Battiston: «La candidatura dem? Ero bloccato a Denver e ha chiamato Zingaretti»

«Quando è arrivata la chiamata da Roma ero bloccato all’aeroporto di Denver a causa di una tempesta di neve. Il destino ha voluto che non fossi in volo in quel momento». Anche per un fisico come Roberto Battiston gli eventi della vita, a volte, appaiono governati da una volontà imperscrutabile.
T. Di Giannantonio, "Corriere del Trentino", 13 aprile 2019

 

Nonostante la bufera di neve, per l’ex presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), oggi professore di fisica sperimentale all’Università di Trento, è stata un «fulmine a ciel sereno» la proposta arrivata pochi giorni fa dal neo segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti di candidarsi alle prossime elezioni europee nella circoscrizione Nord-orientale.

Professore, cosa le ha detto Nicola Zingaretti per convincerla ad accettare questa sfida?

«Mi ha colpito molto la volontà inclusiva del progetto. Credo che il programma con cui si presenta il Pd sia un progetto di reale innovazione che mira a cogliere un ampio spettro di contributi. È in questo contesto che mi è stato chiesto di impegnarmi. Ho deciso così di mettere al servizio del Paese la mia esperienza in campo scientifico».

La revoca dell’incarico di presidente dell’Asi ad opera del ministro dell’Istruzione Marco Bussetti non ha influito? Sono passati solo cinque mesi da quando è stato costretto a lasciare.

«Senz’altro. Il tempo che mi prendeva quell’incarico non mi avrebbe consentito di candidarmi. Ora che non ricopro più la carica di presidente ho deciso di impegnarmi in un altro modo per il Paese».

Come interpreta il ruolo dell’Italia in Europa?

«È chiaro che per il tipo di attività scientifica e di gestione di enti di ricerca che svolgo, il mio obiettivo è di riuscire ad allineare l’Italia con i maggiori Paesi europei nel campo della ricerca. In Europa, attraverso l’Europa. Il nostro Paese fa fatica a riportare in Italia le risorse che investe in Europa e questo produce molti effetti negativi. La sfida sarà quindi quello di migliorare e aumentare il ritorno delle risorse. Con i programmi di quadro per la ricerca dell’Ue c’è la possibilità inoltre di sviluppare collaborazioni transnazionali e crescere così in molti ambiti. Mi sono sempre interrogato su come potenziare la capacità di competere del nostro Paese».

Nello specifico, cosa ha in mente?

«Vorrei costruire un ponte tra gli attori della ricerca e quelli che promuovono lo sviluppo economico della nazione. In questo senso il Trentino è un laboratorio e potrà essere un modello di riferimento per la promozione su scala nazionale di questo trasferimento di idee nel mondo della produttività. Dopo un trentennio di investimenti, infatti, la nostra provincia è riuscita a costruire una solida competenza e un grande capitale umano nella ricerca. Penso all’eccellente università di Trento o alle fondazioni Bruno Kessler e Edmund Mach».

Non è semplice però conquistare un seggio in una circoscrizione così estesa. Crede che riuscirà a parlare a tutto il Nord Est?

«Ho percepito sin da subito un grande calore da parte dei segretari provinciali del Trentino e dell’Alto Adige. Sento una fiducia molto forte nei miei confronti e da qui voglio partire per fare tutti i ragionamenti su come incidere nella circoscrizione. Dalla nostra parte avremo anche un capolista molto valido come Carlo Calenda con cui sono già in contatto per raggiungere il migliore risultato».

Quando tornerà in Italia per la campagna elettorale?

«Torno da San Francisco tra due giorni e continuerò ad impegnarmi per la scienza, seppure in un modo nuovo per me».