Il Trentino-Alto Adige è la regione che detiene il record di comuni al 100% rinnovabili. A rivelarlo è Legambiente. Secondo il rapporto «Comuni rinnovabili 2018» in Italia i municipi in cui le fonti rinnovabili riescono a superare i fabbisogni elettrici e termici degli abitanti sono 37. Di questi 21 fanno capo alle Province di Trento e Bolzano.V. Iorio, "Corriere del Trentino", 6 dicembre 2018
Per costruire la classifica sono state messe assieme le informazioni sui diversi impianti installati nei territori, in modo da calcolare il rapporto tra l’energia prodotta e quella consumata dalle famiglie residenti. Come si legge nel dossier, la scelta è stata quella di premiare «non la produzione assoluta ma il mix di impianti diversi - elettrici e termici - proprio perché la prospettiva più lungimirante per i territori è quella di sviluppare impianti rinnovabili capaci di dare risposta alla domanda di energia, valorizzando le risorse rinnovabili presenti sia dal punto di vista elettrico che termico. Per le biomasse inoltre sono stati presi in considerazione solo impianti da “vere” biomasse e da filiera corta».
Secondo Legambiente nel giro di dieci anni gli impianti da fonti rinnovabili si sono diffusi in tutta la Penisola. Se nel 2008 se ne contavano solo 356, oggi in tutti i 7.978 municipi italiani ce n’è almeno uno. In Trentino-Alto Adige ce ne sono quasi quattromila. Si tratta per lo più di centrali idroelettriche.
«La parte del leone continuano a farla i grandi impianti costruiti nel dopoguerra. —dice Mauro Finotti, portavoce del Comitato permanente per la difesa delle acque trentine — Le altre rappresentano poco più dello 0,12% della produzione». Ed è proprio su queste che Legambiente e i comitati locali di difesa delle acque hanno lanciato l’allarme: a causa del proliferare di richieste di minicaptazioni, la situazione dei torrenti e dei fiumi è sempre più grave. «Quello che noi critichiamo — spiega Finotti — è il fatto che queste aziende, che si reggono grazie ai contributi statali, vanno ad aggredire i piccoli corsi d’acqua che finora erano stati risparmiati, a fronte di una produzione di energia molto scarsa». Per questo gli ambientalisti chiedono di puntare su altri settori, come l’eolico o l’energia solare, che hanno fatto importanti passi avanti. «Anche investire di più sulla revisione dei macchinari delle grandi centrali del secolo scorso consentirebbe di ottenere un aumento significativo della produzione», conclude Finotti.
Nel report «Comuni rinnovabili» sono raccolte anche le storie di 100 realtà italiane all’avanguardia nel mondo per la capacità di soddisfare il proprio fabbisogno energetico attraverso risorse locali gestite in modo virtuoso. Nell’elenco ci sono comuni come Trento, San Martino di Castrozza, Dobbiaco, Varna, Campo Tures. Ma anche aziende agricole, ospedali, depuratori. Quelli raccontati sono impianti ben integrati nell’ambiente che possono fornire una chiave per guardare alle politiche future. «Proprio il tema delle autorizzazioni e del consenso locale è un buco nero delle procedure in Italia, da affrontare quanto prima. — sottolinea Legambiente — Inoltre abbiamo bisogno di introdurre nuove regole, coerenti con la nuova Direttiva Ue, per rendere possibile lo scambio di energia da rinnovabili a livello locale e di aiutare tutti coloro che si autoproducono l’energia di cui hanno bisogno riducendo i prelievi dalla rete».
Investire nelle fonti rinnovabili potrebbe contribuire anche a far crescere l’occupazione. «Diversi studi— ricorda il dossier — hanno evidenziato come una prospettiva duratura di innovazione energetica potrebbe portare gli occupati nelle rinnovabili nel nostro Paese a 200mila unità e quelli nel comparto dell’efficienza e riqualificazione in edilizia a oltre 400mila». Il modello di riferimento è la Germania, dove, grazie ad una politica che ha saputo dare certezze alle imprese, gli occupati nelle rinnovabili sono 260mila.
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