TRENTO. A primi posti il Trentino è abituato. Non fosse altro che per la qualità della vita, ad esempio. Ogni anno le relative classifiche ci vedono svettare in alto, molto più in alto di tante altre zone d'Italia. Ma che un'indagine - seria e rigorosa - ci ponga al primo posto per sviluppo economico e attrattività di investitori esterni può già sembrare più strano.L. Petermaier, "Trentino", 12 marzo 2019
Ben altre sono, nell'immaginario collettivo, le "locomotive" di questo Paese: il Veneto, la Lombardia, per fare due esempi macro. Eppure. L'indagineLa "palma" di migliori d'Italia ce la conferisce il Centro di ricerca Einaudi, in uno studio condotto in collaborazione con il Fraser Institute di Vancouver e presentato nei giorni scorsi a Roma, nella sede di Comin & Partners, con conclusioni di Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria.
La notizia è ancora più lusinghiera se si pensa che la nostra provincia (assieme anche all'Alto Adige) è al vertice di questa speciale graduatoria non da oggi, ma un bel po' di anni: per intenderci, anche negli anni della crisi, quando tutti arrancavano.L'analisi comprende quello che in gergo tecnico è definita la "libertà economica". Per comprendere meglio di cosa si tratta, rinviamo alla pagina a fianco, dove il termine è ampiamente illustrato.
La ricerca prende in esame infatti tre periodi: dagli anni Novanta al 2007 (qui la posizione più alta era occupata dall'Emilia Romagna); dal 2008 al 2012, cioè gli anni della crisi (con noi primi); dal 2013 al 2016, gli anni considerati post-crisi (con sempre il Trentino-Alto Adige in testa). In tutti questi anni, il fanalino di coda è sempre stato rappresentato dal tandem Calabria e Sicilia.I parametri seguiti per stilare la classifica sono 38, raggruppati in 11 aree: economia, finanza, società, legalità e sicurezza, energia e ambiente, cultura, mercato del lavoro, infrastrutture, pubblica amministrazione, istruzione e immigrazione.
Lo studio individua un gruppo di regioni che corrono verso la crescita e sono in buona salute (Trentino, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna), un secondo gruppo composto da regioni in netta frenata e che procedono con affanno a ridefinire un percorso di crescita solido (ad esempio Umbria, Marche, Piemonte, Valle d'Aosta e Toscana), un terzo che mostra un potenziale molto alto (ad esempio Liguria, Lazio, Campania) e infine un gruppo di regioni in recessione e con pochi segnali di crescita (ad esempio Puglia, Basilicata, Sicilia, Calabria, Sardegna, Molise). Se da una parte è del tutto evidente la conferma del divario tradizionale fra Nord e Sud del Paese, altrettanto chiaramente si delinea in questi ultimi anni un divario più inedito fra Ovest ed Est d'Italia, con quest'ultima area più veloce e performante.
Non è l'unica sorpresa che emerge dal quadro generale delineato da questa ricerca del Centri Einaudi. Ad esempio, la macro area del Sud è prima rispetto al resto d'Italia per quanto riguarda la voce "sicurezza". Segno che qualcosa sta cambiando nel nostro Paese, che anche la piccola e media delinquenza (fatte salve ovviamente le varie mafie) si sta concentrando in aree tradizionalmente ritenute più sicure. L'indice regionaleL'indice regionale - secondo quanto riportato dal Sole 24Ore - è lo sviluppo su base locale del rapporto del Fraser Institute di Vancouver che confronta le performance dei paesi. L'Italia è solo al 54esimo posto, a pari merito con Nicaragua e Polonia, preceduta da Slovacchia (53esima), Belgio (52) e Filippine (49). La graduatoria della libertà economica premia invece Hong Kong in prima posizione, davanti a Singapore, Nuova Zelanda, Svizzera, Irlanda e Stati Uniti. Per l'Italia la caduta è stata evidente nell'arco di un decennio: nel 2005 occupava la quarantesima posizione.
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