In discussione il programma di legislatura. Le critiche delle opposizioni al presidente Fugatti

Il Consiglio provinciale si è riunito nel pomeriggio di oggi - i lavori stamane non si erano svolti per permettere di onorare i vigili del fuoco con la partecipazione dei consiglieri ai festeggiamenti di Santa Barbara - per avviare la discussione sull’unico punto all’ordine del giorno di questa tornata d’aula: il programma di legislatura e la nomina degli assessori illustrati dal Presidente Fugatti nella scorsa seduta. Ogni consigliere ha diritto a due interventi per un tempo massimo di 60 minuti.
www.consiglio.provincia.tn.it, 5 dicembre 2018

 

Zeni: saremo interlocutori costruttivi e propositivi se saprete farvi carico dei problemi dei problemi veri di questo territorio

Ha esordito l’ex assessore alla salute Luca Zeni (PD), definendo questa relazione “un atto molto importante perché dovrebbe contenere la “visione” della Legislatura”. Ci sono molti passaggi concreti e puntuali in questo documento, ha osservato, mentre mancano i riferimenti all’idea di sviluppo di questa comunità per i prossimi cinque anni. Passaggi a suo avviso ripresi per “costruirci intorno una politica di visione” puntando sul tema dell’”autonomia”, un richiamo che però sarebbe contraddittorio a suo parere con la politica altrimenti proclamata ed attuata dai vertici del partito del governatore. Un’autonomia trattata come “rivendicazione” secondo uno schema individualista che è antitetico al concetto stesso di autonomia che invece è relazione, osmosi, confronto. Forzato a suo avviso il passaggio su Alcide Degasperi che appare totalmente travisato, così come la citazione che richiama alla “nazionalità trentina” che di fatto non esiste.

Entrando nel merito, Zeni ha definito “vecchio” lo schema di sviluppo sul quale poggia la relazione, che riporta indietro di cinquant’anni, mentre il mondo nel frattempo si è evoluto ed è cambiato. Il tema delle strade, ad esempio: appare a suo avviso assurda la Valsugana a quattro corsie, giustificata con una sua messa in sicurezza, mentre occorre rivendicare un protagonismo sul tunnel del Brennero. Assenti oppure solo brevemente accennati i temi dell’industria, dell’innovazione, del sociale e della sanità, mentre limitarsi a gestire l’ordinario oggi non è più sufficiente. Attenzione anche al metodo di Fugatti di accogliere a Palazzo i comuni cittadini, ha osservato. Se da un lato è una modalità apprezzabile, potrebbe anche pericolosamente concorrere a diffondere l’idea che debbano essere accontentate le piccole individuali rivendicazioni. La politica, invece, ha a suo avviso un compito diverso, quello di proporre una generale visione d’insieme. Sulla famiglia: si abbandoni la propaganda retorica per entrare più nel merito dei temi.

Quanto alla suddivisione delle competenze Zeni ha evidenziato la criticità della ricerca, sottratta all’Università. Ugualmente delicata e complessa la scelta delle competenze affidate all’assessora alla salute. Aggregare lo sport al turismo può avere un senso, ha aggiunto, ma anche qui occorre operare in sinergia con l’assessore competente alla salute. Il suggerimento di Zeni agli assessori: dare obiettivi ai tecnici senza forzature, in un lavoro di sinergia molto delicato e complesso. “Sono convinto che il lavoro che la Giunta si appresta ad avviare abbia solide fondamenta”, ha concluso il consigliere del PD: “invito a lasciare in secondo piano i proclami elettorali per farsi carico davvero dei problemi ed entrare nel merito dei problemi di questo territorio: in questo caso saremo interlocutori costruttivi e propositivi, diversamente si rischia una frammentazione sociale senza prospettive”.

