La Giunta provinciale ha scelto di affrontare il tema della semplificazione burocratica nel modo sbagliato. Con una proposta di legge nella quale c’è un po’ di tutto, un insieme scomposto di modifiche e qualche “contentino” qua e là. Semplificare non vuol dire derogare ed introdurre una serie di eccezioni alla regola. Facendo così si premiano i furbi, mentre una buona Amministrazione valorizza il merito.
Alessandro Olivi, 16 maggio 2019
La semplificazione, quella vera, è un obiettivo necessario ma va perseguita con coraggio. Serve innovazione e non un ritorno al passato: serve un patto di fiducia con i cittadini e le imprese.
Un nodo cruciale è quello che riguarda gli appalti. In questo senso, reintrodurre la regola prevalente del prezzo più basso, significa mortificare le competenze di un sistema integrato come il nostro, nel quale l’impresa, le parti sociali e l’amministrazione concorrono – ciascuna per le proprie prerogative – allo sviluppo di un modello in cui la domanda pubblica di beni e servizi crea una filiera di valore sia economico che sociale.
Limitarsi ad affermare che chi fa il prezzo più basso vince, vuol dire in un sol colpo abbassare la qualità dei servizi, svilire le competenze, disinvestire sul lavoro.
All’ultimo poi il pressing delle opposizioni e di alcune categorie ha impedito che sotto l’insegna della semplificazione venisse reintrodotta una norma che favoriva le seconde case.
Non c’è visione, ma una politica fatta di spot e rattoppi.
Altro che cambiamento, qui si rischia la restaurazione!