«La porta è aperta e si può ragionare». L’atteso incontro di ieri tra i rappresentanti della Provincia, dell’Arcidiocesi e del Centro Astalli apre nuove prospettive per la gestione dei migranti in Trentino.
"Corriere del Trentino", 9 marzo 2019
Un dialogo a porte chiuse durato quasi un’ora e mezza tra il presidente Maurizio Fugatti, il vicepresidente Tonina, il direttore generale Paolo Nicoletti, il responsabile del Dipartimento Salute e Politiche Sociali Michele Bardino, il referente del Cinformi Pierluigi La Spada, il delegato dell’area testimonianza e impegno sociale don Cristiano Bettega, il referente per la pastorale missionaria e delle migrazioni della Diocesi Roberto Calzà, Stefano Graiff e Stefano Canestrini, presidente e coordinatore del Centro Astalli, dal quale non escono dati concreti ma delle nuove prospettive di sviluppo.
«Non siamo usciti con una soluzione in mano come pensavamo ma c’è la volontà di recepire le reciproche attese — commenta a caldo don Bettega —. Utilizzando una metafora, la Provincia ha aperto la porta e l’ha lasciata aperta, e noi siamo entrati. Ora sta a noi capire come arredare lo spazio che abbiamo». Lo spazio in discussione è quello dell’accoglienza ai migranti, i cui servizi sono stati fortemente ridotti da parte dalla giunta Fugatti in applicazione delle nuove normative nazionali. Quello di ieri è stato definito «un buon punto di partenza» da parte di Stefano Canestrini. «Entrambe le parti in causa cercano di trovare una soluzione per risolvere la stessa questione. Da parte di tutti i soggetti c’era la volontà di trovare un punto di incontro. Ora è tempo di limare una serie di questioni tecniche nel rispetto della legalità». Una posizione confermata da Fugatti: «Da parte nostra c’è la volontà di trovare un accordo e gestire le problematiche relative all’accoglienza comunque nella direzione auspicata». La prossima settimana avrà un luogo un ulteriore incontro tra i tecnici di tutte le parti in causa per cercare di trovare delle soluzioni effettive dal punto di vista legale, tecnico e burocratico.
Ma quali le possibilità in discussione? «La nostra proposta è dare in offerta una serie di strutture dal punto di vista dell’accoglienza, una soluzione che ci consenta di mantenere i servizi di qualità, pur assorbendo la riduzione delle risorse derivanti dai nuovi ordinamenti nazionali — spiega Canestrini —. Preso atto di queste riduzioni, invece che andare a incidere sui servizi, i quali a loro volta hanno ricadute sulla parte occupazionale, vogliamo cercare di mantenere il sistema abbattendo gli altri costi». La Chiesa e Astalli andrebbero dunque a supplire all’ente pubblico, chiedendo il trasferimento dei contributi e della gestione dei migranti per cercare di riassorbire nei progetti di accoglienza circa 206 persone, soprattutto uomini, che ne stanno venendo gradualmente esclusi. Al tempo stesso l’iniziativa dovrebbe garantire l’occupazione per almeno alcuni degli operatori del settore, oggi in manifestazione in Piazza Pasi. «Di fatto chiediamo di andare avanti su una serie di progettualità che già ci sono — chiarisce ulteriormente Canestrini —.
Buona parte di queste persone sono già accolte in canoniche o in ordini religiosi. Vogliamo proseguire in questa direzione e allagare ad altre persone utilizzando le stesse sistemazioni, ottimizzandole ed eventualmente aprendone altre a Rovereto o Trento». La fattibilità dipende dalle mediazioni che avranno luogo la prossima settimana. Nel frattempo, qualcosa già si muove sull’altopiano di Lavarone e a Vezzano. Sette delle 24 richiedenti asilo nigeriane per le quali la Provincia aveva disposto il trasferimento potranno restare, ospitate in una canonica, e quattro pakistani troveranno ospitalità in una canonica di Fraveggio.