 

Coppola: critiche a tutto tondo su gestione dei fenomeni migratori, scuola, ambiente, turismo, piano infrastrutture

Lucia Coppola (Futura) ha manifestato profonda perplessità e ha ammesso di non condividere numerosi passaggi della relazione del Presidente Fugatti. La politica annunciata sui fenomeni migratori -non destinati ad esaurirsi nel breve periodo- sul degrado, sui profughi appare ad avviso della consigliera poco convincente. Sarebbe doveroso, a suo parere, favorire la mediazione culturale al di fuori di giudizi e pregiudizi, come sarebbe doveroso governare quelli che sono problemi non ascrivibili solo a questioni di ordine pubblico. La situazione trentina non è minimamente comparabile ad altre situazioni internazionali e sfatare luoghi comuni è molto importante: l’Italia non è nella maniera più assoluta un campo profughi, mentre dall’inizio dell’anno ad agosto sono morte 1500 persone nel Mediterraneo. Durissima la replica di Coppola sui crocefissi e sui presepi, con riferimento ai quali ha citato la Costituzione italiana, “la più bella del mondo”, che garantisce a tutti libertà di coscienza. La scuola italiana è pubblica, ha aggiunto, osservando che in tanti anni di esperienza nell’insegnamento non le è mai capitato di assistere a contestazioni su presepi o crocifissi, nel rispetto di tanti e tuttavia non di tutti: perché anche in Trentino esistono come altrove differenti tipi di famiglia e tutte meritano rispetto perché il livello di civiltà dei diritti umani conosciuti ci invitano al rispetto di tutti. Quanto all’approccio legato alle infrastrutture non può essere a suo avviso la risposta all’abbandono della montagna. Vanno implementate le attività di montagna incentivando la voglia di restare, tuttavia favorendo la delocalizzazione delle imprese e i processi di integrazione tra luoghi e attività che prima penalizzava paesi collocati a distanza dai capoluoghi. Coppola ha criticato l’assenza nella relazione di accenno ai problemi ambientali ed al consumo di territorio, al tema della sostenibilità che dice quanto una montagna può concretamente sopportare e quanto impattante è la presenza dell’uomo in montagna. Quanto al turismo a parere della consigliera di Futura va richiamata l’estrema delicatezza del territorio e la necessità di un approccio “felpato, rispettoso, collaborativo e non di mero consumo”: spetta alla politica la regia e la responsabilità della conservazione dell’ambiente senza rinunciare tuttavia ad attrarre curiosità sulle proprie bellezze. Le problematiche della scuola -personale, competenze, orario di lavoro, disabilità, didattica, dispersione scolastica- vanno trattate con molta attenzione e sensibilità, non certo risolvibili con l’omologazione dei grembiuli proposta dall’assessora Segnana. Sul trilinguismo occorre riflettere per comprendere i punti di debolezza e di forza, sul sistema duale resta da capire se si rivolge ai più forti o ai più deboli. Sulla viabilità -Valdastico e Valsugana-, Coppola d’accordo con Zeni, ha criticato la corsa sfrenata al consumo di territorio e all’alterazione del territorio, fattori che dovrebbero essere di per sé dissuasori, mentre rappresentano “un fucile puntato sulle generazioni future per il pesante dispendio di energie e risorse”. Il bene comune del paesaggio risulterebbe violato e le zone turistiche non hanno bisogno di ulteriori barriere, fratture e cesure. Infine, Coppola ha concluso con il tema cruciale dei cambiamenti climatici: abbiamo vent’anni per salvare il pianeta ed anche il Trentino, nel suo piccolo, è chiamato a fare la sua parte, a confermare e rinnovare il patto tra i cittadini e l’ambiente.

 

Degasperi: Una relazione troppo breve e sintetica. Su Regione, Euregio, burocrazia, formazione professionale, vi sosterremo se avrete il coraggio di fare

