TRENTO. "Ringraziando per la collaborazione prestata in questi anni, si inviano cordiali saluti", un finale amaro quello di Silvio Fedrigotti, dirigente generale del Dipartimento salute e solidarietà sociale della Provincia. Una conclusione che rappresenta una sorta di "tana libera tutti", "un grazie e arrivederci" il progetto accoglienza finisce, quasi, qui.
L. Andreazza, "Il Dolomiti", 12 dicembre 2018
Il nuovo corso, quello del governo gialloverde, ha abbassato da 35 a 25 euro la quota per ogni profugo, una somma che si traduce nel concreto a ridurre l'importo appena sufficiente a garantire un letto e i pasti. Una comunicazione, questa, per mettere in guardia le circa 14 realtà che ruotano intorno al sistema di accoglienza. Una circolare che suona come un fermi tutti, ragionate e vedete come organizzarvi. La Provincia mette le mani avanti, forse non potrete più contare su di noi.
"Con riferimento alla gestione del Progetto di accoglienza straordinaria dei richiedenti protezione internazionale - continua la nota - per l'anno 2019, in esito alle prime indicazioni del Commissario del governo relative ai nuovi contenuti previsti dal Ministero dell'interno per i servizi da erogare, si comunica che la gestione dovrà avvenire con una significativa riduzione delle risorse, rispetto all'attuale situazione, con conseguente riduzione dei servizi".
Il risultato del cambio di rotta è un duro colpo all'accoglienza, un'integrazione che diventa più difficile perché "Inoltre le nuove disposizioni ministeriali - spiega il dirigente generale - escludono la possibilità di realizzare servizi quali i corsi di lingua italiana e cultura italiana, l'orientamento al lavoro, la relazione di comunità e anche il sostegno psicologico".
E ormai, volenti o nolenti, il quadro rischia di complicarsi: l'integrazione passa attraverso la conoscenza della lingua e il sostegno di un esperto è fondamentale per uomini, donne e bambini che hanno abbandonato tutto per sobbarcati viaggi rischiosi, attraversare il Mediterraneo sulle carrette, visto morire famigliari e compagni, scampati alle atrocità.
Bandi e accordi potrebbero saltare, penali potrebbero spuntare, tutto è ancora fluido e qui potrebbe entrare in gioco l'Autonomia per provare a tamponare la situazione. Una via difficile: noto il pensiero della Lega di governo anche alle nostre latitudini, ma tutto è ancora in itinere. "Sarà mia cura informarvi delle decisioni - si legge nella circolare - che saranno prese, non appena possibile".
E mentre il tempo stringe già, bene ricordare che il sistema è finanziato per il 95% dal Ministero dell'interno, che attinge le risorse dal Fondo nazionale per le politiche e i servizi all'asilo così come da quello europeo al quale l'Italia partecipa. Il governo gira quindi tutto agli enti locali, non ai rifugiati, delle somme in base alla stima che per accogliere un richiedente asilo servano circa 35 euro al giorno e 45 euro per i minorenni.
Ai richiedenti protezione internazionale arriva solo il pocket money, cioè 2,50 euro al giorno fino al massimo di 7,50 euro a nucleo familiare. A questo si aggiunge una ricarica telefonica di 15 euro all'arrivo. Questo almeno fino al 2018, il prossimo anno si vedrà.