L'acqua è un bene comune, e nel caso della nostra Provincia è anche una risorsa strategica per lo sviluppo del territorio. Per questo mi trova d'accordo l'intenzione espressa sull'Adige dall'Assessore Tonina di rendere interamente pubblica la gestione delle grandi derivazioni idroelettriche. Questo, in vista delle nuove procedure di affidamento delle concessioni.
Alessio Manica, 7 febbraio 2019
Affidamento delle concessioni da farsi entro il 2022, dovrebbe tradursi nella creazione di una società di gestione interamente pubblica e quindi nell'uscita dei soci privati dalla Holding Dolomiti Energia.
Certo questo passaggio avrà dei costi rilevanti, ma ritengo comunque necessario perseguire questa strada allo scopo di riportare interamente in mano pubblica la gestione di una risorsa così importante per la nostra comunità. Questo percorso non è nuovo, ma è stato avviato dalla precedente Giunta provinciale ? assieme al precedente Governo nazionale - con l'approvazione della norma di attuazione che ha assegnato alle Province Autonome di Trento e Bolzano la possibilità di legiferare sui nuovi criteri di affidamento delle concessioni alla scadenza di quelle in essere. Alla base di quell'importante norma di attuazione vi era la consapevolezza dell'importanza dell'acqua e del suo sfruttamento a fini idroelettrici per lo sviluppo presente ma soprattutto futuro del nostro territorio. Qui mi permetto anche una parentesi un po' fuori tema: la vicenda di quella norma di attuazione dimostra quanto sia importante per la nostra Autonomia farsi laboratorio di politiche innovative e non cedere all'omologazione e al centralismo come invece fa oggi la Giunta Fugatti su temi rilevanti come le politiche di sostegno al reddito.
Torno al tema acqua, un tema che mi sta a cuore e di cui mi sono occupato fin da quando ero Sindaco di Villa Lagarina. Nel 2014 il Consiglio provinciale aveva approvato all'unanimità una mia mozione che partendo dalla minaccia della costruzione di una diga sul fiume Adige proponeva uno stop alle nuove concessioni idroelettriche su tutti i torrenti trentini. Trasversale era infatti la sensazione che la speculazione finanziaria nel settore idroelettrico, dovuta agli incentivi statali e alla sovra-remunerazione dell'energia prodotta, stesse danneggiando il territorio e sottraendo risorse alla comunità in favore degli interessi di pochi privati. Da quella mozione era poi derivata una sorta di «moratoria», che ha bloccato per un anno tutte le concessioni in itinere, permettendo nel frattempo di approvare il nuovo Piano di Tutela delle Acque, che ha infine introdotto criteri e limiti più stringenti per il rilascio delle concessioni. Il risultato, stando ai dati forniti dalla Giunta nell'autunno 2018, è stato lo stop del 90% delle richieste di nuove derivazioni idroelettriche.
Non è quindi un tema nuovo, e sono sempre più convinto che il controllo pubblico della risorsa acqua deve essere un dato certo nella costruzione di ogni scelta in materia, come del resto avevano deciso i cittadini con l'approvazione del referendum del 2011 «Acqua bene comune». Due sono le ulteriori proposte che intendo sottoporre qui all'attenzione dell'opinione pubblica e nei prossimi giorni anche a quella del Consiglio provinciale. La prima è l'eliminazione della previsione normativa che oggi permette ai privati titolari di concessione idroelettrica di beneficiare dello strumento espropriativo per la realizzazione delle opere, ovvero usare strumenti coattivi ? tipicamente usati per pubblico interesse - per realizzare un profitto privato. Avevo depositato in tal senso un disegno di legge nella scorsa legislatura e lo ridepositerò nei prossimi giorni. La seconda proposta è quella di accompagnare la «ripubblicizzazione» dell'energia idroelettrica con la creazione di un azionariato diffuso a favore dei cittadini trentini, allo scopo di sancire ancora di più la dimensione pubblica dell'acqua e legare ancora di più allo sviluppo della nostra comunità questo che è il nostro «oro bianco», bene comune per eccellenza.