La “brevissima sintesi” degli impegni per la Giunta pronunciata dal Presidente Fugatti è quanto meno singolare, proprio per la sua brevità, ha esordito il consigliere 5 Stelle Filippo Degasperi. Oltre ai proclami sulle sfide e gli impegni, accanto alla vagheggiata colata di cemento e i grembiulini nelle scuole, in questa relazione c’è ben poco, ha osservato. Ci sono la suggestione di Gesù bambino, quella di Betlemme -che ci stanno visto il periodo- ha ironizzato il consigliere pentastellato, e poi poco altro. Inopportuni a suo avviso anche i riferimenti a Degasperi e Kessler, che fanno credere che il cambiamento inizi, però con la retromarcia. L’autonomia nessuno la mette in discussione, ha aggiunto, però sarebbe ora il momento di tornare a praticarla. Un’autonomia di cui è il caso di riappropriarsi perché diverse Giunte precedenti si sono spogliate di competenze statutarie, come la gestione del lavoro, la vigilanza sulle cooperative, la formazione professionale appaltata ai privati ecc. Quindi prima di andare a chiedere altre competenze, esercitiamo quelle che abbiamo. Mi auguro, cioè, che l’autonomia la sappiate rispettare perché fin qui è stata uno strumento per favorire questi o quelli e la questione Deloitte ne è un esempio lampante. Apprezzato il riferimento nella relazione di Fugatti al principato vescovile, da tempo dimenticato, vero fondamento della nostra autonomia. Sugli usi civici, che da tempo reclamano che vengano riconosciute le loro prerogative, mi aspetto un cambiamento, ha detto: mi aspetto che l’autonomia venga compiuta in senso stretto. Sulla Regione, Degasperi ha dichiarato che il Movimento sarà a fianco del Presidente nel sostenere l’ipotesi di riempimento dell’Ente di contenuti. Così come per l’Euregio, che attualmente boccheggia, ha detto “se saprete rianimarlo vi faremo i complimenti”. Il passaggio sulla scuola è poco chiaro, però dobbiamo cambiare il modello, ovvero tornare alla scuola di interazione sociale, una funzione che la scuola trentina ha perso, adeguandosi al modello della selezione su basi discutibili non fondate sul merito del sistema duale alla tedesca. Il sistema scolastico trentino, ha aggiunto facendo riferimento alla polemica sui crocefissi, è tutto fuorché laico: ci sono interi ambiti dove il diritto-dovere scolastico è appaltato a enti confessionali. Dunque è fuori luogo la paternale sulla laicità della scuola da parte del centrosinistra autonomista che ha riversato milioni di euro nelle casse di questi enti. L’impegno a rivedere il trilinguismo, se è autentico, lo appoggio, anche se nella relazione è l’obiettivo è poco chiaro. Sulla burocrazia occorre convinzione: non basta dire “dobbiamo provarci”, occorre farlo. Anche nel mondo della scuola occorre alleggerire, ovvero rinunciare a tenere occupati gli insegnanti con adempimenti inutili e puntare sulla qualità dell’impegno, piuttosto che sul conto delle ore. Per la formazione professionale Degasperi ha suggerito il modello virtuoso di San Michele criticando l’affidamento agli enti confessionali privati che si spartiscono una torta da 50 milioni di euro all’anno senza gare: un sistema quanto meno discutibile che certamente a qualcuno fa comodo, mentre nel tritacarne finiscono gli insegnanti. La nostra proposta è eliminare questi enti costituendo un’Agenzia che raggruppi la formazione professionale all’interno di un’unica cornice. Mi auguro, ha aggiunto, che adesso qualcuno metta mano a questo sistema. Per chiudere, Degasperi è ritornato sul sistema “duale” voluto dal centro sinistra che è tutto fuorché inclusivo, “una porcheria che deve sparire dal modello trentino”.

 

Olivi: non solo critiche, ma anche spunti per collaborare, a partire da un “patto per la montagna”

Il consigliere del PD, già assessore della Giunta Rossi, Alessandro Olivi, ha iniziato con quella che ha definito “una nota di apprezzamento” alla Giunta Fugatti, ovvero il riferimento alla calamità naturale che ha ferito il nostro paesaggio e colpito la vita e il lavoro della nostra comunità nei mesi scorsi. Un modo importante, quello di stare tra la gente e far sentire la vicinanza delle istituzioni, per cominciare la legislatura, un momento che unisce politica e istituzioni aldilà delle appartenenze, ha aggiunto. Questo è il Trentino migliore, che non è né della Lega, né del PD, ha proseguito: è un Trentino di tutti che va preservato privilegiando le istituzioni ai partiti non solo quando ci sono fatti traumatici, ma anche nella dialettica tra maggioranza e minoranza.

