In tempi di Finanziaria, ogni politico deve guardarsi dai nemici, ma soprattutto deve diffidare degli amici. Una massima che il presidente della provincia autonoma di Trento, il leghista Maurizio Fugatti, ha appena imparato, a sue spese. O meglio, a spese dell’intera provincia autonoma, che con la manovra gialloverde si è vista sottrarre la bellezza di 70 milioni di euro grazie all’avvento della flat tax.
Andrea Sparaciari, "Businness Insider Italia", 5 gennaio 2019
Una voragine per le casse dell’amministrazione, tamponata con tagli e accantonamenti, ma destinata a lasciare un segno pesante in termini di servizi tagliati e minor stato sociale.
A rendere ancora più amaro il boccone per Fugatti, il fatto che solo poche ore prima che si votasse la fiducia al maxiemendamento, avesse dichiarato pubblicamente di essere certo che i soldi sarebbero stati sì tagliati, ma restituiti dallo Stato con altri mezzi. L’artificio era un emendamento, la cosiddetta “clausola di neutralità” in grado di sterilizzare l’ammanco, che il governo gli aveva assicurato esser stato introdotto nel testo finale della Legge. Così, assicurava Fugatti, la tanto attesa flat tax avrebbe portato solo benefici: meno tasse alle imprese, ma a entrate fiscali invariate. Troppo bello per essere vero. E infatti non era vero, visto che nel maximendamento quella clausoletta non c’è.
E se ciò non bastasse, la Finanziaria ha anche deciso di stanziare zero euro per la ricostituzione dei boschi della provincia autonoma cancellati dall’alluvione dell’ottobre scorso.
Per capire perché i trentini si ritroveranno un maxi buco di bilancio, bisogna dire che la provincia autonoma trae il proprio sostentamento delle imposte raccolte sul territorio che trattene per sé – i 9/10 dei finanziamenti derivano da tributi erariali e da tributi propri -, cui fa da contraltare l’obbligo di versare ogni anno 1,5 miliardi allo stato centrale in base agli Accordi di Milano e al Patto di Garanzia.
Ora, con l’avvento della flat tax, che abbassa gli oneri sulle imprese di piccole dimensioni, si è calcolato che la provincia dovrà rinunciare a 30 milioni per il 2020 e a 40 per il 2021. Per questo Fugatti (prima del voto in parlamento) davanti alle telecamere si diceva «ottimista», visto che negli accordi «trattati sotto traccia con il governo», gli era stato assicurato l’inserimento nel testo della clausola di neutralità, in base alla quale i 70 milioni sarebbero stati scalati dal miliardo e mezzo.
Tutto sistemato? Neanche per sogno, perché nottetempo a Roma è intervenuta una “manina” armata di gomma (sembra della ragioneria della Camera dei Deputati) che ha semplicemente cancellato la norma.
E, ironia della sorte, Fugatti, il quale è anche deputato nonché sottosegretario alla sanità – nonostante l’incompatibilità conclamata tra le cariche di parlamentare e di presidente di provincia – ha dovuto per fedeltà di scuderia fare anche il beau geste di votare quella manovra che stava strozzando il suo territorio.
Sempre per fedeltà al Capitano Matteo Salvini, Fugatti – leghista di lungo corso, entrato per la prima volta in parlamento nel 2006, noto per aver proposto un emendamento a favore dello scudo fiscale e un altro per accorciare a massimo 6 mesi la cassa integrazione ma solo per i lavoratori extracomunitari – ha dovuto anche avallare gli zero euro stanziati per la ricostruzione del suo territorio. E sì che i danni stimati solo per la sua provincia ammontano a 184 milioni di euro.
Interrogata da Business Insider Italia su come intende far fronte al buco di bilancio, la provincia ha fatto sapere che la giunta il 2 gennaio 2018 ha deciso una variazione di bilancio “anche per coprire l’impatto generato dalla manovra finanziaria” e per “recuperare risorse da destinare alla copertura delle spese di ricostruzione” per l’ondata di maltempo.
Così: “130 milioni andranno per far fronte alla ricostruzione; 70 a copertura dell’impatto della manovra nazionale”. Su dove troveranno i soldi, la giunta ha fatto sapere che si tratta di accantonamenti di bilancio (cioè soldi messi da parte in passato), cui si aggiungeranno somme derivanti “dalla riduzione degli stanziamenti nei vari comparti dell’amministrazione provinciale” (cioè da tagli ai servizi). Per Fugatti, primo presidente di destra dal dopoguerra a oggi della ricca provincia di Trento, quello appena passato deve esser stato proprio un Natale schifoso, sotto e sopra traccia.