L’impegno contro la paura

L’impegno contro la paura. La speranza contro la rassegnazione. L’amore verso la Vita contro l’oscurantismo e la chiusura. Non è facile il contesto, il vento che soffia per le valli, le città, la Provincia, la Regione, l’Italia e per l’Europa è un vento di rabbia, è un vento di delusione, è un vento che vuole portarci indietro.
Giacomo Pasquazzo, 21 gennaio 2019

 

Da dove ripartire? Le sinistre, il centrosinistra, le civiche di area devono cospargersi il capo di cenere, fare un bagno di umiltà. Serve un profondo esame di coscienza, serve guardare con nuovi occhi ai problemi delle persone, consapevoli che le risposte alle richieste di lavoro e di protezione sociale non sempre possono essere efficaci, ma la percezione di lontananza che le persone hanno deve essere cambiata. Se la Politica è percepita come assente, la colpa non è dei cittadini, ma di chi o non ha comunicato bene o si è seduto dalla parte sbagliata della Storia.

Non è infatti semplice per quel centrosinistra che nel contesto europeo e nazionale ha inseguito negli ultimi trent’anni le ricette della destra liberale riconoscere gli errori ed avere la credibilità per ripartire. 

Il centrosinistra si è riempito la bocca di parole quali “Generazione Erasmus”, “Meritocrazia”, “Eccellenza”, ha cambiato vocabolario, ha cambiato lingua per inseguire una presunta modernità. L’eliminazione dell’art. 18 è diventata il “Jobs Act”, la precarietà è diventata la “flexsecurity”, le costose missioni di guerra all’estero sono diventate “peacekeeping”.

La gente, stanca, non si è più sentita rappresentata da chi le ha girato la schiena, non ha più sentito le nostre parole, divenute deboli e straniere.

Con umiltà è ora e tempo di tornare tra le persone con volti nuovi, con volti vicini, con nuovi occhi, nuovi visi, nuove risposte in sintonia con la fase di depressione.

Da quanto tempo il PD ha smesso di guardare al voto degli operai e delle insegnanti? Da quanto tempo il PD non entra in una fabbrica, non entra in una scuola, non entra in un pronto soccorso? 

Abbiamo deriso le persone in coda il 5 marzo ai CAF per prendere il reddito di cittadinanza non capendo che dietro quella scena macchiettistica c’è un dolore, c’è la disperazione! 

Abbiamo scordato che il multiculturalismo senza legalità diventa insicurezza e l’insicurezza la pagano i ceti popolari, non certo chi è in grado nei quartieri “in” e nelle villette di investire nella difesa personale propria e dei familiari.

Ci siamo occupati di grandi idee concettuali, abbiamo filosofeggiato, abbiamo passato i mesi a parlare tra noi di “forma-partito”, di “segretario-candidato premier”, di “vocazione maggioritaria” ci riamo rinchiusi nelle nostre sedi per parlare in modo solipsistico di dialettica tra maggioranza e minoranza di partito e mentre la gente restava fuori da quelle sedi e altri leader hanno abbandonato giacca e cravatta, si sono messi gli abiti del cittadino medio, la felpa degli operatori delle forze d'ordine (quegli eroi che garantiscono la nostra sicurezza tutti i giorni e tutte le ore), hanno frequentato le sagre di paese, erano fuori dai cancelli delle fabbriche, erano nei quartieri di periferia, insomma si sono sostituiti a noi nella nostra funzione sociale, ci hanno portato via l’elettorato, il vocabolario e la nostra lingua.

Oggi siamo muti - direbbe Brecht “portati via dalla corrente”. Siamo come un pugile suonato che, finito al tappeto, vive di ricordi. 

Ricordi che piacciono a noi, ma non piacciono alle persone, che hanno utilizzato matita e scheda elettorale per cacciarci, per urlarci la loro delusione, per dirci che non li rappresentiamo più.

Io vorrei, pertanto, ripartire da una parola. La parola “Scusa”.

Scusateci, dal più profondo del cuore. 

Insieme ora, però, ripartiamo.

Tra pochi mesi alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo possiamo insieme interrompere una deriva nera, autoritaria, oscurantista. 

Fermiamo le destre e ricostruiamo la nostra Casa.