Venendo alla relazione, Olivi l’ha definita “timida”, una relazione “un po’ conservativa”, che lascia pensare che non ci si discosterà dalle promesse e dalle parole d’ordine del consenso. Esprimendo l’auspicio che l’assessore Borga possa al più presto cominciare a lavorare nella Giunta, Olivi non è entrato nella questione di attribuzione degli assessorati. Tuttavia ha definito “un passo indietro” avere diviso le competenze dell’economia: “ci avevamo messo tanto a costruire una strategia in cui lo sviluppo economico non rispondesse alla logica del grande-piccolo e questo passaggio appare giustificato da un’idea un po’ corporativa di ricerca del consenso”. Mi auguro quanto meno che il Presidente saprà fare una sintesi, ha suggerito, perché la promozione viene dopo l’impresa, dopo una politica di sviluppo che abbia una strategia, un’idea una direzione, mentre se confondiamo marketing e sviluppo facciamo purtroppo confusione.

Piace a Olivi quella parte della relazione in cui si dice che la cooperazione deve cercare di evolversi, ma al contempo non comprende perché la si tenga poi isolata, mentre ci sarebbe bisogno di una sinergia con altri settori, ciascuno rinunciando al proprio “vezzo di autoreferenzialità”. Dispiace l’assenza nella relazione di un minimo cenno alla presenza delle sperimentazioni importanti che in Trentino si stanno sviluppando, ovvero i poli tecnologici su cui si gioca il futuro della conoscenza. Sulle politiche sociali, appare chiara l’intenzione della Giunta di lavorare su giovani, famiglia, formazione: non c’è nulla da inventare, c’è però da non commettere l’errore di dividere. L’assegno unico di sostegno al reddito, dove l’elemento regolatore è la condizione economico patrimoniale della famiglia è un strumento con enormi potenzialità, ha detto: non torniamo ai contributi a pioggia, ha suggerito, ma piuttosto si abbia coraggio di contrastare la povertà coniugando politiche sociali e politiche del lavoro, secondo la logica dell’universalismo e delle pari opportunità, dando di più a chi ha meno, dunque. Bella l’immagine del Trentino che deve avere più personalità, nel significato di “autonomia”: Pur convinto dell’indissolubile rapporto tra Trento e Bolzano, Olivi ha ammesso che “non sempre abbiamo recitato quel sano antagonismo istituzionale che può far emergere il Trentino non come vagone di scorta dell’Alto Adige, ma come protagonista”. Una diversità che va dimostrata non solo verso Bolzano, ma anche nei confronti delle regioni che ci “accerchiano” e nei confronti del Governo statale. Forse questo ultimo percorso sarà più difficile da compiere, ha aggiunto scettico, pur avendo fiducia nell’esperienza di Fugatti e esortandolo a “pensare più al Trentino che a Salvini”.

“Non c’è da parte nostra nessuno investimento sul vostro fallimento”, ha proseguito Olivi, perché non vorremmo procedere sul piano inclinato verso cui sta procedendo l’Italia. Voglio sperare che la nostra autonomia permetta di andare controcorrente rispetto ad una narrazione che guarda alle elezioni europee piuttosto che agli interessi primari della nazione. Positivo nella relazione il riferimento al rafforzamento di competenze e prerogative della Regione, così come il passaggio sulla montagna: la città omologa, appiattisce e spesso distrugge le reti e i vincoli di comunità, mentre la montagna può essere un habitat virtuoso, ha osservato. Affinché questo avvenga serve però una politica sistemica, fatta di servizi, sviluppo economico e lavoro, evitando la rincorsa all’ultimo miglio e scrivendo assieme un “patto per la montagna”. Non è piaciuto per nulla invece, il passaggio sullo sviluppo economico.

