«Camminare al passo con gli ultimi» È questo l’obiettivo che il sindaco di Trento Alessandro Andreatta si prefissa per l’anno e mezzo di consiliatura che ancora lo attende. «A gennaio ne parleremo — promette Andreatta — per capire quali possano essere i nostri margini di azione, per garantire che chi non conosce l’italiano possa impararlo. Se la Provincia ci metterà a disposizione anche solo un luogo per l’accoglienza, al resto penseremo noi».E. Ferro, "Corriere del Trentino", 28 dicembre 2018
La revisione del Prg in aula a giugno e un disegno definitivo per l’area ex Italcementi da delineare sempre entro i primi sei mesi dell’anno; mettere nero su bianco gli obiettivi realizzabili per il Bondone e individuare alcuni indirizzi precisi per aggiornare in autunno il piano delle politiche turistiche: le questioni sul piatto dal punto di vista amministrativo sono parecchie e importanti, ma il sindaco di Trento Alessandro Andreatta, per l’anno e mezzo di consiliatura che ancora lo attende, mette in evidenza un obiettivo su tutti, «la volontà di camminare al passo con gli ultimi», intendendo anche i migranti, con un ruolo da protagonista da ritagliare alla città capoluogo.
Come tradurre questo proposito in pratica?
«Nel continuare a seguire, come abbiamo sempre fatto, le molte famiglie della nostra comunità nelle quali il lavoro manchi o sia stato perso e si fatichi a ritrovarlo oppure una malattia, una separazione o un divorzio causino difficoltà. Ma penso anche a delle azioni concrete per aiutare i migranti penalizzati dalle ultime decisioni della giunta provinciale, dalla chiusura dei corsi di lingua e cultura italiana alla riduzione dei servizi di assistenza psicologica, fino alla dismissione di parte degli alloggi: nello statuto di Trento si dice che il capoluogo è città dell’incontro, del dialogo e del confronto con tutte le culture, le religioni e le categorie del pensiero, ma se una persona straniera non può conoscere la lingua della terra che lo accoglie, come fa a relazionarsi con le persone e le istituzioni e viceversa?».
Pensa per Trento a una sorta di «ruolo di supplenza» della Provincia in tema di accoglienza?
«Supplenza è una parola importante, ma è chiaro che, nel rispetto delle leggi nazionali e provinciali, se qualcosa possiamo fare lo faremo: a gennaio ne parleremo nel dettaglio per capire quali possano essere i nostri margini di azione, per garantire ad esempio che chi è qui da meno tempo e non conosce l’italiano possa godere della possibilità di impararlo. Se poi la Provincia ci metterà a disposizione anche solo un luogo fisico per l’accoglienza, al resto penseremo noi, almeno in parte, perché non abbiamo risorse infinite. Trovare una soluzione che abbia il carattere di una dignitosa accoglienza scongiurerebbe anche la percezione di insicurezza di alcuni mettendo in campo un’azione positiva».
Quanto agli altri obiettivi per il 2019, quali le priorità?
«Sicuramente la revisione del Prg, che contiamo di poter portare all’attenzione dell’aula in giugno. Si concentrerà in parte su grossi temi, in parte sulla rivisitazione di idee precedenti: ci sono una trentina di aree soggette a piano attuativo, per ognuna abbiamo formulato delle ipotesi. C’è poi la questione della semplificazione delle sigle urbanistiche, l’impronta green che abbiamo voluto dare, l’individuazione precisa dei margini dell’abitato, lo stop al consumo di suolo e la valorizzazione dell’edificato esistente».
Fra le altre partite in attesa c’è anche il destino dell’area ex Italcementi.
«Nei primi sei mesi dell’anno vorremmo arrivare a un disegno definitivo da portare in aula. Anche in base alle osservazioni degli abitanti di Piedicastello, pensiamo alla possibilità di inserire degli alloggi e qualche altro negozio di vicinato, a un’area verde, a un parcheggio dalle dimensioni piuttosto significative, allo studentato universitario e a un polo espositivo che possa diventare anche luogo di assemblee o concerti con una capienza di almeno 2.500 persone. Da verificare l’ipotesi del trasferimento della sede del Cibio».
Quali sono gli altri temi dirimenti su cui puntare l’attenzione?
«Turismo, Bondone e mobilità. È importante che il consiglio comunale dia qualche indirizzo per aggiornare, in autunno, il piano delle politiche turistiche, ma anche che individui, in base ai suggerimenti del masterplan, una serie di azioni da realizzare con fondi propri oppure con un intervento della Provincia o dei privati. Se in seguito al dibattito sarà approvato il collegamento fra città e montagna e ci sarà un progetto, sarà inserito nel Prg».
Che bilancio si sente di tracciare, dal punto di vista politico, di un 2018 che l’ha vista effettuare un rimpasto di giunta che ha scontentato molti?
«Ho cercato di chiamare a responsabilità e valorizzare davvero tutti, perché per me era importante che questo anno e mezzo che ci separa dalla fine della consiliatura potesse vederci ancora insieme: ho pensato, anche sulla base di quello che era accaduto in Provincia, che lo stare insieme, pur con le fatiche e le inevitabili tensioni che comporta, fosse fondamentale nel segno delle priorità che abbiamo individuato nel 2015. Se posso ascrivermi un piccolo merito dal 2009, è quello di aver tenuto unita la città».
Il 2018 è stato anche l’anno delle elezioni, nazionali e provinciali, e ha restituito un Partito democratico in grande travaglio: chi potrebbe essere in grado di rilanciarlo, su entrambi i fronti?
«Il mio riferimento politico nazionale è Graziano Delrio, avrei accolto in maniera positiva una sua candidatura alla segreteria del partito. Sulle persone in corsa attualmente non mi esprimo, sono ancora indeciso fra due o tre figure. Credo a ogni modo che il Pd debba imparare a stare molto di più in mezzo alla gente, per capire quali siano i bisogni della popolazione e le risposte da dare. Al Pd provinciale auguro di prendere in mano i temi: scuola, lavoro, salute, mobilità, conciliazione fra turismo e ambiente».
E il partito, invece, chi lo potrebbe prendere in mano? Qualcuno di più strutturato o una figura giovane?
«In questo momento ci sono almeno una ventina di giovani in più valli del Trentino molto bravi, capaci e preparati: uno o due di questi potrebbero anche guidare il partito. Devono essere valorizzati però: se nessuno tiene in considerazione le loro idee facendole entrare in un documento o in un’iniziativa per una legge si demotivano. Bisogna avere anche in politica capacità di rischio».
Lei, invece, al termine del suo mandato occuperà un ruolo politico all’interno del Pd?
«Io tornerò a insegnare, poi farò il nonno e del volontariato, che potrebbe essere anche politico, per dare una mano al partito in cui credo».
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