Ripartire dopo la batosta elettorale «ricostruendo un tessuto comunitario e coeso». E rilanciando quella «piattaforma di valori ora allentati» da sempre cuore della comunità trentina. A due giorni dal congresso del partito, Lucia Maestri disegna il volto di un Pd trentino che «parte dalla comunità» e che, con la comunità, cammina.M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 1 marzo 2019
Il Pd arriva al congresso in una situazione di difficoltà, con a livello locale un 2018 segnato da pesanti sconfitte alle urne. Girando per il territorio in queste settimane, che partito ha trovato?
«La situazione del Pd è quella di un partito che ha subito una sconfitta. Ma che vuole ricominciare. Ho trovato motivazioni forti per riprendere un cammino fatto di concretezza. E ho percepito una richiesta forte di unità».
Quali sono i capisaldi della sua mozione?
«La mozione poggia sulla nostra Autonomia. Credo sia necessario ripartire dalla comunità e con la comunità. Dal fare e dal saper fare. Per questo nella mia lista ci sono molti amministratori, tanti giovani ma anche meno giovani, che nei loro territori ogni giorno danno risposte concrete ai cittadini. E disegnano così un brano di futuro. Ma in squadra ci sono persone del mondo della ricerca, della cultura, della sanità: tante competenze per guardare alle prossime sfide».
Il Pd dovrà provare a contrastare il vento leghista. Una sfida che potrà essere vinta?
«C’è un vento leghista e sovranista che arriva anche dall’Europa. E che è molto forte. Come contrastarlo? Dobbiamo ricominciare dalla piattaforma di valori che ci ha sempre caratterizzato. Valori oggi allentati, come la solidarietà, l’accoglienza. Ma che fanno parte della nostra identità. Il Trentino è riuscito a far convivere prospettive antinomiche. E può continuare a essere un laboratorio in questo. Oggi, anche qui da noi, sta prevalendo una dimensione troppo individuale. Noi dobbiamo invece cercare di avviare un lavoro culturale e politico, che punti sul valore della comunità, dello stare insieme e del non considerare l’altro come un antagonista. Questi sono disvalori che non hanno mai trovato casa in Trentino: bisogna ricostruire un tessuto comunitario e coeso, altrimenti non c’è Autonomia che tenga. Il vestito istituzionale diverso non mette al riparo il Trentino da tutto. I disvalori che prevalgono oggi sono il contrario dell’Autonomia».
A maggio ci saranno le suppletive. Il Patt esclude un dialogo con il centrosinistra. Lei cosa ne pensa?
«Aspettiamo l’esito del congresso del Patt. Poi, per quanto riguarda il Pd, la linea mi pare unitaria: nella mia mozione, come in quella di Dal Ri, si sostiene la necessità di un dialogo con il partito autonomista. Non solo: una riflessione va aperta anche con l’Upt, allargando l’orizzonte al mondo del volontariato e della cooperazione per condividere un percorso valoriale comune. Sia chiaro: non penso solo a un cartello elettorale».
E della situazione del capoluogo cosa pensa? Meglio le elezioni anticipate?
«Registro il cambiamento d’assetto. Sarà il nuovo gruppo a dover stabilire delle relazioni con il governo della città, di cui in gran parte ha partecipato. Sono dell’idea che in questo momento più che frammentare il quadro sarebbe più opportuno ricomporlo. Ma tatticamente, forse, i cinque consiglieri considerano giusta questa risposta».
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