Parla al plurale perché, sottolinea, «la mia vittoria è la vittoria di una intera squadra». E a poche ore dalla proclamazione dei risultati delle primarie, la neo segretaria del Partito democratico Lucia Maestri traccia già le linee sulle quali i dem dovranno muoversi. Con un occhio puntato al primo vero obiettivo: le elezioni di maggio. Europee ma soprattutto suppletive.
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 5 marzo 2019
«Dobbiamo provare a costruire una coalizione più larga rispetto al passato, guardando anche al mondo del volontariato e della cooperazione» avverte Maestri, che ribadisce un concetto fissato alla vigilia della tornata elettorale del fine settimana. Tendendo la mano — anche in questo caso confermando la direzione già indicata — al Partito autonomista, che celebrerà il proprio congresso alla fine di questo mese: «Siamo pronti a ritessere i rapporti con il Patt» assicura la neo segretaria, che nella sfida alle urne ha superato il giovane sfidante Alessandro Dal Ri (5.277 voti a 4.912).
Maestri, partiamo dall’affluenza: a livello nazionale e a livello locale il numero di persone che si è recato alle urne per le Primarie del Pd è stato superiore alle aspettative. Si temeva un flop e invece gli elettori hanno risposto. Soddisfatta?
«Il dato relativo all’affluenza è straordinario. Ci aspettavamo un milione di voti a livello nazionale e una conferma, a livello locale, dell’ultima tornata. Invece le cifre sono state molto superiori. Una bella sorpresa che ovviamente ci rende felici: si tratta di un atto di fiducia da parte dei cittadini a cui ora dobbiamo guardare con responsabilità e concretezza».
Il Pd è arrivato a questo appuntamento con le ossa rotte, sia a livello nazionale che locale. Chi sono le persone che vi hanno dato fiducia in queste Primarie?
«Credo che alle urne si sia recato un popolo variegato. Non hanno partecipato alle Primarie solo elettori del Pd: penso che abbiano voluto dare il proprio contributo anche quelle persone che fanno riferimento a una tavola di valori lontana da quella di chi oggi è al governo. Hanno mandato un messaggio chiaro: ci hanno detto che un’altra Italia c’è, un altro Trentino c’è. Un Paese che vuole essere preso in considerazione».
Della vittoria di Zingaretti cosa pensa?
«Era nelle cose. Era il candidato favorito anche per la sua capacità di coinvolgere i territori, di tessere tele larghe. Non solo. La concretezza dell’amministrare è il sale della politica e da lì è ripartito».
E ora?
«Ora si riparte su una direzione nuova. Ovviamente, sul fronte delle alleanze, il Pd dovrà guardare anche fuori dai confini delle coalizioni passate. Attingendo a piene mani dal progetto di Calenda. Sono fiduciosa».
Passiamo al livello locale. Come ha accolto la notizia della sua vittoria?
«Innanzitutto la mia vittoria è la vittoria di una squadra, che ha lavorato intensamente sul territorio. Questa è stata la ricchezza di questa esperienza. Sapevamo di avere davanti una sfida difficile: Dal Ri poteva spendere la carta della discontinuità generazionale e aveva sostegni forti. Ma anche noi avevamo dei sostegni, nati durante il cammino. Siamo contenti, è evidente. Ma consapevoli che non si vince da soli».
L’obiettivo è l’unità?
«Ce lo hanno chiesto in tutti gli incontri. E io sono d’accordo».
A maggio si torna al voto. Come si dovrà muovere il Pd soprattutto sul fronte delle suppletive?
«Per le suppletive possiamo provare a costruire una coalizione più larga, dialogando con le forze che hanno condiviso con noi il percorso in questi anni ma guardando anche oltre, a quel mondo del volontariato e della cooperazione che crede nella nostra stessa tavola valoriale».
E con il Patt dialogherete?
«Attendiamo il loro congresso. Ma siamo pronti a ritessere i rapporti: lo abbiamo sostenuto prima delle Primarie e lo confermiamo».