Ha ragione il presidente Fugatti ad insistere sulle piccole e medie imprese, mentre appare a suo avviso sottovalutata la manifattura. Il lavoro è stato menzionato troppo poco, voglio pensare che sia stata la fretta: non esiste un modello di crescita che prescinda dalle questioni dell’occupazione. Il dialogo sociale va coltivato nella progettazione delle politiche pubbliche e in questo senso il Trentino è stato in questi anni un avamposto, un terreno di sperimentazione ed innovazione dal quale occorre partire, perché il lavoro non può essere una semplice conseguenza dell’impresa. Serve una riforma dei centri per l’impiego che non significa svilirli, ma attribuire funzioni più specializzate, coinvolgendo l’Università e stimolandola nella costruzione di un sistema “duale”. Per coloro che “non ce la fanno” occorre riformare virtuosamente i lavori socialmente utili. In conclusione, se la scelta di Fugatti è quella del “non tutto e subito”, mi trovo d’accordo, ha detto Olivi: non siate troppo ansiosi di inseguire il consenso, abbiate l’umiltà di interpretarlo con responsabilità nell’ascolto fecondo anche di chi non la pensa come voi perché il Trentino viene pirma di ogni sondaggio”.

 

Rossi: si rifugga la campagna elettorale permanente, per il bene del Trentino

Ugo Rossi (Patt) già Presidente della Giunta, ha annunciato un clima produttivo da parte sua e del gruppo, pur in una rigorosa opposizione, con l’auspicio di potersi confrontare e collaborare sui temi che verranno posti in questa legislatura. La parola d’ordine della campagna elettorale, non solo di quella trentina, ma di quella nazionale, è stata il “cambiamento” e forse, ha argomentato Rossi, questo è il primo cambiamento, nel senso che chi governa è chiamato non a fare scelte, ma a mantenere una campagna elettorale permanente. In questo senso l’auspicio è che la Giunta Fugatti non segua le orme del Governo nazionale, “per il bene del Trentino”, anche se le prime avvisaglie vanno in quella direzione. La relazione non poteva essere esaustiva, però qui il cambiamento è la totale assenza di temi. La prima carenza risiede nella concezione della nostra autonomia speciale che si richiama a vari aspetti e valori fondanti che tutti condividono però la storia dell’autonomia è un rapporto di collaborazione e conflitto continuo con il Governo statale al quale non si accenna minimamente. Non vorrei che si eviti di parlarne perché si pensa di avere a che fare con un ”governo amico”. I grandi carnivori sono spariti dai monitor, mentre se vogliamo essere conseguenti con la campagna elettorale e in linea con il governo del cambiamento qualcosa occorre dire. Non parliamo poi dell’assenza del tema dello Statuto, dei rapporti con l’Europa se non nella tutela dei nostri interessi, mentre appare davvero poco chiaro a quale Europa ci si voglia rivolgere. E sul turismo c’è davvero poco o niente, così come spiace che nella relazione ci sia la parola coesione sociale riferita solo al tema del punto nascite di Cavalese. Non ho letto nulla di come occuparsi di invecchiamento della popolazione, di sanità integrativa, di quelli che, nella corsa continua, restano inevitabilmente indietro. Alcune cose positive, tuttavia ci sono, in particolare due impegni sui quali siamo disponibili a lavorare con entusiasmo mettendo a disposizione la nostra esperienza: come coniugare scuola e lavoro e il tema della famiglia, di cui ho apprezzato l’apertura alle riforme e la corresponsione di un assegno anche oltre la nascita del figlio sulla falsariga di quanto già avviene in Francia. Noi saremo al suo fianco se si garantirà un’azione convinta e forte di apertura all’esterno e di maggiore responsabilizzazione delle persone in un’ottica di valorizzazione di chi sa fare le cose bene, ha aggiunto. Altro capitolo dolente quello delle infrastrutture: tutto deve stare dentro una logica, ha osservato. Su Valdastico e Valsugana la soluzione Fugatti è un passo indietro: un buco nelle montagne che farà il favore alle merci venete e una quattro corsie in Valsugana che farà aumentare il traffico. Su questo c’è la massima disponibilità a lavorare ad una soluzione positiva, ha detto. Sulla scuola un auspicio: che quanto fatto in termini di cambiamento culturale con il trilinguismo, non sia vanificato e si traduca in un arretramento. I nostri ragazzi hanno un deficit linguistico impressionante rispetto al resto d’Europa, quindi non fate l’errore di tornare al punto di partenza. 

