TRENTO. A fronte di risorse limitate, e di una difficoltà cronica nel reperire medici, ciascuno dei tre candidati ha una sua precisa visione su come dovrebbe declinarsi la sanità pubblica nelle valli. Sotto questo aspetto il territori del collegio della Valsugana presenta un quadro piuttosto composito, con l'ospedale di Borgo nel limbo e la struttura di Pergine, Villa Rosa, che vede ambulatori in crescita e sempre più specializzati. E poi c'è Cavalese, che ha visto da pochi mesi la riapertura del punto nascite. Cristina Donei: «Per me il punto fondamentale è potenziare il Pronto soccorso in ogni valle. Se vogliamo che le persone restino o scelgano di venire a vivere in luoghi periferici dobbiamo garantire servizi sanitari di prossimità. Per Cavalese c'è stata una vera e propria mobilitazione da parte dei cittadini, penso all'associazione Parto per Fiemme ad esempio. Il mio auspicio è che il punto nascite faccia in qualche modo da traino per l'ospedale stesso, rafforzandolo. L'altra cosa che mi auguro è che le donne si rivolgano e si affezionino a quell'ospedale, non parlo solo di chi vive in val di Fassa o in val di Fiemme, ma anche magari di qualche futura mamma della val di Cembra. A questo bisogna collegare il tema dell'attrattività di un territorio: se si hanno servizi sanitari vicini e tutto ciò che serve, la valle diventa sicuramente più attrattiva e si combatte lo spopolamento». Mauro Sutto: «La gestione della sanità trentina è stata una delle gravissime pecche della giunta Rossi. Purtroppo c'è stato un immobilismo politico che chi vive nelle zone periferiche ha vissuto in prima persona: in Tesino il servizio di guardia medica era stato chiuso perché costava troppo. Uno scandalo. Era venuta a crearsi una situazione disastrosa. Lo stesso dicasi per l'ospedale di Borgo, che era un fiore all'occhiello e per il quale abbiamo fatto tante manifestazioni. La giunta Fugatti ha intrapreso un percorso migliorativo, gliene dobbiamo dare atto. Spero che si continui sulla direttrice della riapertura di tutti i servizi». Rosa Rizzi: «Sono mamma di due bambini, e ho partorito in entrambi i casi all'ospedale di Trento perché avevo situazioni molto particolari, ma a parte la mia personale esperienza dico che c'è assoluto bisogno di una sanità vicina ai cittadini, penso innanzitutto al pronto soccorso e alla guardia medica. E anche il punto nascite io lo assimilo al momento del bisogno, poi c'è anche tutta una parte di lungodegenza che si dovrebbe potenziare. Con un migliore coordinamento anche tra gli ospedali si potrebbero mettere in rete le specializzazioni e organizzare meglio il servizio. Le persone nelle valli ci credono, lo abbiamo visto con la grande mobilitazione che c'è stata per il punto nascita di Cavalese».