«Le mie competenze per aiutare l’Europa. La solidarietà va difesa»

«È giusto che i cittadini che hanno competenze si impegnino». Così Roberto Battiston ha deciso di candidarsi per il Pd alle europee. Il ricercatore vuole portare a Bruxelles «l’esperienza di 30 anni di ricerca a livello internazionale». Senza dimenticare la solidarietà: «Dobbiamo difendere — dice — la cooperazione internazionale dagli attacchi della Lega».
D. Baldo, "Corriere del Trentino", 14 maggio 2019

 Roberto Battiston, candidato alle elezioni europee per il Partito democratico, ingaggiato direttamente dal nuovo segretario Nicola Zingaretti, porterà in Europa «l’esperienza di 30 anni di ricerca a livello internazionale, di quattro anni da presidente dell’Agenzia spaziale italiana».

Un bagaglio utile per sapersi districare nei palazzi di Bruxelles, luoghi che lei conosce bene.

«Sì, perché il mio lavoro mi ha portato molto frequentemente sui tavoli europei, sia della Commissione che dell’Esa a Parigi, dove ho saputo difendere e sostenere l’iniziativa italiana, ottenendo ottimi risultati. Durante il mio mandato all’Agenzia spaziale abbiamo invertito la tendenza, portando in Italia più risorse di quelle che abbiamo investito in Europa, concludendo alcuni progetti industriali di straordinaria rilevanza».

E come ci è riuscito?

«Attraverso la competenza e la capacità di collaborazione, gli ingredienti indispensabili per farsi rispettare e stimare».

Si spieghi meglio.

«In Europa si deve collaborare e competere allo stesso tempo. Se si compete soltanto, si rompono i rapporti internazionali su cui si basa lo sforzo comune europeo. L’unione fa la forza, in questo caso l’Unione europea fa la forza. È giusto difendere i propri interessi consapevoli però che da soli non si va da nessuna parte, soprattutto se in gioco ci sono sfide globali verso le quali nessun paese da solo può vincere».

Quanto pesa l’Italia in Europa?

«L’Italia è essenziale all’Europa, soprattutto adesso che il Regno Unito è alle prese con la Brexit. Con Francia e Germania diventa il terzo partner più importante, ma per essere rispettati dobbiamo riconquistare la fiducia degli altri Stati membri, con serietà e competenza, mostrando che siamo capaci di contribuire, non soltanto di chiedere».

Dalla cattedra di professore ordinario al Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento, alla corsa per i banchi del Parlamento europeo: cosa l’ha spinta ad accettare la candidatura nelle fila del Partito democratico?

«Da indipendente, ho accettato la candidatura come servizio al Paese. Rendersi disponibili per un incarico come questo dovrebbe essere un dovere oltre che un onore. I cittadini che hanno competenze e che credono nel proprio Paese è giusto che si diano da fare, la mia scelta è stata naturale».

È candidato nella circoscrizione Nord-Est, che comprende il Trentino.

«Anche se per lunghi anni il lavoro mi ha portato all’estero, questa è la mia terra. Una terra che ha una vocazione europea formidabile, una propensione storica all’internazionalismo e alla transnazionalità, crocevia tra nord e sud, laboratorio ideale, esempio naturale dell’Europa che vogliamo costruire».

In questi giorni è impegnato nella campagna elettorale sul territorio. Che Trentino ha incontrato?

«Qui si crede nella ricerca, nell’università, abbiamo centri di ricerca che sono riconosciuti a livello internazionali, siamo capaci di attrarre piccole e medie imprese dall’alto valore tecnologico, studenti e ricercatori da tutto il mondo. Tutto questo deve essere preservato e valorizzato sul tavolo europeo, ed è quello che mi impegno a fare».

Questa terra crede ancora nel valore dell’accoglienza?

«Di più, crede nel valore della cooperazione internazionale e su questo fronte può insegnare al resto d’Italia e all’intera Europa. Questo valore è però oggi sotto attacco dalle politiche della Lega a livello nazionale e locale. Da questo attacco dobbiamo difenderci».

L’ambiente, altro tema all’ordine del giorno. Quale contributo porterà per affrontare la sfida del cambiamento climatico?

«Per risolvere il problema ambientale la scienza e la politica devono lavorare assieme. L’una e l’altra, da sole, non riusciranno a intervenire sulla questione più grande che l’umanità deve affrontare. Anche su questo, saprò fare la mia parte».