Il Consiglio comunale di Mori - a cui hanno presenziato vari volontari e operatori dell'accoglienza, così come alcuni migranti e pure dei bambini - si è schierato a maggioranza (e con voti favorevoli solo della maggioranza) contro il decreto sicurezza di Salvini.
"Trentino", 21 febbraio 2019
Ne ha chiesto - per quel che conta, cioè all'atto pratico-istituzionale pochissimo - la sospensione e la successiva modifica (introducendo ulteriori tipi di permessi di soggiorno, ripristinando la possibilità di accoglienza estesa) e domandando contestualmente alla Provincia di mantenere inalterata l'attività del Cinformi.
Critiche le opposizioni, pur condividendo in linea di massima le preoccupazioni umanitarie: per Paola Depretto di Mori Dinamica (professione avvocato) le norme vanno rispettate e la mozione è un nonsenso giuridico per evidente incompetenza del Comune sul tema e per il fatto che non esiste la possibilità di "sospendere" una legge peraltro legittimata dalla firma del presidente della Repubblica (al massimo si può abrogare o modificare), per il presidente del civico consesso Fiorenzo Marzari (Lega) la legge è buona (tant'è che ha promosso una raccolta firme in sua difesa) e opponendovisi oltre che creare un precedente grave si ignorano le misure contenute per la lotta al terrorismo e alla mafia, mentre per Nicola Bertolini e Renzo Colpo (5 Stelle) la mozione non risolve alcun problema e invece, tanto più a livello locale date le caratteristiche del Cinformi, discrimina i non migranti.
Il dispositivo approvato con 10 favorevoli e 4 contrari (assenti nell'opposizione Bruno Bianchi e Cristiano Moiola) impegna sindaco e amministrazione a chiedere al ministro dell'interno di sospendere l'applicazione della legge e aprire un confronto con Anci, Provincia e città italiane nella Conferenza unificata (per valutare «le preoccupanti ricadute in termini economici, sociali e sulla sicurezza»), a sottoporre al ministro dell'interno e al Parlamento la proposta di modifica della legge (ossia introdurre ulteriori tipologie di permesso di soggiorno - da riconoscersi in ragione della partecipazione a corsi di lingua, cultura italiana ed educazione civica, a lavoro volontario, a tirocini o allo svolgimento di attività lavorativa a prova di effettivo inserimento sociale - e ripristinare la possibilità di accogliere anche i richiedenti protezione internazionale che dimostrino di poter avere «requisiti estesi»), a chiedere alla Giunta provinciale di mantenere inalterata l'attività svolta da Cinformi, «che diversamente ricadrebbe sui Comuni, già in grande sofferenza» (un mantenimento ritenuto anche «funzionale a fornire adeguata istruzione ai migranti affinché si conformino ai nostri valori e principi e acquisiscano adeguata conoscenza della lingua e della cultura italiana») e a chiedere che vengano adottati accordi per l'immigrazione regolare con i Paesi di provenienza in base alle esigenze dei Paesi di destinazione.