La “sindrome del caporale boemo”

“Adolf Hitler, un uomo senza qualità, un caporale dell’esercito austroungarico giudicato con scarsa considerazione dai suoi superiori, che in pochi anni è riuscito a costruire un impero che ha proiettato l’umanità nell’incubo peggiore vissuto dalla sua storia ”. Stiamo vivendo una stagione politica che si connota nella storia della nostra giovane Democrazia unicamente per la “lontananza” culturale e valoriale dalle “ispirazioni” che hanno mosso i Padri costituenti nella stesura della nostra Carta costituzionale.
Alessio Zanoni, 9 gennaio 2019

 

Soprattutto da quelle “intuizioni valoriali” che ne costituiscono la vera essenza e che sono intimamente legate al contesto di quel peculiare momento storico. Scritta sulle ceneri del più tremendo conflitto mondiale, diventava imperativo fondarla su “aspirazioni” di Pace, Giustizia, Equità Sociale. L’essenza della nostra Costituzione poggia unicamente su questo pilastro: Rispetto della Dignità Umana, Tutta! Unico modo per garantire la Pace vera è l’essere in pace con il Mondo.

Ora, se analizziamo anche solo alcuni aneddoti dell’oggi, credo non possa sfuggire a nessuno quanto sia tremendamente vero ciò che ho appena affermato.

Anche tralasciando le lampanti vicende nazionali, dove sarebbe oltremodo semplice e banale trovare conferme, non è purtroppo difficile trovare riscontro anche in chiave più locale.

Ripensando alla vicenda che ha portato all’onore della ribalta nazionale la “nostrana” consigliera provinciale Rossato e ai fatti di cronaca collegati, inconsciamente si presenta alla mia mente il funesto paragone con quella “banalità del male” descritta nel saggio di Hannah Arendt. E sono sicuro che tutto questo non è colpa del mio inconscio, che per certi versi potrebbe essere in qualche modo politicamente “orientato”, ma sono certo che sia tutto “merito” suo e di quel “brodo culturale” che l’ha spinta candidamente a dichiarare pubblicamente la brutalità del suo pensiero. Chi conosce la vicenda sa purtroppo che in questo non ci sono attenuanti o giustificazioni (magari ci potessero essere!).

Ora vorrei provare ad inventarmi un esempio, quello di un partito che ruba 49 milioni di euro allo Stato ma avendo i propri esponenti nel Governo si permette di non restituirli, per introdurre al termine di questo ragionamento un aneddoto più locale. Se tutto questo dovesse realmente accadere immagino che ciò significhi, per i propri iscritti, appartenere ad un Partito “ladro e reticente”. Ma se un Partito è ladro non si può, per similitudine, trasferire lo stesso concetto a tutti i Partiti. Perché “fare di tutta l’erba un fascio” significa, soprattutto nei casi in cui lo si fa in riferimento a delle persone, essere razzisti.

Questo esempio “inventato” l’ho proposto per aiutarci nella comprensione di ciò che recentemente ha pubblicato sulla sua pagina Fb la neo consigliera provinciale Ambrosi, per comprendere al meglio la differenza fra essere razzisti ed essere invece attenti al rispetto dei dettami costituzionali. Lei, in riferimento alle prese di posizione di alcuni Sindaci coraggiosi che intendono modificare il famigerato decreto sicurezza, ha rivolto questa domanda: “carissimi sindaci di centro sinistra trentino … applicherete le leggi dello stato o le violerete per fare un favore a migranti che delinquono e compagnia? Gradita risposta a questa domanda. Che non vi arriva da me, ma da tutti i trentini onesti. Grazie!!!”.

Migranti che delinquono, e trentini onesti. Creare “categorie di persone” significa essere indiscutibilmente “razzista”.

Questo concetto può risultare di difficile comprensione per chi non ha mai avuto una formazione culturale e sociale adeguata. Per chi, tutto d’un tratto e senza quasi saperlo, si ritrova in un ruolo ascritto che non può essergli “proprio”. Non perché si ritrova per una coincidenza astrale in un ambiente non conosciuto - un po’ come deve essere stato per Neil Armstrong nel momento in cui ha compiuto il primo passo sulla luna – ma perché le nostre Istituzioni poggiano su Valori , non su sproloqui demagogici di “bassa lega” nei quali molti in questi anni evidentemente si sono crogiolati.

