Calenda: «Governo, il banco presto salterà. Industria e scuola senza risposte»

Guida la lista del Nordest e si rivolge direttamente alle imprese, alle industrie, alle categorie economiche. Orfane, a suo dire, di una rappresentanza politica («Oggi prevale solo l’assistenzialismo, non c’è attenzione per le politiche industriali»). L’ex ministro Carlo Calenda, capolista del Pd alle prossime europee, osserva le frizioni del governo legastellato con la certezza che l’esecutivo sia ormai prossimo a spirare («Il banco salterà»).
M. Damaggio, "Corriere del Trentino", 8 maggio 2019

 

Sabato ospite a Bolzano (alle 21 al Teatro Rainerum) e domenica a Trento e Rovereto, Calenda arriva in regione sfidando il muro della Lega del Nordest. E al centrosinistra trentino chiede «il ritorno all’unità».

Fino un anno e mezzo fa, su per giù, in cima all’agenda, politica ed economica, c’era un tema: Industry 4.0. Che ne è stato?

«Quella strategia è stata indebolita, l’hanno tagliata di tre quarti. Noi abbiamo investito 30 miliardi di euro in tre anni: era il più grande piano in Occidente e i risultati si sono visti, c’erano. La produzione industriale italiana, tra il 2016 e il 2017, è cresciuta più di quella tedesca, gli investimenti in innovazione sono cresciuti dell’11%. Un grande successo che ha rilanciato una priorità, ma che oggi non pare più interessante».

In seguito a un suo decreto, nel Nordest è nato Smact, il Competence Center che punta su social, mobile, analitycs, cloud e IoT. Quali saranno le sue ricadute sull’economia?

«Io mi ero premunito di firmare tutto in tempo, l’ultimo giorno al ministero ho firmato gli ultimi atti e per fortuna non hanno potuto tagliare quanto previsto. Questa strada è fondamentale e deve essere il nostro pilastro per una crescita che parte dalle eccellenze universitarie e produttive che si mettono insieme e fanno innovazione applicata».

Fino a qualche mese fa il Trentino era una roccaforte del centrosinistra. Lo scorso ottobre la svolta storica con la vittoria della Lega che, seppur con percentuali diverse, è il primo partito italiano anche in Alto Adige. Nella circoscrizione Nordest può contare sul Pd emiliano-romagnolo, ma in Veneto la Lega gioca pressoché in casa. Pensa sia un distretto difficile per il Pd, oppure dopo i primi mesi di governo legastellato è possibile recuperare?

«Io la metto in modo facile: la Lega è diventata uno dei partiti più assistenzialisti che abbiamo visto negli ultimi trent’anni. Cito un dato: il documento di economica e finanza stanzia 133 miliardi di nuova spesa pubblica e, di questa, niente o quasi va ad abbassare le tasse sulle imprese o sulle persone e nemmeno tenta di incentivare gli investimenti industriali. Ancora: sottrae denaro alla scuola. L’esito è che chi studia, lavora e produce è privo di rappresentanza politica. Ed è a loro che, pensando a un buon risultato, si rivolge “Siamo Europa”, la parte più moderata che s’è unita al Pd».

L’estate che ha portato alle elezioni provinciali, in Trentino, ha segnato una frattura all’interno del centrosinistra autonomista che ha perso una componente un tempo decisiva: il Patt. Lei sta ripetendo un concetto: «Uniti si vince». È tempo di rinsaldare le fratture?

«Sì, assolutamente. C’è un punto sostanziale su cui vorrei far riflettere gli elettori del Trentino: questo governo è poco serio. Abbiamo letto e ascoltato dichiarazioni leggere. “Cresceremo del 2%”, ha detto Salvini; “Sarà un anno bellissimo”; ha detto Conte. Sono dilettanti allo sbaraglio: Salvini e Di Maio non hanno mai lavorato un giorno nella loro vita, non hanno mai amministrato niente e nessuno di noi affiderebbe la gestione della propria azienda a una persona che non ha alcuna esperienza. Perché sceglierli quando si candidano per ruoli complicatissimi?».

Zingaretti ha presentato il piano per l’Italia in tre mosse: un intervento da 15 miliardi di euro per ridurre le tasse sul lavoro e le differenze tra i salari; una strategia per ridurre l’impatto ambientale e creare 400mila nuovi posti di lavoro. Di cosa c’è bisogno, in Italia?

«Noi dobbiamo ribadire alcuni principi: le tasse vanno tagliate a chi ha salari bassi e alle piccole e medie imprese; dobbiamo investire sulla scuola perché i dati sulle competenze ci pongono in fondo alle classifiche europee; e dobbiamo riprendere a investire per creare posti di lavoro veri».

Il contratto di governo è arrivato al capolinea?

«La legislatura non si concluderà, ma non per queste schermaglie ridicole. Il banco salterà perché devono fare una manovra da 50 miliardi o ammazzano il Paese».

Il territorio del Nordest è diversificato: l’Alto Adige ha piena occupazione e solidi legami col mercato tedesco, il Trentino ha eccellenze nella ricerca, il Veneto è terra d’impresa. Qual è la ricetta per rafforzare la crescita della macro-regione?

«Il Nordest tiene in piedi il Paese. Ciò che abbiamo fatto con i Competence center è strategico: dobbiamo fare massa critica. Così si cresce».