L'assessore alla ricerca della giunta Fugatti, Achille Spinelli, nel colloquio di lunedì con il nostro giornale, aveva difeso e motivato lo spacchettamento delle competenze, con il settore in questione diviso dall'Università: «Io invece trovo rischiosa la suddivisione di queste competenze tra due assessori diversi. Mi auguro che essi riescano a lavorare con grande affiatamento» osserva l'ex assessore ad entrambe le competenze, la consigliera del Pd, Sara Ferrari.
"Trentino", 12 dicembre 2018
«L'Università, che il centrodestra vuole isolata nel solo ruolo "didattico-educativo", pur essendo riconosciuta per la qualità dei corsi di laurea, è la prima in Italia proprio per l' eccellenza della ricerca. E i dieci dipartimenti dell'Università che hanno ottenuto ben 55 milioni di euro dal Ministero, li hanno ricevuti per la qualità dei progetti di ricerca che hanno presentato». Osserva ancora: «Se la nostra Università è stata alla ribalta della cronaca internazionale, lo è stata per esempio per due successi di ricerca del Cibio, che è il suo dipartimento di biotecnologie. Se ricorderete una riguarda la rivelazione di come il virus del Hiv penetra nelle membrane cellulari e la seconda riguarda la scoperta mondiale della molecola "correttore del genoma" malato. Queste due scoperte potranno portare all'applicazione, ma se non ci fosse la ricerca di base, non avremmo quella applicata» chiarisce.
Sbagliato quindi dividerle: «Sì, il sistema della ricerca e dell'innovazione è anch'esso come tante altre cose, un unicum in Italia. Se dobbiamo a scelte del passato più lontano o più prossimo i presupporti e le radici di questo successo, certamente gli ultimi anni sono serviti per costruire un dialogo più efficace e costruttivo tra i singoli enti di ricerca del territorio. Non solo ci siamo assunti l'onere della regia pubblica nella relazione tra di essi, perché ciò genera valore aggiunto, ma ci siamo sforzati, potendo godere anche della consulenza di persone molto competenti che abbiamo posto alla guida di questi enti, di costruire anche un hub dell'innovazione del Trentino, chiamato Hit».
Ma Hit non sembra convincere il nuovo esecutivo: «L'idea su cui si fonda, è che esso sia l'anello di collegamento tra i ricercatori e gli imprenditori, il luogo che, con la partecipazione di Trentino Sviluppo, sa intercettare i bisogni di innovazione delle imprese e cercare nelle nostre realtà di ricerca le risposte. Altrettanto fa in modo che la conoscenza della ricerca presente nelle nostre realtà possa stimolare gli imprenditori a fare passi avanti, ad assumere una postura più innovativa».
Chiude Ferrari: «Io spero che il centrodestra sia consapevoli che questo sistema coeso di conoscenza, ricerca, innovazione è una leva straordinaria di sviluppo economico-culturale, mai banale e mai scontata. Che va seguita con attenzione e continuità perché non ceda alle tentazioni centrifughe che l'individualità di ciascuna eccellenza ogni tanto esprime. Questa coesione consente al sistema Trentino di presentarsi in Europa con una forza unitaria che garantisce di poter partecipare a cluster internazionali, vincere bandi di ricerca, in sostanza portare soldi nel nostro territorio. L'essere un luogo ad alta specializzazione e innovazione è anche un fattore chiave di attrazione per investimenti privati di provenienza esterna».