La consigliera del Partito Democratico Sara Ferrari ha depositato un’interrogazione per sapere per quali ragioni la Giunta abbia inserito il Servizio attività internazionali nella lista delle strutture esposte a maggior rischio di corruzione, obbligando così i suoi funzionari e le associazioni di volontariato che vi si rivolgono ad un penalizzante surplus di burocrazia.
Trento, 28 marzo 2019
Con la delibera n. 83 del 31 gennaio 2019 la Giunta ha inserito il Servizio attività internazionali nella lista delle strutture esposte a maggior rischio di corruzione. Per scelta della Giunta, dunque, e non per le caratteristiche intrinseche della struttura o per un automatismo legato alle attività che questa svolge, il personale del Servizio attività internazionali dovrà, dora in avanti, indirizzare tutti gli interlocutori ad utilizzare una mail unica per le richieste d’informazione, dovrà astenersi da qualsiasi richiesta di confronto e di contatto, dovrà evitare le telefonate, dovrà rispondere “prego, mandi una mail” a chiunque chieda qualsiasi cosa, dovrà astenersi dall’incontrare qualcuno senza appuntamento e comunque, se l’incontro avverrà perché fissato previo appuntamento, il funzionario non dovrà mai incontrare nessuno da solo ma soltanto in presenza di un testimone e provvedendo poi a redarre un verbale dell’incontro.
Un florilegio di burocrazia necessario in ambiti come gli appalti pubblici o i concorsi, ma asfissiante e sovradimensionato per altri che sono non sono più di altri a rischio corruttivo, e che non hanno nel loro storico fatto emergere particolari problematiche in tal senso. “Sorge il dubbio – confida l’assessora Ferrari – che in mancanza di reali e fondati timori legati ad esempio a recenti procedimenti giudiziari, la decisione di inserire il Servizio attività internazionali nella lista delle strutture esposte a maggior rischio di corruzione, sia legata all’infondato sospetto di un quale oscuro comportamento da parte del mondo delle associazioni di volontariato attive nella cooperazione internazionale: un pregiudizio più volte smentito dai fatti e dalla storia sia del Servizio/Ufficio che delle associazioni.” Per questo la consigliera Ferrari ha interrogato la Giunta per sapere su cosa si basi una simile scelta.
IL TESTO INTEGRALE DELL'INTERROGAZIONE
Interrogazione a risposta scritta n.
Inserimento del Servizio attività internazionali nella lista delle strutture esposte a maggior rischio di corruzione e gravità degli impegni e delle ottemperanze alle quali saranno chiamati ora i dipendenti del servizio e i cittadini loro interlocutori
La delibera n. 83 del 31 gennaio 2019 con la quale la Giunta ha approvato il Piano triennale per la prevenzione della corruzione e della trasparenza 2019-2021, ha inserito il Servizio attività internazionali nella lista delle strutture esposte a maggior rischio di corruzione.
Una scelta che la Giunta considera corroborata dalla tipologia delle attività dell’Ufficio, ed in particolare dallo svolgimento dello stesso delle attività previste dalle lettere b) e d) del comma 16 della Legge 6 novembre 2012, n. 190 “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione”. Nello specifico, dunque, dalle attività di “scelta del contraente per l’affidamento di lavori, forniture e servizi, anche con riferimento alla modalità di selezione prescelta ai sensi del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture”, e di “concorsi e prove selettive per l’assunzione del personale e progressioni di carriera di cui all’articolo 24 del citato decreto legislativo n. 150 del 2009”.
La prima perplessità che nasce leggendo i riferimenti normativi appena ricordati riguarda la genericità delle attività che concorrono a configurare il rischio di corruzione. L’affidamento di lavori, servizi, forniture sono infatti attività piuttosto comuni, che molti uffici provinciali svolgono. Una genericità che non è naturalmente un segno di debolezza del dispositivo di legge, che come tale definisce principi e categorie generali, ma che serve piuttosto alla definizione di una macrocategoria che è successivamente bilanciata dalla previsione di un secondo momento, più analitico e più consapevole, nel quale valutare la reale attività quotidiana di questo o quel servizio, e dunque gli effettivi rischi o criticità cui è soggetto.
Da qui la prerogativa della Giunta di scegliere in totale autonomia quali, tra le (tante-tutte?) strutture che svolgono mansioni potenzialmente “a rischio”, vadano poi effettivamente inserite nella lista. E’ così che, giustamente, numerose strutture provinciali che si occupano anche di affidare lavori o selezionare beneficiari, non vengano affatto inserite nella lista delle strutture esposte a maggior rischio di corruzione. E non vengano quindi sottoposte, loro e i loro interlocutori, alla rigida e rigorosa trafila delle prassi comportamentali altrimenti da osservare.
Per scelta della Giunta, dunque, e – si badi bene – non per le caratteristiche intrinseche della struttura o per un automatismo legato alle attività che questa svolge, il personale del Servizio attività internazionali dovrà, dora in avanti, indirizzare tutti gli interlocutori ad utilizzare una mail unica per le richieste d’informazione, dovrà astenersi da qualsiasi richiesta di confronto e di contatto, dovrà evitare le telefonate, dovrà rispondere “prego, mandi una mail” a chiunque chieda qualsiasi cosa, dovrà astenersi dall’incontrare qualcuno senza appuntamento e comunque, se l’incontro avverrà perché fissato previo appuntamento, il funzionario non dovrà mai incontrare nessuno da solo ma soltanto in presenza di un testimone e provvedendo poi a redarre un verbale dell’incontro.
Insomma, un florilegio di burocrazia e iperburocrazia senz’altro doverosa e necessaria in ambiti come gli appalti pubblici, i contratti, le opere pubbliche e i concorsi; ma gravemente asfissiante e piuttosto sovradimensionato per altri che sono certo a potenziale rischio corruttivo (esattamente come tutti), ma che non hanno nel loro storico fatto emergere particolari problematiche in tal senso.
Sorge così il dubbio che, in mancanza di reali e fondati timori legati – ad esempio – a procedimenti giudiziari scattati negli ultimi 5 anni oppure a esposti in procura depositati in tal senso, la decisione di inserire il Servizio attività internazionali nella lista delle strutture esposte a maggior rischio di corruzione, sia legata all’infondato sospetto di un quale oscuro comportamento da parte del mondo delle associazioni di volontariato attive nella cooperazione internazionale: un pregiudizio più volte smentito dai fatti e dalla storia sia del Servizio/Ufficio che delle associazioni.
Tanto premesso, si interroga il presidente della Provincia e l’assessore competente per sapere:
A norma di regolamento, chiedo risposta scritta.
consigliera Sara Ferrari