, vista anche la leadership strabordante di Salvini — spiega Giorgio Tonini, capogruppo del Pd — Per questo il governatore sembra ricordarsi dell’autonomia solo in materie di ministri del Movimento 5 Stelle, mentre c’è un perfetto allineamento sui problemi gestiti dai ministeri in carico alla Lega». Un esempio su tutti la Valdastico, sulla quale l’ex senatore non nutre alcun dubbio: «Sarà un disastro qualunque sia il tracciato che verrà scelto. Non tanto e non solo dal punto di vista ambientale, ma soprattutto economico. Bisognerebbe piuttosto puntare sullo sviluppo dell’asse ferroviario Valle dell’Adige - Brennero - Valle dell’Inn, in linea con le direttive europee. Il rischio altrimenti è di realizzare una cattedrale nel deserto: vent’anni di cantiere per tagliare fuori Verona dalla tratta degli autotrasportatori, un traffico che sarebbe deviato su Trento in assenza delle strutture necessarie per gestire una tale mole di merci».
Altra grande partita quella dei grandi carnivori. A essere particolarmente critico è Filippo Degasperi (M5S), che accusa il presidente di cercare l’avallo del ministro grillino Sergio Costa in tema di orsi. «Fugatti cerca la protezione de ministro quando la norma provinciale prevede che in caso di manifesta pericolosità dell’animale possa agire autonomamente. Anche se andava nella direzione opposta alla nostra, Rossi ha almeno avuto il coraggio di prendersi le sue responsabilità». In ogni caso Degasperi difende la posizione del ministro Costa: «Bisogna agire per gestire l’orso, non contro l’orso».
Nella stessa direzione anche la riflessione sulla Translagorai: «Ci sono tanti modi per intendere il turismo. Quello del Lagorai è uno dei pochi che si differenzia dagli standard. Noi al momento siamo gli unici a difendere ancora l’originalità del luogo: il centro sinistra ha ideato e finanziato il progetto e ora il centro destra non ha fatto altro che prenderlo in toto». Tensioni in tema di economia anche con il ministro Fraccaro, che aveva denunciato il mancato allineamento di Trentino e Sicilia al piano di taglio dei vitalizi. Una situazione sulla quale Giorgio Tonini si muove cautamente: «Bisogna valutare se è necessario allineare il nostro regime al sistema nazionale. Riguardo i vitalizi la Provincia di Trento ha già fatto molto negli anni passati. Certo se si stabilisce una regola per i parlamentari di Roma si deve fare lo stesso anche con i parlamentari regionali. Il Volkspartei e il Patt hanno chiesto una riflessione supplementare che darà i suoi risultati in tempi brevi».
Ultima in ordine temporale, ma immediatamente schizzata in testa alle priorità di governo, la prevista estensione della flat tax anche alle famiglie. Una proposta a fima leghista che ha messo, a detta di Tonini, il presidente provinciale in grave difficoltà. «Fugatti si è auto contraddetto. Se, come sostiene Salvini, questa misura è un bene per le casse statali, una soluzione che sul lungo periodo porterà addirittura a un aumento del gettito limitando l’evasione fiscale, perché il presidente si è precipitato da Tria a chiedere un emendamento per salvaguardare i conti del Trentino? Un’azione maldestra e rilevatrice del suo vero pensiero: questa manovra porta deficit e la propaganda del vicepremier è fallace. Se così fosse — affonda la lama l’ex senatore — ci avviamo al disastro nazionale e l’emendamento per il Trentino sarebbe come tappare una piccola falla mentre affonda tutta la nave». Infine il tema che più sfugge al controllo del governo provinciale, ma che sul lungo periodo potrebbe risultare uno dei più significativi: la tenuta dello stesso governo nazionale dopo i risultati delle elezioni europee e delle recenti dichiarazioni del premier Giuseppe Conte. «La strana non alleanza tra Lega e Cinque Stelle, sancita dal patto di governo, ha generato un paradosso mai visto prima — analizza ancora Tonini — Due partiti alleati a livello nazionale si sono presentati divisi e avversari alle elezioni provinciali. Stiamo inoltre assistendo a una modificazione dei rapporti di forza». Situazione registrata anche dal grillino Degasperi: «Mi aspetto che il Movimento a livello nazionale riprenda in mano gli impegni che gli sono propri. Il pericolo è che, per paura di far cadere il governo».