Ci sono molte cose in gioco, alle elezioni di domenica prossima. C’è innanzi tutto il futuro dell’Europa. L’Unione europea, sognata da Mazzini nel Risorgimento e poi dagli antifascisti confinati con Altiero Spinelli a Ventotene, fondata con lungimiranza da Alcide Degasperi, costruita con pazienza da Ciampi, Napolitano, Prodi, ha dato a tre generazioni di italiani e di europei la pace, lo sviluppo economico, la solidarietà sociale, la promozione dei diritti, la tutela dell’ambiente.
Giorgio Tonini, 24 maggio 2019
Da tempo, la più grande e ambiziosa costruzione positiva del Novecento rischia lo stallo e la crisi.
Da questa situazione si può e si deve uscire dicendo con chiarezza due cose.
La prima è che nel mondo di oggi non c’è salvezza fuori dall’Europa, come dimostrano le tragiche convulsioni nelle quali si dibatte il Regno Unito, impantanato in una impossibile Brexit, e più in generale la caduta di credibilità dei “sovranisti”, i nostalgici del filo spinato, riuniti da Salvini in quella lugubre adunata di Milano, solo pochi giorni fa.
Ma alla sfida reazionaria dei sovranisti, ecco la seconda cosa da dire con chiarezza, non si può rispondere difendendo lo status quo, come fanno da anni i partiti raccolti, attorno alla leadership di Angela Merkel e della sua Cdu-Csu, nel Ppe.
Il sogno europeo si salva cambiando, riformando l’Unione, il sistema delle sue competenze e i meccanismi del suo funzionamento.
Abbiamo bisogno di meno dispute sul calibro delle zucchine e di una vera devoluzione ad un’autorità federale della politica estera e di difesa, della sicurezza delle frontiere esterne e della lotta al terrorismo e alla grande criminalità, delle politiche sull’immigrazione e la cooperazione allo sviluppo.
Abbiamo bisogno di un bilancio europeo più robusto, alimentato da imposte federali sostitutive di quelle nazionali, che sostenga una politica economica espansiva, che punti alla crescita e all’ occupazione, attraverso investimenti nelle infrastrutture, nella ricerca, nella formazione, nella riconversione dei lavoratori dei settori in crisi.
Per questo abbiamo bisogno, nel prossimo parlamento europeo, di una forte presenza dei democratici e socialisti, a cominciare dal Pd: gli unici che possono spostare il baricentro delle politiche europee nella direzione del rafforzamento federale dell’Unione europea.
Ed è per questa ragione, tutta europea, che vi chiediamo di votare e far votare la lista del Partito Democratico: una lista ricca di personalità di grande autorevolezza, a cominciare dal nostro Roberto Battiston, un trentino che si è fatto apprezzare in Italia, in Europa e nel mondo, per le sue doti di scienziato e di manager della ricerca. Rimosso dalla direzione dell’Agenzia spaziale italiana dal governo Salvini-Di Maio, che antepone la fedeltà di partito alla competenza e al merito, ha dato al nostro segretario nazionale, Nicola ZIngaretti, la sua disponibilità a candidarsi come indipendente nella lista del Pd.
Grazie alla sua notorietà, ben oltre i confini della nostra provincia, Battiston è il primo Trentino, dopo molti anni, che ha una concreta possibilità di entrare nel parlamento europeo. Non sprechiamo questa grande occasione.
Accanto alla preferenza a Battiston, potete, se volete, esprimere altre due preferenze (purché sempre di genere diverso: una donna e un uomo, o due donne e un uomo, o due uomini e una donna). A cominciare dal capolista, Carlo Calenda, la lista del Pd è ricca di personalità eccellenti tra le quali scegliere.
Domenica prossima è in gioco anche un po’ del futuro dell’Italia e del Trentino.
Si vota infatti anche in due collegi (su tre) della Camera dei deputati, per così dire “liberati” da Fugatti e Zanotelli, passati in Provincia. Abbiamo così l’occasione di dire la nostra sul governo nazionale e, sia pure indirettamente, sulla giunta provinciale.
Un nuovo successo della Lega Salvini rafforzerebbe quel partito e quel leader in Italia e in Trentino. Una vittoria nostra sarebbe un primo, importante segnale di inversione di tendenza, accelerando la costruzione di un’alternativa credibile ad un governo, come quello leghista-grillino, in evidente stato confusionale e che sta mettendo a serio repentaglio il futuro del nostro Paese.
Per questo importante obiettivo, abbiamo lavorato con pazienza alla ricostruzione di una coalizione ampia, di centrosinistra autonomista, che abbiamo chiamato, tutti insieme, Alleanza democratica e autonomista.
E abbiamo individuato, insieme ai nostri alleati, due candidate di prim’ordine: entrambe all’insegna del rinnovamento, ma nella valorizzazione della competenza e dell’affidabilità.
Sono Giulia Merlo, 31 anni, avvocata e giornalista, dunque una giovane già esperta, candidata nel collegio di Trento, Rotaliana, Valle di Cembra, Valle dei Laghi, Altopiano della Paganella, Valle di Non e Valle di Sole.
E Cristina Donei, insegnante e a lungo amministratrice, prima procuradora del Comun General della Valle di Fassa, candidata nel collegio di Pergine, che comprende tutta la Valsugana, le valli di Fiemme e Fassa e il Primiero.
Votare per Giulia e Cristina è semplice, perché sono candidate in un collegio uninominale. Basta quindi barrare una croce sul loro nome o sul simbolo dell’Alleanza democratica e autonomista.
Le ultime ore prima del voto sono quelle decisive. Tanti, tanti elettori decidono se andare a votare e come votare all’ultimo momento. È quindi necessario uno sforzo straordinario da parte di tutti noi, per contattare e convincere i nostri familiari, i nostri amici, i nostri colleghi di lavoro, compagni di scuola o di associazione, tutte le persone che conosciamo e anche quelle che non conosciamo e che possiamo comunque incontrare.
Mettiamocela tutta, tutti uniti, tutti insieme. Poche ore possono essere decisive per il futuro di tutti noi.
Buona campagna elettorale e buon voto.