Una piccola ma significativa rivoluzione, forse fermata sul nascere. Nel testo della manovra di bilancio 2019, al momento non c’è traccia del rinnovo del congedo obbligatorio per i neo papà, introdotto nel 2013 con la riforma del lavoro firma Fornero.C. Marsilli, "Corriere del Trentino", 20 novembre 2018
Una possibilità di accudimento del neonato che si muoveva in direzione di un modello di famiglia e genitorialità sempre più compartecipativo, della quale anche in Trentino moltissimi avevano deciso di approfittare. A rimarcare la mancata proroga è stato lo stesso presidente dell’Inps nazionale e responsabile scientifico del Festival dell’Economia, Tito Boeri, che ha accusato la manovra di lanciare «segnali di maschilismo» decidendo di non rifinanziare «uno strumento molto importante per promuovere un’uguaglianza di opportunità».
I dati dell’Inps regionale relativi ai dipendenti privati parlano chiaro: nel 2016 sono stati 2.827 i papà in tutto il Trentino Alto Adige che hanno beneficiato dei quattro giorni obbligatori pagati al 100% dall’ente, dei quali il 49% dal Trentino e il 51% dall’Alto Adige.
Trend analogo anche per il congedo parentale facoltativo: in regione sono state segnalate 224 richieste e, come per quello obbligatorio, la ripartizione tra le due province è sostanzialmente del 50%. Il permesso facoltativo consta di dieci mesi a disposizione che possono essere richiesti in alternativa dal padre o dalla madre, ma a livello nazionale, come anche sul piano locale, permane comunque l’inclinazione a che siano le donne a usufruirne. I dati si inseriscono in un panorama nazionale complessivamente positivo, che negli ultimi anni ha visto in crescita sia il numero di giorni di congedo obbligatorio sia i papà che ne approfittano.
I numeri certificati dall’Inps evidenziano in tutta Italia l’aumento dei neo papà che si assentano dal lavoro, passati dai 50.474 del 2013 (anno di introduzione del congedo obbligatorio di paternità) ai 107.369 del 2017, con una crescita del 113%. Il dato riguarda tuttavia poco più della metà dei neo padri, perché anche se esplicitato come congedo «obbligatorio», di fatto non esiste alcuna sanzione per chi si sottrae all’accudimento del neonato. Introdotto in forma di sperimentazione nella legge 92 del 2012, il congedo obbligatorio per i neo papà prevedeva fino al 2015 un giorno obbligatorio a cui si aggiungevano due facoltativi da concordare con la madre, di cui usufruire entro il quinto mese di vita del figlio. La misura era stata confermata e anzi rafforzata nel corso degli anni, portandola nel 2016 e 2017 a due giorni obbligatori e due facoltativi, fino ad arrivare nel 2018 a un totale di ben cinque giorni, dei quali quattro obbligatori e uno facoltativo. Passi in avanti nella corsa alla parità genitoriale tra uomo e donna in Italia, ma che vedono il nostro paese ancora molto lontano dalla media europea di ben 6,2 settimane secondo l’Ocse.
Basta superare il Brennero perché i 5 giorni retribuiti al 100% a disposizione dei papà italiani si debbano confrontare con le 8 settimane all’80% offerte ai colleghi austriaci o con le 9 retribuite al 65% dei papà di Berlino. Non va meglio allargando lo sguardo al resto d’Europa: se in Spagna ad essere retribuite al 100% sono 2 settimane, i papà francesi possono stare a casa con i loro bambini ben 28 settimane (retribuite in media al 20%). Dominano la classifica, come spesso accade in questi casi, i paesi nordici: in Svezia si superano le 14 settimane retribuite al 76 per cento.
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