Profughi, via dalle valli trentine

La via trentina all'«accoglienza diffusa» dei migranti è finita. Tanta fatica dell'ex assessore provinciale (talvolta invano) per convincere i sindaci a mettere a disposizione appartamenti e strutture pubbliche inutilizzate, ma alla fine i profughi torneranno nei centri principali della provincia, Trento e Rovereto alla scadenza dei contratti d'affitto.
A. Selva, "Corriere del Trentino", 9 marzo 2019

L'assessorato alle politiche sociali ha già preparato un piano per il taglio del 30-40 per cento degli appartamenti sul territorio provinciale prima dell'inizio dell'estate.

Scelta politica e costi. Il governatore Maurizio Fugatti la spiega così: «Prima di tutto chiariamo che non ci sono più arrivi e che i migranti sono quindi in esaurimento per la conclusione del loro percorso di accoglienza. In secondo luogo abbiamo un problema di costi: da 35 euro si passa a 23 euro e nelle strutture più grandi si possono raggiungere maggiori efficienze.

Infine - aggiunge il governatore - si tratta di una precisa scelta politica, perché nelle picolissime comunità l'arrivo dei migranti ha un maggiore impatto rispetto a quanto avviene nei centri più popolati». Fugatti interviene anche sulla questione dei posti di lavoro: «È un problema che comunque si sarebbe posto nel 2020».

Il piano della Curia.Intanto la Curia sta lavorando, in accordo con la Provincia, per garantire ospitalità a 250 migranti attraverso il Centro Astalli. Anche in questo caso vale il principio che l'accoglienza deve essere garantita a Trento e Rovereto, ma saranno comunque confermate le presenze all'interno delle strutture religiose sul territorio provinciale, spiega Stefano Canestrini, coordinatore del progetto.

Attualmente i migranti in Trentino sono 1.300, numero che entro la fine del 2019 dovrebbe scendere a circa 1.000. L'obiettivo della Provincia è di chiudere - oltre agli appartamenti sul territorio provinciale - anche il campo di accoglienza di Marco e l'ex caserma delle Viote, mantenendo come unica struttura di accoglienza la residenza Fersina di Trento. Solo che attualmente la struttura viene utilizzata per la prima accoglienza, mentre in futuro resterà il punto di riferimento per i profughi assegnati al Trentino per tutto il periodo di permanenza sul suolo provinciale.

Stop a nuovi appartamenti. Altro punto fisso è che non saranno assegnati nuovi appartamenti sul territorio provinciale. La linea della Lega è infatti quella di mantenere i migranti nelle strutture di accoglienza di primo livello, in pratica l'opposto del modello voluto dall'ex assessore, Luca Zeni, che puntava all'integrazione dei migranti distribuendoli a piccoli gruppi all'interno di piccole comunità trentine. Dopo un ultimo picco nel luglio scorso (quanto arrivarono in Trentino 58 migranti) gli arrivi mensili sono sempre stati contenuti tra poche unità e una ventina di persone. E non ci sono previsioni di aumenti. Al contrario le uscite dal programma di accoglienza sono sempre state nell'ordine di qualche decina al mese, in ogni caso sempre superiori rispetto agli arrivi.