Questa volta è lui a porre le domande. «Ho molti interrogativi che attendono risposta» osserva il sindaco Alessandro Andreatta. Che all’indomani della decisione della Provincia di pubblicare un bando per istituire un servizio di vigilanza davanti alla chiesa di Santa Maria Maggiore (Corriere del Trentino di ieri) non trattiene un pizzico di irritazione.
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 25 novembre 2018
«E di preoccupazione» aggiunge subito il primo cittadino. «La chiesa non è una banca» dice Andreatta, pronto ad affrontare la questione di piazza Santa Maria con il governatore Fugatti in un incontro che sarà fissato nei prossimi giorni. Non solo: sul tavolo finirà anche il nodo dei migranti. «Il Trentino — osserva il primo cittadino — è in grado di accogliere 40 persone».
Sindaco Andreatta, da un lato la decisione sui pachistani ospitati alla residenza Fersina, dall’altro le guardie private davanti alla chiesa di Santa Maria Maggiore. In questi giorni Piazza Dante è intervenuta in più questioni che riguardano la città. Cosa ne pensa?
«Credo sarebbe stato opportuno condividere la decisione di Santa Maria con il sindaco della città. Considerando, soprattutto, che si sta parlando di una zona sulla quale si è già sviluppato un ampio dibattito. Di più».
Prego.
«Mercoledì, nell’ultima riunione del comitato per la sicurezza, abbiamo parlato per un’ora e mezza di piazza Dante, piazza Santa Maria, di migranti. E Fugatti non ha minimamente accennato alle decisioni che avrebbe preso di lì a poco. Noi non sapevamo nulla, quindi. E da come ho visto, nemmeno il parroco di Santa Maria».
Insomma, il governatore non ha detto nulla.
«Per questo faccio un richiamo al metodo: ci si deve confrontare, portare ragioni e trovare insieme delle soluzioni. A Fugatti però ho molte domande da porre».
Quali?
«Perché le guardie private davanti a Santa Maria e non in San Lorenzo, o davanti alla Cattedrale sul lato di piazza d’Arogno? O, ancora, davanti alla chiesa di San Pietro? Si tratta di un intervento singolo o fa parte di un disegno più ampio? Tra l’altro, lo spazio pubblico è controllato dal questore che ne porta le responsabilità. E lo stesso questore, non più tardi di mercoledì, ha indicato interventi fatti e programmati, senza che Fugatti accennasse nulla. C’è poi un altro aspetto: i fedeli non pensano di dover essere scortati in chiesa. E ne conosco tanti che vanno a messa lì. La chiesa non è una banca. Soprattutto quella chiesa: cosa direbbero i padri del Concilio di Trento o Chiara Lubich, che lì è stata battezzata, se sapessero di questo provvedimento? Non credo sarebbero contenti. E questo si lega alla questione dei migranti».
In che modo?
«Vedo fervore per tutelare il momento liturgico, senza considerare che la chiesa agisce anche in strada, a scuola, nel dibattito culturale. E poi vedo una sensibilità molto minore di fronte a questi migranti. Il nostro Trentino è in grado di accogliere 40 persona, tra l’altro in attesa di risposte sul loro riconoscimento. È una questione di leggi ma anche di dignità umana. Va detto anche che il presidente della Provincia non ha il potere di mandare i migranti in altre Regioni: forse Fugatti ha cercato un aiuto da Roma. Ne parlerò nei prossimi giorni con il governatore, che incontrerò a breve».
Nel frattempo il sindaco di Bologna Merola in un video lancia un appello ai sindaci per «reagire a un Paese alla deriva». Condivide?
«Colgo in particolare il richiamo legato all’Europa. Noi in Trentino abbiamo avuto Alcide Degasperi, uno dei fondatori dell’Europa, che ha creduto nell’autonomia dei territori. Credo quindi che potrebbe essere positivo un richiamo ai territori, perché possano ripensare l’istituzione europea con gli occhi dei sindaci, dal basso. Accolgo anche l’appello a farsi sentire di fronte al governo. Ricordo che l’Anci si è già rifiutata di sedersi ai tavoli istituzionali per la questione del bando delle periferie. Si potrebbe fare anche per altre partite o con una modalità più organica».