L’autonomia trentina è a rischio. È questo l’allarme lanciato dal capogruppo provinciale del Partito democratico Giorgio Tonini, che non giudica favorevolmente i rapporti tra la giunta provinciale leghista guidata da Maurizio Fugatti e il governo nazionale. Troppi i nodi irrisolti in tema finanziario e di infrastrutture, ma soprattutto gravissima la relazione di subalternità in cui versa il governo locale.C. Marsilli, "Corriere del Trentino", 20 gennaio 2019
Come valuta i rapporti tra la giunta provinciale e il «governo amico» nazionale?
«Le politiche nazionali stanno facendo male all’Italia, al Trentino e a tutte le autonomie speciali. La sintonia tra la giunta di Trento e il vicepremier è dimostrata dalla sua presenza nel nome del partito stesso, Lega Salvini Trentino. Di fatto Salvini dà degli ordini ai quali bisogna obbedire. Ma un rapporto di amicizia dovrebbe essere paritario, non di dipendenza».
Un ipotetico governo provinciale di centrosinistra avrebbe saputo fare meglio?
«Probabilmente un governo di centrosinistra avrebbe avuto rapporti più difficili e conflittuali ma non subalterni. L’autonomia può morire in tanti modi».
L’autonomia trentina è quindi a rischio?
«Sì, anche se non in senso costituzionale e statutario. Ci sono due insidie principali. Dal punto di vista finanziario l’incertezza economica può mettere in ginocchio la Provincia, un problema che si manifesterà sul lungo periodo. C’è poi un rischio più sottile ma più grave: la riduzione dell’autonomia a un grande ente locale, una provincia ordinaria con un bilancio dai molti zeri ma senza una vera autonomia politica. Le decisioni che contano vengono prese altrove».
Dove?
«In Veneto, nel rapporto tra le regioni forti del nord e Roma. Ciò è particolarmente evidente sul tema infrastrutture. Se in passato la nostra visione originale ha portato a investire le risorse dell’Autobrennero sulla ferrovia, ora questo ritorno all’interesse sul corridoio Veneto-Trentino dà l’impressione di essere eterodiretto. Il rischio è diventare un’area periferica del nord est italiano».
Se la Valdastico è data per certa, sono ancora molti i dubbi riguardo il futuro di altre infrastrutture quali il Tunnel del Brennero o la concessione di A22. Perché?
«Le politiche del governo nazionale aumentano la spesa corrente a scapito degli investimenti, tagliando in maniera folle dove è possibile. Uno dei punti di massima debolezza è la riluttanza sulle grandi opere, che sono invece una delle leve per la ripresa economica. Anche la Valdastico è uno specchietto per le allodole, tra Zaia e Fugatti non c’è accordo nemmeno sul tracciato. Questi tagli sono solo l’inizio».
Altri esempi?
«La flat tax che ha portato a un taglio di 70 milioni e il finanziamento per i danni del maltempo, di cui ad oggi sono arrivate solo briciole, quasi offensive. Ma anche il reddito di cittadinanza. Pare che la norma non preveda che le risorse statali sostituiscano le nostre, annullando di fatto il previsto risparmio di circa 25 milioni».
Erano tagli prevedibili?
«Assolutamente sì, e ancora in campagna elettorale avevamo cercato di metterlo in luce. Questa gestione così irresponsabile della finanza pubblica nazionale non porterà che a un ulteriore peggioramento. Quando si taglia si inizia dove la situazione dei conti è migliore, e questo avrà un impatto importante sulla nostra finanza locale».
Come sta reagendo la giunta provinciale a questa situazione?
«Anche Fugatti nella variazione di bilancio sta tagliando sugli investimenti. Sono politiche non immediatamente impopolari, ma che uccidono il futuro della nostra comunità».
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