Sull’annunciata chiusura del servizio di consulenza psicologica per richiedenti asilo, Maurizio Fugatti fa marcia indietro, costretto a rivedere la sua decisione dopo che l’Azienda sanitaria ha dichiarato ufficialmente di non riuscire a sostituirsi al lavoro delle realtà del privato sociale che dell’assistenza psicologica ai profughi si sono sempre occupate. Una determinazione del dirigente del Dipartimento Salute e Politiche sociali Michele Bardino, firmata il primo marzo, affida nuovamente al Centro Astalli il servizio.
D. Baldo, "Corriere del Trentino", 11 marzo 2019
Successivamente alla decisione del governatore, che imponeva la soppressione del sostegno psicologico dal mese di marzo, «l’Azienda provinciale per i servizi sanitari, chiamata a subentrare nella presa in carico per il servizio di supporto psicologico degli ospiti del progetto di accoglienza ritenuti vulnerabili, in considerazione che gli stessi sono iscritti al servizio sanitario provinciale, ha rappresentato delle difficoltà organizzative ad erogare il servizio richiesto nei confronti di 70/80 persone».
L’impossibilità da parte dell’Apss di erogare il servizio richiesto è dichiarata all’interno della determinazione dirigenziale, che prosegue così: «L’amministrazione provinciale, nelle vesti del direttore generale e del presidente della Provincia, valutate le difficoltà dell’Apss, ha acconsentito a garantire la continuità del servizio di supporto psicologico nell’ambito del contratto di appalto aggiudicato al Centro Astalli Trento Onlus».
Una retromarcia significativa che ha obbligato il governatore a tornare sui suoi passi rispetto al perentorio scadenzario nel dicembre scorso, quando annunciava il giro di vite sul finanziamento dell’assistenza ai richiedenti asilo a partire dai primi mesi del 2019. Il servizio psicologico sarà prorogato, sicuramente fino al prossimo mese di ottobre, quando l’Azienda sanitaria riuscirà a organizzarsi e farsi carico direttamente dei pazienti.
L’amministrazione provinciale, nel decidere la soppressione del servizio, non ha infatti considerato che i richiedenti asilo godono del diritto alla salute, possiedono la tessera sanitaria, e possono accedere alle cure psicologiche garantite dal sistema sanitario. In mancanza di una progettualità, finanziata dalle risorse che spettano ad ogni richiedente asilo, paga in ogni caso la Provincia. Ma il giro di vite è stato nazionale, voluto dallo stesso ministro dell’interno Salvini che ha deciso di non riconoscere più la consulenza psicologica come spesa ammissibile, così che alle amministrazioni regionali e delle Province autonome non è riconosciuto alcun rimborso.
Fugatti credeva possibile che l’annullamento del servizio eliminasse la richiesta, ma così non è stato e di questo se n’è accorta l’Azienda sanitaria. Impossibilitata a far fronte a un numero elevato di casi e impreparata ad assicurare un sostegno psicologico adeguato, ha dichiarato la p