Giulia Merlo (Pd, sostenuta da una coalizione di centrosinistra), Martina Loss (Lega, sostenuta da una coalizione di centrodestra) e Lorenzo Leoni (Movimento 5 stelle) si sfidano sul collegio di Trento per un posto che vale l’ingresso alla Camera dei deputati. Il seggio è quello lasciato libero dalla leghista Giulia Zanotelli, poi eletta in Provincia e nominata assessora nella giunta Fugatti. Qui si sfidano su immigrazione, Autonomia speciale e futuro del capoluogo.
D. Baldo, "Corriere del Trentino", 14 maggio 2019
TRENTO Accoglienza, sicurezza, autonomia: la declinazione di questi temi restituisce la visione di società dei tre candidati sul collegio di Trento in corsa per le elezioni suppletive del 26 maggio — Giulia Merlo per l’Alleanza democratica autonomista, Martina Loss per la Lega e Lorenzo Leoni per i 5 Stelle — e sintetizza le loro posizioni sulle politiche che andrebbero a sostenere una volta eletti in Parlamento. Posizioni diverse, spesso contrastanti, che si evidenziano anche sull’idea di città: Trento crocevia di culture, aperta al cambiamento, città alpina che dovrebbe puntare sulla sostenibilità, città «eterna incompiuta» che non sa definire il proprio futuro.
Il futuro di Trento
«Il capoluogo — spiega Giulia Merlo — esprime enormi potenzialità che andrebbero considerate maggiormente. È il centro culturale, accademico, della ricerca, capace di attirare talenti anche da fuori provincia, che andrebbero valorizzati. È crocevia tra nord e sud ma anche sintesi del rapporto tra città e valli. Su questa vocazione — sottolinea la candidata — si è investito molto negli anni e la prospettiva non può che essere questa: una città sbarrierata culturalmente, capace di accogliere e allo stesso tempo di rappresentare le istanze dei territori». Per Lorenzo Leoni, «Trento dovrebbe puntare sulla sostenibilità». Quindi un servizio di trasporti pubblici gratuito e a immissioni zero, città smart, fibra ottica: «Puntare su questo significa puntare sulla qualità della vita: aumenta la fiducia del cittadino e diminuisce il senso di insicurezza». Martina Loss fotografa la realtà del capoluogo a tinte fosche: «L’amministrazione comunale non ha saputo affrontare i problemi, non ha una visione, tutto è in sospeso. Dalla revisione del Piano regolatore al Piano strategico sul Bondone fino a quello turistico». Ma per la candidata della Lega rimangono in sospeso anche le domande dei cittadini: «C’è attendismo sul fronte del degrado urbano, su quello della sicurezza. Il sindaco — osserva Loss — avrebbe la possibilità di intervenire con gli strumenti che gli sono affidati dal Decreto sicurezza, ma questi strumenti sono inutilizzati».
Immigrazione
Torna quindi il tema sicurezza-accoglienza. «È però fuorviante collegare la sicurezza soltanto alla presenza sul territorio dei migranti — sostiene Giulia Merlo — e parto dal presupposto che la sicurezza si garantisce con la prevenzione. Non con il terrorismo psicologico che alimenta la paura, non con la legittima difesa. È lo Stato che deve tutelare i cittadini». Condanna la strumentalizzazione del tema ad uso della propaganda elettorale e mette in evidenza le contraddizioni: «La giunta leghista taglia sull’accoglienza, soprattutto su quella diffusa. L’effetto — osserva Merlo — è la concentrazione dei richiedenti asilo a Trento, senza più i corsi di lingua italiana e formazione, senza fare nulla: questo è il terreno su cui possono germogliare fenomeni criminali. Il paradosso è questo: il taglio all’accoglienza aumenta l’insicurezza». Della stessa opinione il candidato 5 Stelle: «Per garantire la sicurezza servono agenti sulle strade. Salvini è ministro dell’Interno — osserva Lorenzo Leoni — che prenda provvedimenti. Invece preferisce gli slogan, utili a strumentalizzare un fenomeno che invece andrebbe gestito». Favorevole all’accoglienza diffusa sul territorio e contrario alla concentrazione di richiedenti asilo nella sola Trento: «La paura generata dalla presenza di poche decine di profughi su un’intera valle è ridicola».
«La Lega — sostiene invece Martina Loss — si è fatta carico delle preoccupazioni dei territori. Dalle valli è arrivato un segnale di indisponibilità all’accoglienza a cui noi abbiamo dato voce. Ben vengano gli stranieri che desiderano integrarsi, ma no a chi porta delinquenza». Ricorda che il Trentino accoglie già molti immigrati: «Persone che lavorano, pagano le tasse. Ma molti profughi sono serviti e riveriti senza dare nulla in cambio alla comunità».
Specialità
Autonomia: anche in questo caso le posizioni dei candidati sono diverse. Martina Loss si difende dagli attacchi che accusano la Lega di centralismo, passata dal federalismo al nazionalismo: «La Lega è nata come movimento per l’autodeterminazione, per noi ogni territorio è indipendente e autonomo, con piena sovranità decisionale». A maggior ragione il Trentino: «La storia dell’autogestione di questa terra è virtuosa, una vocazione che ci impegniamo a tutelare e a difendere, meglio di come l’ha difesa il centrosinistra», e il riferimento è alla definizione di «governo amico»: «Quando governava Renzi si temeva per la nostra specialità — ricorda Loss — tant’è che si è costituita la consulta per “blindare” lo Statuto. Ora a Roma c’è la Lega che a dimostrazione di quanto crede nell’autonomia ha istituito un ministero apposito».
Tesi che però non convince Giulia Merlo: «Purtroppo il Trentino si è scoperto un po’ meno diverso, un po’ meno speciale con l’arrivo al governo della Lega. Quanto conta il piccolo Trentino rispetto al grande Veneto? Quanto conta Fugatti in confronto a Zaia? Il rischio — osserva la candidata — è il discioglimento della nostra autonomia nel mare magnum leghista, sempre meno federalista e sempre più accentratore». L’idea di Giulia Merlo è un’altra: «Penso a un’autonomia intraprendente, che sia laboratorio politico e culturale, fucina di idee e di buone pratiche, fondata sui valori, capace di fare sempre meglio».
«Un’autonomia — secondo Lorenzo Leoni — che però è stata umiliata sia dal centrodestra che dal centrosinistra, intesa soltanto dal punto di vista economico, con i soldi utilizzati a fini di potere. Dico sì a un’autonomia diffusa, che incentivi la partecipazione democratica, che valorizzi le periferie. Ma dico no all’autonomia che ha prodotto la legge scandalosa sui vitalizi, che gestisce le risorse in modo centralista e che stringe o allarga i cordoni della borsa in base alle convenienze e agli amici».