C’è poi la recentissima presa di posizione della capo gruppo Dalzocchio, dalla quale emerge una visione del sesso da parte della Lega più retrograda e intollerante di quanto lo sia stato l’oscurantismo cattolico del basso medioevo. Peggio di quanto possano esprimere oggi i seguaci di monsignor Lefebvre.

Oggi la Democrazia è in pericolo perché chi ci rappresenta non ha nei suoi cromosomi un dna democratico e probabilmente in questi anni i cittadini hanno tralasciato, complice anche lo scadimento della politica dei partiti, un preciso compito che gli è proprio: quello del discernimento, basato su una attenta e partecipata vitalità sociale.

Come uscire da questa situazione? Come rimettere al centro l’impegno per la Pace?

Se oggi ci trovassimo nel ‘700 penso che darei sicuramente credito a Voltaire e alla sua teoria del “dispotismo illuminato”.

Ma la situazione oggi, per certi versi, è molto più complessa rispetto ai tempi passati, antecedenti alla rivoluzione francese, dalla quale poi sono nati gli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità. Oggi questi ideali li abbiamo ampiamente conosciuti e la Democrazia ci ha insegnato l’alto valore del suffragio universale, dove tutti sono riconosciuti uguali per classe, etnia, istruzione, orientamento sessuale e di genere. Oggi le nostre conquiste democratiche non si possono indebolire, ma vanno difese e promosse con ogni mezzo.

Ci simo accorti a caro prezzo che non esistono scorciatoie semplici per mantenere viva la Democrazia, come ad esempio l’illusione “dell’uno vale uno”. Attorno a questo concetto, alle ultime elezioni, si è condensata la maggioranza relativa dei voti, sdoganando poi nei fatti il governo che nella storia della nostra Repubblica più si è discostato dai Valori della Costituzione. Tutti si sono accorti, come è successo anche nella fattoria degli animali di Orwell, che quando la cultura democratica è solo sbandierata alla fine prevale l’egoismo di parte, e c’è sempre uno che vale più degli altri. E non è stato difficile passare dalle promesse fatte alle promesse non mantenute.

Questo rende ancora più evidente il concetto che le conquiste democratiche si reggono esclusivamente sulle spalle delle persone democraticamente “mature”, che rappresentano il corpo sociale del Paese. Questo corpo sociale oggi ha bisogno di riprendere quota; di lavorare su se stesso per rigenerarsi nuovamente; per evitare che il populismo si sostituisca alla nostra Democrazia; per evitare lo spettro di stagioni passate.

Per poter garantirci ancora una lunga stagione di Pace penso che il suffragio universale debba essere irrobustito con un “suffragio informato” perché la verità si basa anche sulla conoscenza; la conoscenza implica impegno, ma penso sia l’unico modo per poter evitare che la banalità del male possa ritornare anche in questo nuovo secolo.

Questa stagione sarà superata dalla Storia. Nei testi ne rimarrà solo un triste ricordo, come sempre è successo per le epoche più buie. Le persone di buona volontà oggi possono solo denunciare e resistere. Prima o poi, come sempre è successo, arriveranno tempi migliori per l'umanità e il suo futuro.

 

Hannah Arendt:

La filosofa scrisse nel libro La banalità del male: “Restai colpita dall’evidente superficialità del colpevole, superficialità che rendeva impossibile ricondurre l’incontestabile malvagità dei suoi atti a un livello più profondo di cause e motivazioni. Gli atti erano mostruosi, ma l’attore risultava quanto mai ordinario, mediocre, tutt’altro che demoniaco e mostruoso. Nessun segno in lui di ferme convinzioni ideologiche o specifiche condizioni malvagie, e l’unica caratteristica degna di nota che si potesse individuare nel suo comportamento fu: non stupidità, ma mancanza di pensiero.”

L’imputato quindi non poteva essere considerato un mostro, né tanto meno uno psicopatico, ma un uomo incapace di esprimersi, infarcito di frasi fatte che lo rendevano visibilmente privo di un pensiero personale, tanto che durante il processo dichiarò che in seguito alla caduta del Nazismo sentiva che la sua vita sarebbe stata difficile senza un capo che gli dettasse ordini, direttive da seguire.

La Arendt sostiene che la società civile aveva creato un nuovo tipo di criminale caratterizzato dalla mancanza di idee, ma non stupido, quanto senza spirito critico, e ubbidiente: un uomo che vive attraverso i condizionamenti esterni che gli sono dati dalla società, o da un capo politico, un uomo mediocre che vive per inerzia