Giuliano Muzio non è più il segretario del Pd trentino: ieri ha rassegnato le dimissioni, con una lettera inviata all’assemblea provinciale e al presidente nazionale dem. «Dimissioni irrevocabili» ha precisato Muzio. «Non ci sono più le condizioni per proseguire» ha messo in chiaro.M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 27 novembre 2018
Questa volta le dimissioni sono «assolutamente irrevocabili». E per non lasciare adito a dubbi, Giuliano Muzio le ha messe per iscritto, in una lettera inviata ai membri dell’assemblea provinciale, ai componenti della commissione di garanzia e «per conoscenza» al presidente nazionale del Pd.
Da ieri, dunque, Muzio non è più segretario dei democratici trentini: l’assenza di quasi due terzi dell’assemblea, nella riunione convocata venerdì scorso, ha di fatto reso definitiva una decisione che Muzio aveva maturato già da tempo. Ma che poi aveva «congelato» spinto da quella stessa assemblea che la scorsa settimana lo ha lasciato solo.
«Avevo dato la mia disponibilità — ricorda Muzio — ad accompagnare il partito verso una “stagione” congressuale, che a mio avviso era indispensabile a ripartire ed era anche doverosa nella “fisiologia” politica normale, per la quale la classe dirigente di un partito all’indomani di una sconfitta si mette in discussione, consegnando nelle mani degli iscritti e degli elettori il proprio mandato. La mia disponibilità era dettata dalla volontà di preservare la struttura da rischi di collasso e di sfaldamento e poggiava sul mio senso di responsabilità e non certo sulla volontà di affermare una visione politica. Anzi, nel formulare questa proposta all’assemblea avevo esplicitamente dichiarato di non volermi ricandidare nella prossima tornata congressuale».
Ma alla sua disponibilità, prosegue l’ormai ex segretario, «non è corrisposta altrettanta disponibilità da parte dell’assemblea a venirmi incontro». Tanto che «già nell’incontro del 5 novembre erano prevalsi una serie di distinguo sull’opportunità di andare ad aprire la stagione congressuale». Osservazioni queste, ammette Muzio, «delle quali ho preso atto, cercando di opporre i miei ragionamenti. In particolare riconosco come fondate le obiezioni di chi teme che la contemporanea celebrazione del congresso nazionale e di quello provinciale potrebbe offuscare le questioni locali. Tuttavia, credo che l’urgenza di ridefinirci debba prevalere su ogni altra considerazione».
E siamo al «fattaccio», ossia all’assemblea di venerdì scorso disertata praticamente in massa. «Ritengo — osserva Muzio — abbia poca importanza pratica indagare se le ragioni delle assenze fossero o meno accettabili, anche se sicuramente non può essere un caso che manchi così tanta gente a un appuntamento importante».
Di qui la decisione di dimettersi: «Non ci sono più le condizioni — conclude Muzio — per proseguire».
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