Lo stralcio voluto da Lega e 5 Stelle dei reati previsti dalla “Legge Mancino” sulla discriminazione e sull’istigazione alla stessa per motivi razziali, etnici e religiosi da quelli che possono comporre la somma di condanne destinate ad impedire alcune candidature, è un gravissimo passo indietro.
Giorgio Tonini, 29 marzo 2019
Come sempre “in cauda venenum”, ovvero nella coda sta il veleno, se è vero com’è vero che nei giorni scorsi - e nel contesto della riforma del Codice penale portata avanti dall’apposita Commissione bicamerale – i Presidenti dei Gruppi di maggioranza della “Lega – Salvini “ e del “Movimento 5 Stelle”, rispettivamente Giuliano Cantalamessa e Michele Giarrusso, hanno presentato all’ultimo minuto e a firma congiunta e fatto poi approvare un emendamento, in materia di “impresentabilità” delle candidature per le cariche pubbliche, che stralcia alcuni reati da quelli che possono comporre la somma di condanne destinate ad impedire appunto alcune candidature.
Si tratta dei reati di diffamazione e, soprattutto, di quelli previsti dalla “Legge Mancino” sulla discriminazione e sull’istigazione alla stessa per motivi razziali, etnici e religiosi.
Si tratta di un gravissimo passo indietro, volto a favorire l’ulteriore radicarsi dell’odio razziale, culturale e religioso in questo Paese; un odio che sta spaccando il corpo sociale contrapponendo gli individui e le istanze che essi rappresentano in un crescendo di intolleranze che preoccupa sempre più; un odio, infine, che il Gruppo consiliare provinciale del Partito Democratico del Trentino respinge con tutta la forza dei propri valori ed al quale contrappone l’urgenza della ripresa del dialogo e del confronto sereno dentro i luoghi della democrazia e della cultura.
Giorgio Tonini - Presidente del Gruppo consiliare provinciale del Partito Democratico del Trentino