Il requisito di dieci anni di residenza per accedere alla casa ITEA e alle altre forme di contributo pubblico è l'ennesima sparata propagandistica di una Giunta in perenne campagna elettorale, capace solo di scimmiottare le sparate del proprio padre-padrone romano.
Alessio Manica, 19 gennaio 2019
Nel 2014 ci aveva già provato la Valle d'Aosta ad innalzare ad 8 anni il requisito della residenza e la Corte Costituzionale sancì l’incostituzionalità del provvedimento in quanto determinava «un’irragionevole discriminazione sia nei confronti dei cittadini dell’Unione» sia per i «cittadini di Paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo». Ai cittadini dell’Unione, si legge, «deve essere garantita la parità di trattamento rispetto ai cittadini degli Stati membri» e quelli di Paesi extraeuropei «godono dello stesso trattamento dei cittadini nazionali per quanto riguarda anche l’accesso alla procedura per l’ottenimento di un alloggio». Un’eventuale decisione della Giunta in questa direzione rischia solo di costare ai contribuenti e di creare caos normativo.
L’idea è inoltre sbagliata in se, perché creerebbe solo nuove discriminazioni, nuove povertà, nuovi esclusi e quindi maggiore insicurezza sociale. Stessa cosa dicasi per l’idea di ridurre l'impegno sul Progettone, politica unica nel panorama nazionale che ha garantito negli anni un’importantissima rete di protezione soprattutto per i trentini in difficoltà. Depotenziare questa iniziativa, per altro in un momento in cui i dati economici restituiscono concretamente il rischio di una nuova recessione, è sintomo di miopia.
Il rischio, anche qui, è di creare nuove sacche di povertà e di esclusione. Un territorio può crescere solo se è solidale e se nessuno resta indietro. Per altro apprendiamo che il “governo amico”, dopo aver “scippato” 70 milioni ai trentini con la complice connivenza di Fugatti e Giunta, non consentirebbe nemmeno di poter reinvestire eventuali risparmi ottenuti dal depotenziamento del Progettone. Preoccupa quindi, e molto, la tendenza all'omologazione di questa giunta rispetto alle politiche nazionali. Se il Trentino è cresciuto e il 99% dei residenti si dichiara soddisfatto della qualità della vita in Provincia, è perché negli anni si è sfruttata la nostra Autonomia per creare politiche pubbliche innovative e più avanzate rispetto a quelle nazionali, non cedendo al centralismo e non rinunciando ad essere laboratorio istituzionale ed amministrativo.