 

Paolo Ghezzi (Futura 2018).

Giusto è stato riunire l’esecutivo anzitutto a Dimaro. Gli eventi naturali estremi saranno sempre più un problema, ma voglio dire che lei presidente Fugatti nel suo discorso non ha però dato spazio adeguato alle questioni dell’equilibrio e della tutela ambientali. Lei parla invece di nuove strade, cita Kessler fuori contesto sulla Valdastico, propone una professione di fede su questa nuova autostrada (che piace ai veneti).

Carente è per contro tutto il capitolo del suo discorso sull’economia: non c’è analisi di sistema, non si parla nemmeno di politiche fiscali e del lavoro. Manca il riferimento a un grande piano per le giovani generazioni, non c’è lo sviluppo sostenibile al centro dei ragionamenti, non si parla di recupero dei grandi siti industriali abbandonati. Patti intergenerazionali, job sharing, politiche innovative per la pubblica amministrazione: assenti. Sanità: nel suo discorso non c’è la strategia per la gestione complessiva della rete ospedaliera periferica. Scuola: la presunta nazionalità trentina è esaltata, mentre l’autonomia scolastica non lo è affatto. Temo una scuola sulla difensiva, ripiegata su se stessa. E la sovrintendenza amministrativa andrebbe separata secondo me da quella didattica. Struttura culturale e musei: non ci sono riferimenti utili. La sua preoccupazione è difendere la famiglia: benissimo, ma lei la intende con un’accezione ristretta e conservatrice; vedo anche una strumentalizzazione della fede religiosa, che ha già disturbato non pochi fedeli. Verso gli stranieri noto un atteggiamento antibiblico e antievangelico e per contro un uso spregiudicato dei crocefissi. Il sistema di inclusione degli stranieri in Trentino funziona meglio che nel resto d’Italia, spero non lo smantelli. Bene la volontà di tenere a Trento la sede di A22, mentre la scelta di investire tutto sul trasporto su gomma ci preoccupa. Lei auspica una Regione più forte, ma tutti sappiamo che la Svp persegue l’obiettivo opposto. Altri aggettivi per il discorso presidenziale: nebuloso, nostalgico, restauratore, neoclericale, vago, bellicosamente conservatore. Valdastico e presepi.

 

Mara Dalzocchio (Lega).

C’è nel discorso del presidente Fugatti una cesura positiva con il ventennio del Trentino a guida del centrosinistra. Il Trentino esce da un periodo di stagnazione, in cui siamo rimasti indietro - per carenza di visione - rispetto alle regioni a nord e a sud. Ci sono le storture del “dellaismo” da correggere, che sotto la Presidenza Rossi si sono accentuate. Troviamo molto positivo che si preveda di investire sulla prevenzione nei confronti dei disastri naturali, a partire dal drenaggio dei corsi d’acqua. In ottobre c’è stato un immenso danno al patrimonio boschivo, dovremo rimboschire i pendii devastati dal vento e trovare soluzioni per valorizzare e monetizzare il legname schiantato, che può ad esempio essere validamente impiegato per la produzione di pannelli Xlam. Sarebbe interessante realizzare dietro il palazzo della Provincia un nuovo edificio capace di eliminare le attuali affittanze della Pat e diventare simbolo di cosa fa il Trentino nel campo dell’edilizia sostenibile.