Nel frattempo in Trentino non si placa il dibattito sul tema dell’accoglienza: don Farina ha proposto di chiudere le chiese se verrà confermato il trasferimento da Lavarone delle 24 donne nigeriane. È d’accordo?
«Rispetto il dibattito ecclesiastico e mi piace che la Chiesa prenda posizione su questioni importanti. Ma vorrei tenere distinti i piani ecclesiastico e politico, anche se non possiamo non rilevare che il caso di Lavarone è uno sfregio al principio dell’accoglienza. Non ha senso azzerare progetti positivi come questi per concentrare le persone in un unico posto pensando “Così magari va meglio”. Non è in questo modo che si agisce: l’unica strada veramente percorribile è proprio quella di proseguire con questi piccoli progetti di integrazione».
Franco Panizza lo mette subito in chiaro: «Non spetta a me esprimere una posizione politica sui rapporti tra Patt e Pd». Del resto, l’ex parlamentare sarà alla guida del partito ancora per una manciata di giorni: poi, il 24 marzo, gli autonomisti sceglieranno il nuovo segretario (tre i candidati: Simone Marchiori, Carlo Pedergnana e Roberta Bergamo). Ma in attesa di conoscere chi prenderà il posto più importante del partito, è di Panizza il compito di esprimere un giudizio sull’esito delle Primarie dei democratici. A partire dall’affluenza sopra le aspettative. «Quando la gente partecipa alla definizione delle scelte politiche — osserva il segretario uscente — è sempre un bene, perché significa che le persone si fanno parte attiva nella scelta di chi poi dovrà rappresentarli». Panizza, dunque, si dice «contento» dell’esito delle Primarie. Soprattutto in Trentino, «un territorio che ha bisogno di rimarcare le differenze». In questi giorni, Panizza ha sentito sia Maestri che Dal Ri. E da entrambi ha avuto la conferma della volontà di un dialogo con il Patt. «Prendo atto — commenta il segretario — che si voglia aprire il confronto con noi: una volontà che mi è sembrata più forte da parte di Lucia Maestri, che viene anche da esperienze passate di coalizione». E il Patt cosa risponde? «Siamo alla vigilia di un congresso, lo decideranno i nuovi vertici. Una fase è chiusa, questo è nei fatti. E ora bisogna aprire altre fasi. Vediamo: il fatto che ci siamo riposizionati non vuol dire che non vogliamo dialogare con nessuno».
E a invocare un confronto con la nuova segretaria del Pd, questa volta in tempi brevi, è Futura 2018. «Questo lungo fine settimana — scrive il movimento — ci racconta un’Italia che partecipa, che ama che lotta. La grande manifestazione di Milano e l’affluenza delle primarie danno un messaggio che la politica deve raccogliere. È un messaggio di speranza e di attaccamento ai valori fondamentali della Costituzione. Anche in Trentino siamo pronti per ritornare a essere un’alternativa. Insieme. Per questo facciamo le congratulazioni alla nuova segretaria del Pd chiedendole di trovarci quanto prima per lavorare insieme».
E guardano al futuro anche i Verdi. «Il risultato delle Primarie — si legge in una nota — frutto di una grande partecipazione popolare, insieme alla manifestazione antirazzista di Milano, è il segnale di una ripresa di assunzione della responsabilità di tutti rispetto al presente e al futuro del nostro Paese governato dai sovranisti del centrodestra e dai populisti del Movimento Cinque stelle con azioni politiche scellerate e pericolose dal punto di vista economico, sociale, ambientale e dei diritti umani. Molto resta da fare per ricostruire fiducia, partecipazione, consenso e una rinnovata adesione alla nostra Costituzione. Con l’apporto di tutte le forze politiche che hanno a cuore i valori democratici, antifascisti e antirazzisti, la coesione sociale, l’appartenenza a un’Europa dei Popoli contro i nazionalismi, per la solidarietà e la difesa del pianeta».