Preferisce non addentrarsi nel dettaglio del piano di riduzione degli alloggi destinati ai richiedenti asilo nei Comuni della provincia. Ma su un punto Alessandro Andreatta è chiaro: «Smantellare l’accoglienza diffusa sul territorio per portare tutti i richiedenti asilo nel capoluogo mi preoccupa. Credo che il modello migliore rimanga quello della corresponsabilità di tutte le comunità del Trentino».
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 24 febbraio 2019
La linea tracciata dalla giunta del presidente Maurizio Fugatti, insomma, non convince il primo cittadino del capoluogo. Che già nelle scorse settimane aveva manifestato il suo dissenso nei confronti delle misure adottate dal nuovo governo provinciale in materia di accoglienza degli stranieri e di sicurezza. Tanto da muoversi per sostenere autonomamente l’organizzazione di quei corsi di italiano destinati agli stranieri e stoppati a dicembre dall’esecutivo di Piazza Dante.
Oggi la questione riguarda l’accoglienza. E, nello specifico, la progressiva dismissione degli alloggi affittati sul territorio provinciale per ospitare i richiedenti protezione internazionale in una logica di accoglienza diffusa: un piano, quello pubblicato sul sito del Cinformi in questi giorni, che prevede un taglio di 39 appartamenti entro giugno (di cui 6 in Valsugana e Tesino, 5 in Valle dell’Adige e in Primiero, 4 in Vallagarina), con una riduzione di 159 posti complessivi. Non solo: nella proiezione tracciata a livello provinciale si prevede un calo importante delle presenze da qui alla fine dell’anno. Considerando solo le presenze nei centri di assistenza straordinaria, il trend segna una «discesa» da 1.230 persone registrate al primo gennaio di quest’anno fino a 755 persone prospettate al 31 dicembre, passando per le 995 di luglio e le 875 di ottobre. Aggiungendo anche la rete degli Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), si passa dai 1.379 di gennaio fino ai 904 di dicembre, con cifre intermedie di 1.144 unità a luglio e 1.024 a ottobre.
«Nella scorsa legislatura — ricorda Andreatta — ci si era mossi per favorire l’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale anche negli altri centri della provincia. Una strategia che noi avevamo sostenuto, così come la città di Bolzano, convinti che questo potesse facilitare l’integrazione degli stranieri». Non a caso, prosegue il sindaco, «sul territorio si erano registrati anche numerosi esempi positivi».
Ma la nuova linea, impressa dal governo Fugatti, ha cambiato prospettiva. «Ho l’impressione — conferma lo stesso primo cittadino — che ora la direzione sia diversa. Che si voglia tornare ad accentrare le persone nel capoluogo». I motivi? Andreatta ne abbozza un paio: «Non capisco se alla base di questa decisione ci sia la volontà di “tutelare” le comunità dei centri più piccoli o piuttosto qualche disegno di un maggior controllo dei richiedenti asilo, concentrandoli in pochi luoghi». Sta di fatto, osserva Andreatta, «che questa soluzione è quella che non avremmo mai voluto». Perché, ribadisce il sindaco, «l’accoglienza diffusa rimane il modello ideale. E in Trentino si era iniziato a farla in modo positivo, promuovendo un sistema di corresponsabilità di tutto il nostro territorio, che continua a essere accogliente e solidale». Cosa cambierà dunque per Trento? «Bisognerà capire — risponde il sindaco — le intenzioni. Ma è chiaro che dovremo farci carico di situazioni diverse: ci sono le persone con il permesso di soggiorno, quelle senza residenza, quelle senza permesso di soggiorno, che rischiano di vivere in condizioni difficili, magari sulla strada. Considerato che i rimpatri, oggi, sono pochissimi». Sono questi, gli ultimi, a preoccupare maggiormente Andreatta: «La cosa più pesante per un sindaco è che qualcuno muoia sul suo territorio. Un sindaco deve tutelare tutti, non può disinteressarsi di nessuno. Bisogna garantire dignità». Ma un sollievo, Andreatta, ce l’ha: «Vedo nascere una nuova solidarietà di persone, gruppi, parrocchie, che si mettono a disposizione e che si fanno carico dell’accoglienza. Cresce un bel volontariato».
Di toni opposti il commento di Mirko Bisesti. «Sono ovviamente soddisfatto — dice il segretario della Lega e assessore provinciale — del cambiamento che si è visto nella politica nazionale e provinciale». Un cambiamento, aggiunge, «che ha portato a un drastico calo degli arrivi per le politiche del ministro Matteo Salvini. Grazie a queste misure anche la politica provinciale ha potuto mettere in atto delle azioni conseguenti». Con, appunto, il piano di riduzione degli alloggi destinati ai richiedenti asilo. «Si parte dai piccoli centri — detta la linea Bisesti — per rispondere alle richieste dei cittadini: in alcuni centri la presenza dei richiedenti asilo aveva creato dei problemi. Con questo piano i problemi verranno quantomeno attenuati». Nessun pericolo di alte concentrazioni in città, assicura infine il segretario del Carroccio: «Con il calo degli arrivi e l’aumento dei rimpatri il fenomeno andrà a esaurirsi. Quindi non prevedo problemi: la direzione è quella giusta».