La maggioranza non riesce ad eleggere il proprio candidato alla presidenza del Consiglio provinciale

Doppia fumata numata nera stamane in aula per l'elezione del nuovo presidente del Consiglio provinciale, adempimento iniziale necessario per avviare la sedicesima legislatura.
www.consiglio.provincia.tn.it, 20 novembre 2018

 

Prima alle 11.05 e poi alle 12.13 la presidente provvisoria dell'aula, appena terminati i conteggi dei voti espressi a scrutinio segreto dai soli esponenti della maggioranza, che aveva proposto alla guida dell’aula Walter Kaswalder (Autonomisti Popolari), Lucia Coppola (Futura), unica esponente delle minoranze rimasta nell’emiciclo in quanto presidente provvisoria – poco prima erano infatti usciti per non partecipare al voto tutti i suoi 13 colleghi di opposizione, contrari al metodo adottato dalla Lega e dai suoi alleati nella scelta unilaterale del candidato – ha comunicato che alla luce del regolamento del Consiglio, i 22 che avevano appena inserito la scheda nell’urna della cabina al centro dell’aula, non garantivano, in termini di presenze in aula e non di voti, il numero legale per considerare valida la consultazione. In 13 infatti avevano fatto mancare sia la presenza in aula al momento del voto. Dopo  questo primo tentativo di elezione Coppola ha sospeso la seduta per un’ora e invitato i consiglieri a riunirsi nel frattempo per cercare un accordo..  Fallito però poco più di un'ora dopo anche il secondo tentativo di eleggere il candidato presidente proposto dalla maggioranza, Coppola ha chiuso la seduta preannunciandone la riconvocazione in aula martedì 27 novembre , questa volta per l'intera giornata, per riprendere le votazioni e arrivare ad esprimere il nome del consigliere che dovrà guidare l'assemblea legislativa.

 

Coppola presidente provvisoria.

Stamane, poco dopo le 10.00, con gli spalti affollati dell’emiciclo del Palazzo della Regione, per la prima seduta del Consiglio provinciale convocata in aula dal neo-presidente della Giunta Maurizio Fugatti, si sono conclusi solo i “riti” preliminari di di insediamento dell’assemblea legislativa uscita ampiamente rinnovata dalle elezioni del 21 ottobre scorso. Dopo aver preso posto negli scranni assegnati ai consiglieri e agli assessori prescelti governatore, Lucia Coppola ha assunto come da regolamento, in quanto persona più anziana, la presidenza provvisoria dell’aula. Prendendo per prima la parola, Coppola si è detta onorata del ruolo a lei sia pur provvisoriamente affidato e ha augurato a tutti un proficuo lavoro in questa XVI legislatura, con l’auspicio – ha concluso- che “ciascuno possa trovare nella casa comune del Consiglio provinciale il luogo della buona politica e delle buone pratiche, dove lavorare per il bene comune. Ad affiancare Coppola nei banchi della presidenza come segretari questori, sono poi stati chiamati i due consiglieri più giovani, Mirko Bisesti e Luca Guglielmi, che ha provveduto a fare l’appello. Tutti i consiglieri eletti sono risultati presenti in aula.

Ciascuno ha poi giurato a voce alta fedeltà alla Costituzione e si è passati al punto più importante della giornata: l’elezione del nuovo presidente del Consiglio provinciale. Dai banchi delle minoranze, il primo ad intervenire è stato Alex Marini (5 stelle), secondo il quale per regolamento Mirko Bisesti, in quanto assessore, non avrebbe dovuto assumere il ruolo di segretario questore nell’ufficio di presidenza. Coppola ha spiegato che questa norma del regolamento si applica solo nelle riunioni ordinarie, mentre la seduta di oggi è straordinaria. Quindi Bisesti è autorizzato ad assumere provvisoriamente questo ruolo.

 

I primi interventi "politici".

