Più ricerca significa più futuro: un patto fra scienza e politica

Eravamo il paese di Leonardo, Galileo,  Fermi, Carlo Rubbia e Rita Levi Montalcini,  e siamo diventati il paese dei “questo lo dice lei!”, delle fake news, in cui qualunque sciocchezza è in grado di influenzare le scelte politiche.
Roberto Battiston, "Democratica", 17 maggio 2019

L’ Italia non merita tutto questo!

Nei miei anni all’Agenzia Spaziale Italiana ho potuto verificare quanto il nostro Paese sia rispettato e possa contare ai tavoli europei: quando mettiamo in campo competenza e chiarezza di obbiettivi è possibile competere e collaborare, fare l’interesse nazionale ma nello stesso tempo contribuire a far crescere l’Europa. Siamo leader nei principali progetti spaziali dell’ ESA e nel periodo 2016-2018, il ritorno industriale del settore spaziale ha superato l’ investimento nazionale in Europa di 3 punti percentuali, pari a circa  90 M€ all’anno.

Le sfide davanti a noi sono molte e decisive: sta all’alleanza tra una buona politica e una scienza autorevole affrontarle e l’appuntamento europeo è l’occasione per decidere il ruolo ed il peso dell’ Europa nel contesto internazionale.

La ricerca scientifica è una delle attività umane più alte e ma allo stesso tempo  più democratiche. Se hai l’idea giusta, non importa chi sei, ma per averla devi sapere, devi capire, devi conoscere.

La democrazia è un esercizio di sovranità del popolo: tutti i cittadini non solo sono  proclamati uguali, ma devono anche essere messi in grado di esserlo.

L’educazione, la formazione, la crescita delle competenze  sono la strada privilegiata della uguaglianza sostanziale, l’ascensore sociale che nel nostro Paese si è bloccato.

Dobbiamo puntare ad  una crescita sociale ed economica che sia basata su parametri che siano quantitativi, ma anche qualificati da sostenibilità, ambiente, lavoro buono, cura per le persone e per il pianeta. Tutto questo ha bisogno di conoscenza.

Quale patto possiamo riscrivere fra la politica e la scienza?

La politica deve rispettare l’indipendenza della scienza e tornare ad ascoltarla sui grandi temi da cui dipende il nostro  futuro. D’altra parte  gli scienziati  debbano essere in prima linea nella discussione sulle questioni come: cambiamenti climatici, intelligenza artificiale, futuro del lavoro e della distribuzione delle risorse. Siamo l’unico grande paese industriale il cui governo non abbia una propria struttura di consulenza scientifica!

Quando ero all’università si parlava molto dell’ impegno degli intellettuali: poi abbiamo incominciato a trovarlo meno interessante, l’accesso all’informazione in rete ha, spesso non  in meglio, cambiato tempi e modi con cui la società discute e la politica ha perso interesse a confrontarsi seriamente con la scienza.

Di fronte al dilagare di atteggiamenti antiscientifici,  di una informazione superficiale o addirittura falsa, è  il caso di tornare nelle aule e nelle piazze con la voglia di affrontare le grandi sfide del Paese e del pianeta utilizzando la conoscenza e la razionalità del metodo scientifico per individuare e sostenere le strategie della politica.

Sostengo  un patto fra politica e scienza che abbia come orizzonte programmatico il nostro competere e collaborare in Europa, attraverso i punti del programma del PD per le Europee,  in particolare:

– la creazione dell’ Istituto Europeo per l’ Innovazione ed il potenziamento dell’ Istituto Europeo della Tecnologia.

– entro il 2021:

  • attuare l’ E-Card dello studente per accedere in tutta Europa a facilitazioni, prestazioni e servizi (alloggi, musei, teatri…)
  • triplicare i fondi per Erasmus+, 45 miliardi nel 2021-27
  • entro il 2024 riconoscimento reciproco di tutti i titoli di studio europei;
  • entro il 2030 raggiungere in tutta Europa :
  • il 50% di laureati;
  • una dispersione scolastica sotto il 5%;
  • i servizi educativi per i bambini: il 50% tra 0-3 anni e il 100% tra 3-6 anni;
  • il 5% del Pil dedicato alla ricerca.

Platone pensava che solo i sapienti dovessero governare.

Nel Piano per l’ Italia del PD, l’istruzione è uno dei tre punti fondamentali da cui fare ripartire il  Paese e formare la futura classe dirigente.  E’ una scelta decisiva per la democrazia: coloro che governano non solo devono debbano potersi riferire ad  una scienza autorevole e libera ma anche promuovere la cultura scientifica ed in generale l’educazione, per rendere veramente sovrani i cittadini di una moderna  società democratica.