Difendo l’idea che una nuova infrastrutturazione (assieme alla sburocratizzazione) sia decisiva per il rilancio della nostra economia e delle nostre aziende. Giusto iniziare dall’asse dell’A22: occorre far correre il traffico in modo fluido, anche per ridurre la produzione di smog. Abbassare i tempi di percorrenza a beneficio del turismo. La nuova linea ferroviaria del Brennero non basterà, potrà assorbire al massimo la metà del traffico merci totale. La Vallagarina: territorio trascurato, Rovereto è priva di tangenziale urbana. Avanti con il progetto del tunnel sotto il colle di Tenna. Bene il completamento della Valdastico con uscita a Marco, soluzione migliore del pastrocchio ideologico coltivato fin qui dal centrosinistra. Con l’Autostrada Brescia-Padova si potrebbe poi programmare la variante alla strada statale di Loppio e nel frattempo cambiare il progetto del tunnel di Nago, introducendo la doppia canna ed evitando i rischi legati al progetto attuale. Penso a un nuovo collegamento viario tra la valle del Chiese e l’Alto Garda. Penso alla elettrificazione della linea ferroviaria della Valsugana, con cadenzamento orario delle corse.

La linea ferroviaria Primolano-Feltre sarebbe, ancora, un altro tassello prezioso per l’anello delle Dolomiti, pensando a esempi come quello del Bernina. Ottima scelta quella di nominare Failoni assessorer al turismo: darà una sferzata a un settore da tempo troppo fermo sugli allori del passato. Prevediamo una grande fase di trasformazione della macchina pubblica, che deve affiancare e non ostacolare chi rischia ed intraprende. Auspichiamo una trattativa con Roma per avere la gestione delle riscossioni fiscali. E’ indispensabile poi valorizzare il mondo della scuola e l’assessore Bisesti intende farlo: rafforziamo le scuole professionali e tecniche, coltiviamo le nuove professionalità, aiutiamo i giovani ad aprirsi una strada nel mondo del lavoro.

La Regione: anch’io credo si debba invertire la tendenza e che all’ente vadano attribuite nuove competenze, ad esempio in tema di energia. Ottimo l’avvio di politiche di dialogo e interazione con il Veneto e il Nord est. Bene l’idea che arriva dal Friuli di ricalibrare i collegi elettorali per l’Unione europea, in modo da dare più rappresentatività ai territori speciali.

 

Roberto Paccher (Lega).

Grazie presidente Fugatti per come è stato sul territorio in occasione del recente disastro ambientale. Richiamo al grande problema viabilistico della Valsugana e ai suoi 40 mila veicoli giornalieri: servono le quattro corsie, la s.s. 47 è statisticamente tra le più pericolose d’Italia. Bene anche la Valdastico, bisogna adeguare le infrastrutture ai flussi attuali del traffico. Un rimprovero a Zeni per i tempi di ricevimento che lo contraddistinguevano, lontanissimi da quelli ad esempio che furono di Durnwalder.

 

Michele Dallapiccola (Patt).

Dalle doverose peregrinazioni sul territorio a causa dell’emergenza ambientale, presidente Fugatti, ora bisognerà però passare all’azione amministrativa, che si fa stando fermi e riflettendo, magari in brain storming. Una priorità è impegnarsi per lasciare in futuro ai trentini un territorio migliore di quello che abbiamo trovato. Il nuovo assessore al turismo mi sembra però prospettare un turismo stile anni Ottanta-Novanta: le nuove infrastrutturazioni promesse mi preoccupano, perché significano consumo e modifica del territorio, che è la risorsa dell’agricoltura, della zootecnia e in fin dei conti anche del turismo. Spero che saprete tutelare la biodiversità. Ci avete afflitto per anni con il mantra contro orsi e lupi e sono lieto che ora abbiate abbassato i toni e l’attenzione: è normale, quando si siede sui banchi del governo, allora la percezione dei temi cambia. Al risveglio degli animali dal letargo invernale, avrete comunque modo di affrontare con responsabilità diretta le urla dei contadini interessati alle aggressioni dei plantigradi o dei carnivori. Io sono del tutto a favore delle politiche protezionistiche, ma con pragmatismo ritengo che quando orso e lupo diventano pericolosi, il loro prelievo sia necessario e saggio. Stigmatizzo infine il modo in cui sono state ripartite le competenze di Giunta e in particolare la divisione di turismo e agricoltura, che ad esempio sono abbinate a livello nazionale in capo al ministro Centinaio. Un assessorato alla sostenibilità sarebbe stata un’ottima idea.