Per la Lega è stata poi Mara Dalzocchio a proporre la candidatura di Walter Kaswalder (Autonomisti popolari) alla presidenza del Consiglio provinciale . E a seguire si sono espressi a sostegno di questa proposta i tre esponenti dei gruppi alleati della Lega: Rodolfo Borga di Civica Trentina, Giorgio Leonardi (Forza Italia) e Claudio Cia (Agire per il Trentino). Contro il metodo adottato in modo unilaterale dalla maggioranza per presentare la candidatura di Kaswalder si è invece pronunciato Giorgio Tonini del Partito Democratico. Nulla da eccepire sulla persona, ha chiarito, ma visto che dalle urne il 21 ottobre è uscita una maggioranza relativa e non assoluta, ha suggerito al nuovo governo provinciale legittimamente insediatosi di “coltivare il senso del limite” nell'occupazione delle cariche istituzionali, concordando con le minoranze la presidenza dell’aula. “Il nostro parlamento – ha argomentato – è il bene comune sia dei consiglieri di maggioranza sia di quelli di opposizione”. Sarebbe stato quindi più opportuno, ha proseguito Tonini, che la maggioranza avesse cercato di condividere con le minoranze il nome del candidato presidente”. La decisione di proporre invece una “candidatura secca” pur garantendo alle minoranze la maggioranza per spartirsi le cariche nell’ufficio di presidenza è a suo avviso “insufficiente”. Per questo le minoranze – ha concluso Tonini – chiedono un supplemento di riflessione. E ha preannunciato la scelta di non partecipare al voto per l’elezione del presidente dell’aula. La stessa posizione è stata espressa da Filippo Degasperi (5 stelle) e da Ugo Rossi (Patt). Entrambi hanno ricordato di aver partecipato ad una riunione preliminare con il presidente della Provincia Fugatti per cercare un accordo su questo punto. Lo stesso Fugatti ha allora tenuto a precisare che da sempre in Trentino, per un’intesa politica diventato prassi nei rapporti tra gli schieramenti, l’ufficio di presidenza, formato da cinque componenti, vede la presenza di tre consiglieri di minoranza, ad uno dei quali è assegnata la vicepresidenza, e due di maggioranza. E ha aggiunto di non aver posto alcuna pregiudiziale circa la scelta, lasciata alle minoranze, del vicepresidente, ferma restando però la candidatura di Kaswalder alla testa dell’aula.

Per Futura Paolo Ghezzi si è associato a Tonini. “Per quanto prassi sia prassi – ha osservato replicando al presidente Fugatti – oggi la politica è ogni giorno una cosa nuova”. Inoltre, ha aggiunto, in passato stati esponenti di minoranza che hanno guidato con riconosciuta correttezza i lavori dell’aula. E ha concluso: “un controbilanciamento dei poteri fa bene non solo alla democrazia ma anche all’autonomia”.

Subito dopo, appena iniziate le operazioni per l’elezione a scrutinio segreto del presidente del Consiglio con l’utilizzo dell’apposita cabina installata al centro dell’emiciclo, tutti consiglieri di minoranza, ad eccezione della presidente provvisoria Lucia Coppola perché tenuta a presiedere sia provvisoriamente l’aula, sono usciti per non partecipare al voto.

 

La seconda fumata nera.

Alle 12.13 la prima seduta del Consiglio della sedicesima legislatura è ripresa, dopo la sospensione di un’ora, ma anche questa volta la votazione del Presidente del Consiglio a scrutinio segreto è andata buca. Tutti i 13 consiglieri di minoranza, all’inizio del voto, sono, per la seconda volta, usciti dall’aula facendo mancare il quorum di 24 consiglieri presenti in Aula necessario per la votazione del Presidente. I 21 consiglieri della maggioranza e la presidente provvisoria, Lucia Coppola (pur appartenendo alla minoranza, obbligata dal suo ruolo a rimanere in Aula), hanno votato ma inutilmente. Alla fine delle operazioni di voto la presidente ha dichiarato che la votazione era invalidata per la mancanza del quorum dei 24 presenti e ha rinviato il Consiglio a martedì 27 novembre a partire dalla 10 alle 13 e dalle 15 alle 18,30.