Il sindaco di Trento contro Fugatti. Scontro con la provincia dopo la previsione dello spostamento in massa dei profughi da Rovereto a Trento. «Trento ha sempre accolto e continuerà ad accogliere, ma siamo preoccupati. Concentrare tutti i migranti in città non è la strada giusta».
C. Bert, "Trentino", 9 aprile 2019
«Trento ha sempre accolto e continuerà ad accogliere, ma siamo preoccupati. Concentrare tutti i migranti in città non è la strada giusta»., dice il sindaco Alessandro Andreatta di fronte al centinaio di richiedenti asilo che la giunta Fugatti ha deciso di trasferire dal campo di Marco di Rovereto (che sarà chiuso) alla Residenza Fersina di via al Desert.
Si tratta dell'ultimo tassello nella direzione del nuovo modello adottato dalla Provincia per i profughi a seguito del calo degli arrivi via mare e soprattutto del taglio delle risorse per i richiedenti asilo attuato dal governo Lega-M5s: profughi non più accolti in modo diffuso sul territorio, ma concentrati in grandi centri, in modo da risparmiare sugli alloggi e sulle spese di gestione. Una promessa fatta dalla Lega in campagna elettorale e oggi mantenuta, con soddisfazione di molti sindaci. «Un errore», secondo Andreatta. «Ospitare i migranti anche in periferia non era solo un modo per sgravare le città di Trento e Rovereto - osserva - ma era la strada per offrire a queste persone una possibilità concreta di lavoro e di integrazione».
«Sia chiaro - prosegue il sindaco - Trento continuerà a farsene carico. Capisco che la Residenza Fersina sia una struttura collaudata e in grado di ospitare più persone rispetto a quelle accolte oggi (anche se l'accordo con la Croce Rossa prevede che i migranti possano essere ospitati anche nei container posti a sud della struttura, ndr), ma accentrando tutti a Trento si perde il vero valore di quello che era stato fatto, ovvero chiamare a corresponsabilità, su questo tema, l'intera comunità trentina. Significa tornare indietro». Un ritorno all'indietro, secondo il sindaco, anche per un altro aspetto che accompagna l'annunciata chiusura del centro di Marco. «La prospettiva di concentrare i richiedenti asilo alla Fersina - spiega Andreatta - è ancora più negativa oggi tenendo conto che prima c'erano una serie di attività che oggi sono state tagliate, a cominciare dai corsi di italiano e dai laboratori».
«Se la legge attuale impedisce ai profughi non possono lavorare, almeno cerchiamo di garantire loro dignità e occasioni di crescita, valorizzando quello che hanno studiato e che sanno fare. Noi siamo pronti a fare la nostra parte con le associazioni». La prospettiva oggi è che i migranti restino alla Fersina fino al momento in cui la loro domanda di asilo sarà accolta o respinta dalle commissioni, ovvero per mesi e mesi, talvolta anche anni.