Primo round ad Andreatta. Nell’acceso confronto che sta contrapponendo Provincia e Comune sul tema dei vigilantes come ausilio dell’ordine pubblico cittadino, dopo il voto di ieri del Consiglio delle autonomie, il sindaco di Trento pare averla spuntata: non solo nella delibera di giunta non si farà riferimento a «guardie giurate», ma nemmeno ai «luoghi di culto» sostituiti da più laici «luoghi sensibili». Inoltre, il Comune avrà fino al 31 gennaio per elaborare la propria proposta.
A ben guardare, però, il confronto tra le due istituzioni è ben lungi dal potersi dichiarare concluso. Nella delibera cui ieri il Consiglio delle autonomie ha dato parare unanimemente positivo, compare anche la parola «presidio». È l’altra faccia della medaglia. Se la proposta del Comune non prevedrà qualcosa che possa definirsi «presidio», Maurizio Fugatti e la sua giunta rigetteranno il piano del Comune non assegnando i 50.000 euro previsti per finanziare l’intervento.
Su questo specifico punto, ieri il Consiglio delle autonomie ha fatto davvero in fretta. Nessun intervento, nemmeno da parte di Fugatti, solo Andreatta ha parlato per indicare le due novità. «La prima legata al fatto che la delibera dispone l’apertura di un bando per il finanziamento di progetti sperimentali nel capoluogo, non solo riguardo ai luoghi di culto, ma legati al presidio di luoghi sensibili che vedono la presenza di edifici di valore storico, artistico, culturale e religioso. La seconda riguarda i tempi per la presentazione del bando che vengono fissati al 31 gennaio 2019» e non più evidentemente, al 15 dicembre, per altro già trascorso. Il diretto riferimento alle guardie giurate era già stato rimosso dopo il primo incontro tra sindaco e presidente. «Ora — commenta Andreatta — avremo modo di approntare un progetto ben studiato che riguardi tutti i luoghi sensibili della città».
Fugatti, però, mette subito in guardia. «Per me la parola “presidio” significa una cosa sola. La Provincia non accetterà e non ammetterà a finanziamento nessun progetto che non dimostri di garantire la sicurezza dei cittadini. Il Comune faccia tutti i ragionamenti che crede, mi auguro non si voglia aspettare che succeda l’incidente».
Insomma, per febbraio, è ragionevole attendersi una nuova puntata del dibattito sorto intorno alla chiesa di Santa Maria.
Se, alla fine, si deciderà di ricorrere alle guardie giurate, come per altro ammesso dalle linee guida del ministero dell’Interno, si tratterà di capire quali saranno i loro reali campi di intervento, oltre alla deterrenza «morale». I «vigilantes», infatti, possono essere assunti per proteggere una proprietà privata — un supermercato dai taccheggiatori, ad esempio —, ma non possono sostituirsi a polizia, carabinieri, o polizia municipale. In altre parole, se vedessero una persona ubriaca dare in escandescenze davanti a un «luogo sensibile», potrebbero solamente chiamare le forze dell’ordine.
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Rapporto del gruppo di lavoro provinciale. Il presidente: «Non si abbassi la guardia»
TRENTO Il gruppo di lavoro sulla sicurezza conferma: in Trentino nessun allarme. Ogni anno tra 18 e 20 reati di criminalità organizzata di competenza della Direzione distrettuale antimafia, una trentina all’anno i reati di riciclaggio, usura, violazione delle norme di prevenzione, pressoché insignificanti le denunce per corruzione, quelle per abuso di ufficio sono arrivate a 44 all’anno. Questi i principali dati del rapporto annuale reso noto ieri dal gruppo per la sicurezza istituito nel 2012. «La guardia va mantenuta alta» commenta il presidente Maurizio Fugatti.
Nel documento si legge che tanto i dati del ministero dell’Interno — che dicono però che anche il Trentino Alto Adige non è immune né da segnalazioni sulla criminalità organizzata , né da quelle che riguardano i cosiddetti “reati spia” — quanto le statistiche della Procura della Repubblica di Trento non paiono giustificare un incremento dell’allarme. In Trentino il rispetto della legalità è adeguatamente garantito, pur trattandosi di un territorio florido e quindi appetibile e non immune dalla possibilità di infiltrazioni criminose. Queste le conclusioni del gruppo di lavoro sulla sicurezza istituito dalla Provincia nel 2012i. Una richiesta maggiore di giustizia e sicurezza emerge invece, secondo lo stesso rapporto, per quanto riguarda la percezione dell’illegalità. «Il rapporto — commenta Fugatti — ci dice che i temi della sicurezza, della giustizia e della legalità sono considerati importanti dalla popolazione e questo conferma quello che si percepisce a livello di opinione pubblica. Sono quindi ambiti che è utile monitorare costantemente per prevenire possibili rischi. La guardia va mantenuta alta e un possibile sviluppo di questa analisi potrebbe essere la differenziazione per ambiti territoriali per individuare eventuali aree di maggiore rischio».
Insomma, esiste un fenomeno criminale descritto dalle statistiche del ministero dell’Interno e dalla Procura della Repubblica, che appare assai contenuto e lungi dal destare allarme. Esiste poi la percezione del fenomeno criminale, che invece è assai diversa. A spiegarlo, è Stefano Dragone, già Procuratore a Trento e ora consulente del gruppo di lavoro. «Il fenomeno che giornali e sociologi definiscono di microcriminalità, pensiamo al piccolo spaccio, è difficilissimo da contrastare. Ai trentini, però, non interessa quanto sia difficile contrastarlo perché esiste un tessuto sociale tendenzialmente meno incline a tollerale fenomeni anche modesti di illegalità». Se altrove nel Paese a far parlare di insicurezza è la criminalità organizzata, con la sua violenza e il suo pervasivo controllo della società, dell’economia e, talvolta, delle stesse istituzioni, in Trentino è sufficiente il piccolo spaccio in piazza.
Il gruppo di lavoro ha svolto anche un’indagine interna alla macchina provinciale. L’approfondimento ha messo in luce l’opportunità di mantenere alta l’attenzione su alcuni ambiti e fenomeni, soprattutto nel settore dell’edilizia e dei trasporti, ma comprendendo anche i subappalti nei lavori pubblici, le transazioni immobiliari, l’uso di stupefacenti, il bullismo a scuola e le offerte anomale nelle gare.
Il lavoro è poi proseguito con un’indagine, realizzata con la collaborazione di Ispat, rivolta agli operatori economici. Le osservazioni conclusive di Ispat evidenziano che la percezione generale sulla presenza della criminalità ha una certa, comunque contenuta, consistenza. L’esperienza diretta invece relega il fenomeno a percentuali prossime all’unità. Anche il fenomeno della corruzione nel territorio provinciale ha una consistenza contenuta; nell’ordine di una unità invece l’esperienza diretta.