La manovra ci toglie autonomia

Più che di reddito "alla trentina" si dovrebbe parlare di reddito "all'italiana", o "alla 'tagliana" se vogliamo dirlo "alla trentina". Peccato che non si tratti di una commedia di De Sica, ma della manovra di bilancio della Provincia Autonoma di Trento, e quindi in ultima istanza di servizi pubblici, di destini individuali e collettivi, di persone. Che d'ora in poi saranno un po' più povere, un po' più insicure e un po' più sole.
Alessio Manica, "Trentino", 13 febbraio 2019

 

Nei giorni scorsi è stata votata la prima legge di bilancio della Giunta Fugatti. Se il buongiorno si vede dal mattino, c'è di che essere preoccupati.
In una notte è stata svenduta la nostra Autonomia e la nostra tradizione solidaristica. Ed è per questo che ho votato, convintamente, contro. L'ho fatto innanzitutto per alcune questioni di metodo, perché anche la forma è sostanza. La legge di bilancio non può essere una legge omnibus, perché questioni importanti come le gestioni associate tra Comuni o le condizioni di accesso alle prestazioni sociali meritano un dibattito ampio, nel rispetto delle prerogative del Consiglio e di tutte le sensibilità rappresentate. Stessa cosa dicasi per il tentativo di inserire in questa legge una norma per rendere più snello l'iter di costruzione della Valdastico, riducendo i tempi di partecipazione a disposizione dei cittadini e dei comuni. Per fortuna questa norma non è stata ammessa.

C'è poi molto da dire sul merito e sulle risorse spostate con questa manovra. Certo condivido l'urgenza e la priorità delle risorse per i danni da maltempo, ma c'è modo e modo per reperirle. Togliere queste risorse da altri investimenti strategici per il Trentino è certamente il modo sbagliato. Risorse in meno agli enti locali, risorse in meno per l'agricoltura, risorse in meno alla scuola, risorse in meno addirittura per la sicurezza. Senza dimenticare (e come dimenticarlo?) il taglio delle risorse "regalatoci" dal Governo "amico" di Lega e M5S, 70 milioni in meno, con anche il voto connivente del Presidente Fugatti, all'epoca ancora parlamentare. Arrivo quindi alla decisione di aumentare a dieci anni di residenza il requisito di accesso alle prestazioni sociali e di smantellare l'assegno unico provinciale in favore del reddito di cittadinanza. Lo ho già detto, e lo dico di nuovo: il requisito di 10 anni di residenza è una scelta sbagliata, una vigliaccata, che produrrà nuovi poveri e nuovi esclusi, anche trentini. Creerà più marginalità sociali, e quindi più insicurezza per tutti, con buona pace di chi ha fatto della sicurezza il suo mantra. La sicurezza non si fa con i teaser, si fa con politiche sociali inclusive, che consentano di aumentare la coesione e di creare sviluppo senza lasciare nessuno indietro. Perché lo sviluppo o è per tutti o è aumento delle disuguaglianze. Tra l'altro c'è anche il concreto rischio che questa previsione sia incostituzionale, a riprova della finalità esclusivamente propagandistica ed elettoralistica.

Questa decisione è però grave anche per il danno che fa alla nostra Autonomia. Perché questa legge - con buona pace di chi l'ha fatta approvare e professa autonomismo - è una legge arrendevolmente centralista. In poche ore si sono smantellati decenni di politiche innovative, di affinamenti degli strumenti e di Autonomia responsabile e laboratoriale, per fare nostro uno strumento assistenzialistico come è il reddito di cittadinanza, che incentiverà il lavoro nero e i comportamenti opportunistici, e che sarà pagato a debito dai nostri figli e dai nostri nipoti.

La nostra Provincia ha già gli strumenti per aiutare chi rischia di rimanere indietro, chi è in difficoltà, chi ha meno, chi ha disabilità, chi è solo, chi è anziano. E i nostri strumenti sono di più e migliori di quelli pensati a Roma. Così, cara maggioranza leghista, si è espresso nelle stesse ore in cui voi approvavate questa resa romana (come dicevate voi tempo fa) il Presidente Kompatscher, rivendicando con forza la competenza e la bontà del proprio modello. Bastava chiedersi il perché con l'umiltà del dubbio, e invece la compulsione da sventolamento di bandierina ha prevalso, accecati dal richiamo salviniano e nazionale. E così facendo, il Trentino è diventato un po' più provincia ed un po' meno terra autonoma!"