Letta riflette sul voto di maggio: «I sovranismi stanno arretrando, l’onda si fermerà al Brennero. Altrove vinceranno gli europeisti. La vittoria della Lega in Trentino è stato un momento di svolta. Per me è stato un momento doloroso. Questa Provincia ha sempre rappresentato un punto di riferimento fondamentale per riflessioni europeiste, riformiste, autonomiste, e per l’attenzione ai valori della solidarietà.»M. Montanari, "Corriere del Trentino", 9 maggio 2019
Dal 2014, Enrico Letta ha scelto la prospettiva dell’osservatore. Dal suo ufficio della Scuola di Affari Internazionali del SciencePo di Parigi ha scrutato l’Italia mentre si consegnava nelle mani di Lega e Movimento 5 Stelle; dalle città italiane, che sta girando per presentare il suo nuovo libro («Ho imparato», Il Mulino, 15 euro), guarderà a Bruxelles, attento all’esito delle elezioni europee. Un risultato che nei suoi pronostici è segnato dal brusco arretramento dei sovranismi. Eccetto in Italia. La tanto acclamata rivoluzione nazionalista in Europa «si fermerà al Brennero». Lo dice con un tono di voce che non dà segni di incertezza.
L’ex Primo Ministro si trovava ieri a Trento per affiancare lo storico collega di Parlamento, Lorenzo Dellai, nel battesimo della scuola di formazione politica «Codice Sorgente», appena fondata dall’ex governatore. Una scuola che vorrebbe mettere nelle mani delle nuove generazioni il compito di «generare la produzione di valori democratici e di idee per il futuro dell’Autonomia». «Ahimè, bei tempi quelli…», commenta Dellai. Il sospiro rende evidenti gli ultimi strascichi di rammarico per la vittoria leghista alle elezioni provinciali di ottobre. Vittoria capace di spazzare via, in una sola folata di vento, vent’anni di governo del centrosinistra autonomista.
Letta, si sarebbe mai aspettato un cambiamento così radicale nel voto dei trentini?
«La vittoria della Lega in Trentino è stato un momento di svolta. Per me è stato un momento doloroso. Questa Provincia ha sempre rappresentato un punto di riferimento fondamentale per riflessioni europeiste, riformiste, autonomiste, e per l’attenzione ai valori della solidarietà. Gli elettori, dopo oltre 20 anni, hanno voltato le spalle a questo sentimento, facendo una scelta diametralmente opposta».
Perché si sono smarriti valori che parevano ormai radicati?
«Bisognerebbe interrogarsi sul perché sia avvenuto proprio in questo momento. In altre fasi politiche la Lega è stata forte, ma in Trentino non era mai riuscita a sfondare. Il fatto che la popolazione abbia promosso le politiche leghiste proprio sulla scia del vento populista, rende la scelta ancora più forte. Ma gli elettori, l’ho imparato, hanno sempre ragione. Vanno capite le ragioni di questo successo».
Nel suo nuovo libro ipotizza che, forse, il fenomeno Salvini non ci sarebbe stato, se alla crisi migratoria di fosse risposto diversamente e per tempo. Anche in Trentino il successo leghista si è deciso su questioni di portata ben più ampia che locale?
«Ci sono molte ragioni di carattere nazionale dietro questo esito elettorale. Il vento soffia nelle vele della Lega, da nord a sud. Tutte le regioni hanno cambiato segno. Ultima la Basilicata. Ci saranno sicuramente ragioni locali, una stanchezza locale, ma credo che il vero motivo della vittoria sia stato nazionale».
Quanto all’Alto Adige, l’accordo tra Svp e Lega, nella formazione della giunta provinciale, segna un cambio di rotta per un partito storicamente allineato al centrosinistra.
«Non ho gli elementi per entrare nel merito di quanto successo in Provincia di Bolzano, ma il ragionamento è sempre lo stesso: stiamo assistendo a una scia nazionale».
Si può frenare in qualche modo questa avanzata?
«Abbandonare definitivamente le strade del passato è sicuramente una soluzione. Gli Italiani non torneranno indietro nelle scelte, nemmeno di fronte a un disastro economico. Serve quindi interpretare le loro paure. E farlo partendo dal terreno delle disuguaglianze, che ha visto alla fine una risposta di destra. Poi serve sbugiardare chi racconta fake news, non abbandonare la rete all’odio di Salvini o dei Cinquestelle, ma dare invece messaggi positivi. Tutto questo soffiare sul rancore si rivolterà ben presto contro Salvini».
Potrebbe già costargli nella sfida per i seggi alle Elezioni Europee?
«Per le Europee mi sembra che il vento sia nelle sue vele e vada molto forte. Il sovranismo vincerà in Italia, dicono i sondaggi. Ma il risultato sarà diverso nel resto d’Europa, dove il 70% darà la fiducia a partiti pro-europei, lasciando l’Italia isolata, insieme a Polonia e Ungheria, nel Parlamento Europeo. Voglio quindi lanciare un messaggio: la rivoluzione europea sovranista tanto sbandierata dai sovranisti nostrani si fermerà al Brennero».
Ha fiducia nel Partito Democratico?
«Sì. Osservo il lavoro importante svolto da Zingaretti e sono fiducioso che il Pd possa fare già il 26 maggio un primo recupero importante».
La stima nei confronti di Zingaretti la sta portando a riavvicinarsi al Partito Democratico, magari anche alla politica…
«Faccio un altro percorso. Voglio però dare una mano, da cittadino, perché mi ritengo molto preoccupato dalla situazione attuale e credo che ci sia bisogno di un’opposizione forte. Mi avvicino al Pd con questo spirito, il capitolo politico è chiuso".
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